martedì 31 ottobre 2017

Il mondo com'è (322)

astolfo

Ebraismo - Israele viene “utilizzata” come potente intermediario presso Washington, anche da paesi ostili da lunga data, oggi la Siria e la Russia, presso gli interessi finanziari, editoriali e politici della comunità ebraica americana, sul presupposto che ci sia una tale comunità di interessi, unita, e che essa abbia grande, se non determinante, influenza sul governo federale Usa. In un sorta di nemesi dei “Protocolli di Sion”, il complotto ebraico mondiale vangelo dell’antisemitismo, che ad esso si alimenta da un secolo e mezzo: che i “Protocolli” portino al riconoscimento della ragione d’essere, ed alla ricerca dell’amicizia, di Israele.
L’idea stessa di Israele è nata, proposta il 2 novembre 1917 dal governo britannico (la Dichiarazione Balfour, da Lord Balfour, il capo all’epoca del Foreign Offce, che ora i Palestinesi chiedono a Londra di rimangiarsi, in occasione del centenario del documento) sul presupposto che la comunità ebraica americana avesse poteri di convincimento e pressione sul governo di Washington, per far partecipare gli Stati Uniti fattivamente alla guerra. La decisione, presa dal gabinetto britannico il 31 ottobre,  prese la forma il 2 novembre di un lettera pubblica di Arthur Balfour a Lord Rothschild, del ramo inglese del casato di banchieri, in quanto rappresentante della comunità ebraica a Londra e del movimento sionista, che impegnava il governo britannico alla creazione di un “focolare ebraico” in Palestina. Questo in vista di una spartizione dell’impero ottomano, e come incentivo all’impegno degli ebrei americani per un intervento degli Usa in guerra accanto alle forze dell’Intesa. La guerra era stata dichiarata il 2 aprile dal Congresso, a seguito della generalizzazione, a partire da febbraio, della guerra sottomarina tedesca ai trasporti transatlantici, ma non c’era preparazione militare e il governo federale non ne faceva una priorità.
Più recentemente, perfino l’Iran khomeinista farà ricorso a Israele. Con l’adozione del piano israeliano Iran\Contra,, l’ingegnosa triangolazione per cui gli Hezbollah libanesi, longa manus di Teheran, rilasciavano sette ostaggi americani, in cambio di forniture militari americane all’Iran, allora in guerra contro l’Iraq, con lintesa che il ricavato della vendita segreta andava devoluto alla formazione e all’armamento degli oppositori, il “contra”, del socialisteggiante regime sandinista in Nicaragua. Teheran puntava su Israele anche per riallacciare i rapporti in qualche modo con gli Usa.

Sull’onda dell’accordo Iran\Contra, segreto ma non tanto, anche Saddam Hussein (Iraq) e Gheddafi (Libia) cercarono una mediazione israeliana con Washington, dove il presidente Reagan li teneva nella categoria degli “Stati del male” – e continuò a  tenerceli, con sanzioni e minacce, anche perché l’Iran\Contra era stato intanto scoperto e denunciato, e un grave scandalo si era creato.

Il “mondo ebraico”, anche quando non era raccolto attorno al sionismo, e poi a Israele, è stato a lungo corteggiato da infiniti potentati e governi, anche arabi, come chiave di accesso alla superpotenza che decideva i destini del Medio Oriente: prima la Francia e la Gran Bretagna poi, dopo la guerra di Suez, gli Stati Uniti. Per prime, documenta Daniel Pipes, lo storico del Medio Oriente, in “Conspiracy”, il saggio sul complottismo o “sindrome paranoide” in politica, sono state la Gran Bretagna e la Germania a corteggiare il notabilato ebraico e l’incipiente sionismo come chiave d’accesso a Washington, perché entrasse, o non entrasse, in guerra, nella Grande Guerra. Lloyd George, prossimo premier, nel 1915 si disse favorevole, non sollecitato, a uno Stato sionista in Palestina. Pochi mesi dopo, l’11 marzo 1916, un documento del Foreign Office disse un settlement sionista in Palestina un utile strumento per mobilitare favorevolmente “le forze ebraiche in America e all’Est”, in Russia. Il 18 marzo Mark Sykes, il direttore generale di Balfour, futuro definitore della geografia politica mediorientale con la fine dell’impero ottomano (accordi Sykes-Picot), proclamò in un documento interno, a uso delle ambasciate, “i sionisti la chiave della situazione”: “Se i sionisti riterranno la proposta sufficientemente buona ci vorranno vittoriosi. – e se ci vorranno vittoriosi faranno del loro meglio, il che significa che vorranno: (A) calmare le loro attività in Russia, (B) pessimizzare in Germania, (C) stimolare in Francia Inghilterra & Italia, (D) entusiasmare negli Usa”. Un documento non lusinghiero, col sottinteso che gli ebrei sono una lobby, se non la potenza del mondo, ma significativo. 
Il Foreign Office era all’opera da tempo , già dal 1915, per allargare la sfera dei possibili alleati contro le potenze centrali. Tra gli arabi, per minare l’impero ottomano, e tra gli ebrei, con riguardo agli Stati Uniti e alla Russia.
Dopo la guerra, re Feisal di Siria cercò l’appoggio dei sionisti per avere l’indipendenza senza protettorato dalla Francia. A questo scopo, dopo vari incontri segreti, firmò a gennaio del 1919 un accordo con Chaim Weizmann, il leader sionista. Ironicamente, nota Daniel Pipes, “che progressione: dapprima i Britannici fecero la Dichiarazione Balfour, credendo gli ebrei influenti negli Stati Uniti; un anno dopo, un re arabo fece un accordo con i sionisti in gran parte perché la Dichiarazione Balfour aveva manifestato il potere ebraico a Londra!”
Quasi vent’anni dopo, continua Pipes, siriani e libanesi ricorsero di nuovo a Weizmann e ad altri sionisti per ottenere l’indipendenza da Parigi, nel presupposto che condizionassero il presidente del consiglio francese dell’epoca, Léon Blum, ebreo e pro-sionista. .

Haiti La prima repubblica-Stato nero al mondo, il secondo indipendente nelle Americhe dopo gli Stati Uniti, è la “terra delle alte montagne”, il nome taino originario. Dalla prima comunità dell’isola, la Hispaniola di Colombo, poi Santo Domingo, una popolazione alleata degli spagnoli e poi da questi sterminata nel lavoro delle piantagioni. S.Domingo ora Repubblica Dominicana è il nome della metà orientale dell’isola, passata nel Seicento sotto il dominio francese, rimasta alla Francia dopo la secessione di Haiti, e riconosciuta indipendente a metà Ottocento.
L’indipendenza di Haiti fu dichiarata l’1 gennaio 1804, poco dopo la morte di Toussaint Louverture, che al comando di un esercito di schiavi ribelli dopo la Rivoluzione Francese aveva sconfitto le truppe napoleoniche comandate dal generale Leclerc, il cognato di Napoleone, marito di Paolina – un corpo di spedizione di 24 mila soldati addestrati. La Francia ne riconobbe l’indipendenza nel 1825 - gli Stati Uniti nel 1863.


Nel 1915 Haiti è stata occupata militarmente dagli Stati Uniti, fino al 1935. A motivo dell’influenza che vi aveva acquisito la Germania. Una nuova costituzione fu imposta, redatta dal futuro presidente Franklin Delano Roosevelt.

Presidenti Usa repubblicani Con l’eccezione  dei Bush, padre e figlio, i presidenti repubblicani
del dopoguerra hanno avuto sempre vita difficile nell’opinione pubblica, praticamente in stato d’assedio. Eisenhower figura presidente repubblicano, ma era in realtà candidato quasi bipartisan. Mentre Bush jr, anche lui inizialmente avversatissimo, fu presto “graziato” paradossalmente dall’11 settembre: la più grave sconfitta militare degli Usa disarmò i critici.
Nixon, sempre impopolare nei media, finì con le dimissioni, per evitare una sicura condanna penale, sotto forma di impeachment. Reagan fu contestatissimo nel primo mandato, gestito peraltro in forme avventurose.

Reagan – Morto nell’universale apprezzamento, aveva fatto un primo mandato presidenziale tempestoso, perfino più criticato di Trump. Confuso e avventuroso in politica estera: lo scandalo Iran\Contra, che lo portò ad armare segretamente il regime khomeinista di Teheran per finanziare segretamente col ricavato l’opposizione al regime sandinista in Nicaragua; i sospetti di un Irangate: che Reagan si fosse inteso con gli ayatollah nella campagna elettorale del 1979 per mettere in difficoltà il presidente Carter; la guerra contro Grenada, minuscola isola dei Caraibi; seguita nel secondo mandato, tre anni dopo, dall’inutile bombardamento di Tripoli; la missione di pace fallimentare in Libano – supportato dall’Italia di Spadolini; lo “scudo stellare”, un progetto di riarmo nucleare che avrebbe messo il mondo sotto una coltre di atomiche. E il ribaltamento in politica interna, con le liberalizzazioni selvagge. Che condussero a una serie di scioperi, specie nei servizi – lungo fu lo sciopero dei controllori di volo - col blocco della produzione. Ciononostante nel 1984, Reagan veniva rieletto con larghissima maggioranza.

astolfo@antiit.eu

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