Da
qualunque parte si tiri, la questione pensioni fa danni. Effetto della
impossibilità di progettare o programmare. Imprese obbligate a tenere
lavoratori improduttivi fino a 67 anni. In anni di ricambio vertiginoso di
metodologie e macchine. Nessun ricambio per almeno due o classi di età – il
problema dei giovani mai avviati al lavoro. Donne scoraggiate: non vale la
pena. Nessuna proposta serie nemmeno dagli esperti. Se non quella
ragionieristica di Boeri – mettere a posto i conti dell’Inps.
Le
pensioni, con ìl conributivo in vigore ormai da venti anni, si vanno a
dimezzare. Andrà bene, forse, per i conti dell’Inps. Che però non sono un
totem. Mentre va male e malissimo per la società italiana e per l’economia –
per la propensine alla spesa e per i consumi: Un onesto impiegato che avrà la
pensione, a 67 anni, di 1.100 euro lordi, 700 netti al mese, cerca di
risparmiarsi..
Il
tutto demandato a personaggi strani, al coperto della contabilità. A un Tito
Boeri che impazza nei media come un vangelo, e non sa investire i fondi enormi
che accumula, non si pone nemmeno il problema.
A ministri incompetenti: la successione al Lavoro o Welfare dopo Sacconi
è inquietante, a sinistra come a destra – è un ministero caro alla Lega.
La
Germania, La Germania ha stroncato le pensioni, ma le ha integrate con spese
sociali enormi: integrazioni al reddito, contributi salute, casa, perfino
consumi. Per esigenze da dimostrare naturalmente, e sotto controllo ferreo. Ma
una spesa sociale enorme.
La
Germania ha studiato la cosa. Ne ha capito gli effetti negativi. Ha un rimedio.
Che forse (sicuramente) è sbagliato: far dipendere la massa dei giovani e degli
anziani dalla carità pubblica, esercitata peraltro con durezza. Ma è una
soluzione.
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