Nascituri invece che
creature. Un plot semplice: il mondo dei cloni è a venire, ma le nascite? Il secondo episodio di “Blade Runner” è l’amore parentale – il
“mistero” e filiale. Qui vissuto dal cacciatore di replicanti Officer K. Il plot è semplice, è un’agnizione, il più vecchio forse degli artifici
narrativi, ma l’amore genitori-figli in questo millennio afono è sorprendente.
Un “Blade Runner” perciò romantico,
perfino sentimentale. Forse per questo, a correzione, virato spesso sul
“catastrofico”, tra lampi, scoppi, crolli, voli, sotto un boato continuo. I
dialoghi sarebbero bastati a tenere desta la tensione, affilati, “profondi”. Anche
il filo del racconto, dopo tanta insistenza sulla clonazione: ci sarà un
momento in cui vorremo, una donna vorrà, un figlio partorito, “nato” e non “creato”.
Una sorpresa finale è
prodroma di un terzo sequel: protagonista sarà una donna e capeggerà la
rivoluzione contro la “creature” artificiali.
Denis Villeneuve, Blade Runner - 2049
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