Amore – L’enciclica di papa
Francesco che ora si taccia di eresia, “Amoris Laetitia”, era stata delineata
da Graham Greene, più sentenzioso del solito, in “La fine dell’avventura”: “Le
parole dell’amore umano”, dell’amore a letto, “sono state usate dai santi per
descrivere la loro visione di Dio; e così, ritengo, noi possiamo usare le frasi
della preghiera, della meditazione, della contemplazione per spiegare
l’intensità dell’amore che proviamo per una donna. Anche noi cediamo memoria,
intelletto, intelligenza, e anche noi sperimentiamo la privazione, la noche sombra, e qualche volta, come compenso,
una specie di pace”. Sotto le specie della morte mistica: “L’atto stesso
dell’amore è stato descritto come una piccola morte, e qualche volta gli amanti
provano come una piccola pace”.
Bombardamenti – Sono materia inglese più
che tedesca. Vonnegut, tedesco d’America, ci ha provato ma è isolato. G. Grass
pure ci ha provato, ma sempre ambiguo. Se se ne parla in Germania è in chiave
di revisionismo storico, alla Nolte, non di esistenze narrative. Anche in Giappone,
malgrado le atomiche, sono tema raro. Sono invece il tessuto connettivo, non
revisionista né polemico, di molto Graham Greene, Waugh, Orwell.
Cattolico – Si puo’ esserlo in musica?
“È cattolico”, dice Pappano a Valerio Cappelli di Manfred Honeck, il maestro
austriaco, “nei gusti musicali si vede”. Nei tempi? Nelle scelte? Honeck ha una
discografia vasta.
Femminismo - . Femme
libre, femme morte, parola di Dumas figlio, che si voleva
“femministo”: la donna non è uguale, dice, né superiore o inferiore, all’uomo,
è un valore di un altro genere - mentre l’ermafroditismo è impotenza, maschile
e femminile. Il feministe sa pure che
“la donna non ti prende mai per te, non ti prende che per sé”.
Nella “piccola cappella di san Giovanni Battista”
nel Duomo di Genova “le donne non hanno il diritto di entrare che un giorno
l’anno”, nota Makr Twain nel “Viaggio degli innocenti”. La morte del santo essendo
stata ordinata da Erode, ma “per soddisfare un capriccio di Erodiade”.
Gadda – È stato artigliere in
guerra. Un’esperienza speciale: la guerra del 15-18 fu una guerra di
artiglierie. E di trincee: di artiglierie che si confrontavano in teatri di
guerra ristretti, in continuo contatto. Gli osservatori di artiglieria – gli
addetti a configurare il puntamento delle batterie a ogni tiro - lavoravano su
mappe circostanziate, minutamente segnate. C’era anche bisogno di un servizio
meteorologico preciso. E di un trasporto ferroviario articolato, fino alle
retrovie di ogni fronte, per il trasporto dei cannoni e dell’armamento. Nonché
di riserva inesauribili di muli, per gli spostamenti in montagna. Il diario di
guerra va letto su questo impegno costante, e la sua difficile infrastruttura.
Oltre che, naturalmente, per la vita carceraria di trincea.
Kipling – Nazista oltre che imperialista? Voleva i suoi libri adornati della
svastika. Ma la sua svastika è quella hindù, un simbolo di buona fortuna.
Quando diventò il simbolo nazista, ordinò di toglierla dalla sue copertine –
“The Kipling Journal”, però, l’house-organ
della Kipling Society, contnuò a uscire fino a dicembre 1935, poco prima della
morte dello scrittore, con un riquadro di svastike nere sula copertina rossa.
Ne disegnava il padre dello scrittore,
John Lockwood Kipling, che a lungo visse in India con la famiglia. Sui libri di
Kipling, però, la svastika compare indifferentemente con le punte a destra e a
sinistra, senza che mai si chiarisse qual’era la posizione beneaugurante e
quella sfavorevole – la aprola è in sanscrito “fortunato” o “benessere”.
Con la svastika Kipling usava spesso
come logo l’elefantino Ganesha. I cui
c’erano anche segni buoni (con la proboscide abbassata e arricciata) e cattivi
(il barrito).
È massone. È l’unico autore noto che ha
dei racconti “massonici”, come Mozart aveva le “musiche massoniche”: “I Janeites”
e “Nell’interesse dei fratelli” sono i più noti.
Negri – “A Venezia i negri sono
altrettanto ben rispettati che i bianchi”, attesta Mark Twain in crociera nel
Mediterraneo nel 1867 – una crociera di americani ricchi. Lo dice della guida,
che è un giovane americano figlio di schiavi, riparato nella ex Serenissima con
i genitori quando era bambino, Ora molto elegante (“veste meglio di ognuno di
noi, ed d è di una cortesia raffinata”) e colto.
Rilke - Con Rilke, dice Lou Salomé, “divenimmo sposi ancor prima di diventare
amici”: per la furia dei vergini?
Romanzo - “Le
menzogne mi avevano abbandonato”, dice il protagonista-romanziere di Grahem
Greene, “La fine dell’avventura”. “e mi
sentii solitario, come se fossero quelle i miei amici”. Una maniera diversa, e
a suo tempo (1951) innovativa, di fare stato del romanziere.
Self-publishing – Proust si scrisse soffietti
promozionali e pagò per la pubblicazione degli stessi, in forma di recensione,
firmata da amici.
Nel 1913 Proust, a 42 anni, autore di apprezzati
saggi letterari, su Ruskin, “Contro Sainte-Beuve”, e di pastiches letterari, collaboratore
del “Figaro”, pubblicava a sue spese da Grasset il primo romanzo della serie
della “Ricerca”, “La strada di Swann”. All’uscita si scrisse le autorecensioni,
e investì mille franchi, 3.500 euro, nella pubblicazione delle stesse, sul
“Figaro” a prezzo di favore (300 franchi) e sul “Journal des Débats” (660 franchi).
Sondò anche altri giornali per pubblicazioni analoghe, ma solo per il “Gil
Blas” si spinse a proporre un pagamento.
Entrambe le recensioni erano rifacimenti
di una scheda ditirambica redatta da Jacques Émile-Blanche, il pittore suo
compagno di deboscia. Su “Le Figaro” Proust disse il suo romanzo “un piccolo
capolavoro”, dalla scrittura “quasi tropo luminosa per l’occhio”. Protestando
dopo la pubblicazione perché il giornale aveva omesso un “eminente” –
“l’eminente Marcel Proust”. Si compara a Dickens, per dire che ha interamente
rinnovato l’arte del romanzo, il materiale e la maniera: “Quello che Proust
vede e sente e completamente originale…
Questo libro suggerisca quasi la quarta dimensione dei Cubisti”.
La vicenda è narrata dal “Guardian” del
28 settembre, che ha avuto accesso alle lettere di Proust al redattore di
Grasset che lo seguiva, Louis Brun. Proust scrisse le recensioni lui stesso, ma
le affido da far copiare a macchina a Brun, “in modo che non ci sia traccia
della mia grafia”.
Benché editasse “La strada di Swann” a
sue spese, Proust volle cinque copie in edizione speciale su carta detta
“tessuto giapponese, o “washi”, molto costosa. Una delle quale regalò a Brun,
come ringraziamento per l’operaione pubblicità.
Proust, che vantava una vita di
dissipazioni al Ritz, tra pranzi offerti a chiunque e mance esorbitanti, nella corrispondenza appare parsimonioso, con
lunghe elaborazioni su compravendite di sedie e altrettali. Non avendo una professione né
altri redditi, viveva in effetti in famiglia, col padre che non ne era contento
(morirà nel 1903) e con la madre odiosamata, che morirà nel 1905. Aveva tuttavia
ereditato nella divisione col fratello, due anni prima di avviare la scrittura
della “Ricerca” nel 1909, poco meno di dieci milioni di euro.
Vermeer - Nature
morte crea in figura umana, still life, la luce schermando alle
finestre.
Viaggiare - Ogni viaggio, quello di Ulisse incluso secondo
Graves, con tutto l’apparato di sorprese e turgori, è un viaggio attraverso la
morte nel regno dei morti. Specie quello che oggi usa, del
viaggiatore che non va in nessun posto, solo paga per l’uso del suo tempo
libero, in soldi e fatica, e non ama le novità, il cibo, il clima, l’esotico,
che sempre è sporco e povero.
letterautore@antiit.eu
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