Colombo – Un oscuro marinaio
italiano, una figura minore delle esplorazione, un mercante di schiavi, uno
sterminatore di indiani, una creazione degli americani, che sono tutti stupidi:
Colombo non è più popolare negli Stati Uniti. Dopo avere fondato il sentimento
americano, nel Settecento, contro il dominio inglese: l’indipedentismo si
elaborò attorno al concetto di Columbia.
Ora, all’improvviso, non è più popolare
ma per una serie di motivi e in modi controversi. Non è in regola col
politicamente corretto, e col il diritto maggioritario delle minoranze. Di cui
è campione oltranzista proprio un italo-americano, il sindaco di New York, De
Blasio - forse in omaggio alla moglie afroamericana, come se Colombo fosse stato
un mercante di schiavi africani. Ma la correzione politica è confusa.
“The Nation”, l’equivalente americano
del “Manifesto”, cultore di tutte le minoranze, lo riduceva ieri, The Invention
of Christopher Columbus, American Hero”, a “un mediocre marinaio italiano”, e
lo fa “sterminatore di massa”. Un signor nessuno: “Prima del tardo Settecento
era una nota a pie’ di pagina, senza collegamento con le 13 colonie”.
Giustamente, si può dire: Colombo non era legato alle infamie che hanno creato
gli Stati Uniti, lo schiavismo e l’eccidio degli indiani. Ne diventò l’emblema
col partito indipendentista: “Era la pagina bianca su cui gli americani
post-rivoluzione potevano proiettare le virtù che volevano vedere nella loro
nuova nazione” – il coraggio, l’intraprendenza, la costanza, ma Burmila non le
dice. Era niente e divenne tutto, spiega lo scienziato politico, sottintendendo
“gli americani sono scemi”: “Colombo passò da una figura minore nella storia
europea delle esplorazioni a eroe americano da un giorno all’altro”. I
portoghesi e i vichinghi andavano a pesca già da tempo in America. E altri
esploratori del tempo “hanno titoli migliori alla «scoperta»”: il britannico
Henry Hudson, Giovanni Caboto, che anche lui navigava per conto della corona
britannica, e Giovanni da Verrazzano – il quale, com’è noto, partì per l’America
nel 1523, mentre Hudson arriverà solo un secolo dopo Colombo, e Caboto, che
partì per il Canada appena cinque anni dopo Colombo, seguiva le sue intuizioni.
Ma non c’è niente da fare: “Colombo non era un marinaio di particolare talento,
né un successo nella fondazione di una colonia nel Nuovo Mondo”. Bartolomeo de
Las Casas, “nella sua storia basata sui racconti degli equipaggi di Colombo,
dipinse Colombo come uno per cui l’assassinio era un’attività di svago”. Fu
solo l’autore “delle atrocità inflitte
alla popolazione delle Americhe durante la cosiddetta Età dell’Esplorazione” in
Europa.
Sullo stesso tono lo stesso giorno la
“New York Review of Books” sintetizza Peter Nabokov: “Colombo tornò dal suo
secondo viaggio con oltre mille prigionieri, destinati al mercato degli schiavi
a Cadice”. Ma l’articolo dice poi il contrario. Nabokov, aurore di numerose
ricerche storiche e antropologiche sugli indiani d’America, recensisce una
storia della seconda infamia su cui furono edificati gli Stati Uniti,
l’asservimento e lo sterminio degli indiani, nella seconda metà dell’Ottocento
– “Andrés Reséndez, “The other Slavery: the uncovered Story of Indian
Enslavement in America”. Facendo precedere la requisitoria di Reséndez con lo
schiavismo in Europa, a partire dal 1441, quando i portoghesi scaricarono un
primo blocco di neri mauritani. Presto il commercio degli schiavi si diffuse in
Spagna, e la cosa non poteva passare inosservata “a un imprenditore come
Colombo”. Poi, sempre per non entrare nel merito del libro che recensisce, si
dilunga sull’affetto e l’ammirazione di Colombo per gli indiani Taino delle
Bahamas con i quali era entrato in contatto nel primo viaggio. Ne portò sei di
ritorno a Barcellona, da presentare ai regnanti, come persone da ammirare, non “beni
mobili”. Al suo secondo viaggio portò ai Caraibi, continua Nabokov, 1.500
coloni su 17 navi, che poco alla volta cominciarono a mettere all’opera i
Taino. Ma più che i coloni i Taino dovevano temere le altre tribù caraibiche, i
cannibali delle Piccole Antille: mangiavano gli uomini e tenevano le donne e i
figli come servi…. .
Colonna visiva – È “perturbante”. Per
l’opera “Re Ruggero” all’Accademia Santa Cecilia, Pappano ha disposto un
accompagnamento visivo, commissionato a Masbedo (Niccolò Massazza e Iacopo
Bedogni), specialisti di video art e installazioni. Ma non è stata la stessa
cosa che la colonna sonora di un film: critici e pubblico non hanno gradito
perché “si distraevano”.. Per le immagini irrelate all’opera di Szymanowski, ma
di più per la “prevalenza” dell’immagine sul sonoro. Tanto più per essere
l’opera una novità praticamente assoluta, non nota.
L’immagine sopporta bene
l’accompagnamento musicale, e anzi se ne avvale, la musica non sopporta
l’immagine. All’opera è diversa, l’immagine è azione e l’opera è canto, canto
in azione. L’accompagnamento visivo, la “colonna visiva”, è invece soverchiante
– perturbante, si direbbe in gergo freudiano.
Fontane – È lo scrittore “prussiano”
per eccellenza di Spengler, “Prussianesimo socialismo”. Ma fu un tedesco
anglo-francese. E il romanzo “L’adultera” concepiva in italiano. È vero che
cominciò a scrivere tardi, il primo romanzo a sessant’anni.
Manzoni – È un allievo di Voltaire. È
ben voltairiano – immodesto – l’ “Autoritratto” giovanile in versi: “Capel
bruno, alta fronte: occhio loquace,\ naso non grande, e non soverchio umìle”.
Un po’ audace, con “l’occhio loquace”.
Ma sicuro: “Lingua or spedita or tarda,\ e non mai vile”. Etc.
S’immagina beghino ed era volterriano. Non
era irreligioso, cioè massone, ma questo è il lato debole di Voltaire: Un conservatore
illuminato – oggi si direbbe “di sinistra”. Un high tory nella sociologia politica inglese. Un “vero liberale”.
Normalmente accatastato come “cattolico
liberale, laico e avanzato”, fu un anticonformista sempre. Anche quando
propugnava l’ordine, per esempio nel romanzo. Nella “Storia della rivoluzione
francese”, per quanto “incompiuta”, cioè non portata a termine (dopo quasi 400
pagine), molto controcorrente nell’Ottocento, si pone “a destra”, con una
critica “radicale” – in realtà molto equilibrata. Ma che ne avrebbe detto
Voltare, che era un realista, della rivoluzione – il regicidio, la dittatura,
la ghigliottina?
Manzoni aveva sicuro giudizio politico.
Marx – Anche
Marx Spenger voleva prussiano. Per questo aperto all’Europa: appassionato della
Francia e quindi egualitario, residente a Londra e dunque mercantilista e
moralista.
Turismo – Una volta si facevano le
foto dei luoghi visitati e se ne compravano le cartoline. Ora si fa in selfie: il viaggiatore immortala se
stesso.
Voltaire – Per sessant’anni, fino al
1752, fu uno dell’establishment
reale, ben solido. Studia dai gesuiti, è segretario dell’ambasciatore all’Aia,
frequenta la corte. Per aver ironizzato sugli amori di Filippo di Orléans, il
reggente, passa alcune notti alla Bastiglia, ma subito poi, appena libero dall
tutela, il re Luigi XV gli fa accordare
una pensione dalla regina. Si dedica a operazioni finanziarie, con successo.
Per avere avviato la polemica anticristiana, comincia un rapporto stretto con
Federico II di Prussia. Per lo stesso motivo
è costretto a lasciare Parigi, ma vive comodamente in casa di Mme du
Chatelêt a Cirey in Borgogna, va a incontrare Federico II, e nel 1843 è inviato
dal ministro degli Esteri d’Argenson, suo ex condiscepolo, a Berlino per
sondare Federico II, alleato instabile della Francia nella Guerra dei Sette
Anni. Al ritorno è nominato storiografo del re, ed eletto all’Accademia. Per
uno scandalo di corte deve lasciare nuovamente Parigi e si reca a Lunéville,
non lontano da Nancy, in casa dell’ex re di Polonia Stanislas Leczynski. Quindi
a Berlino ciambellano di Federico II di Prussia per un paio d’anni. Espulso da
Berlino a fine 1752, e interdetto di soggiorno in Francia, sempre per
l’antireligiosità, diventa allora il Voltaire solforoso.
Torma uomo dell’ establishment vent’anni dopo, all’avvento al trono di Luigi XVI. Il
ministro Turgot è suo amico – gli fa un editto per eliminare la dogana tra
Ferney e Ginevra. A Ferney Votaire ha creato una fabbrica di orologi e una di
calze, che si vendono in tutta Eropa. Il sostengo alla rivoluzione americana
esprime con una stroncatura di Shakespeare. Passa gli ultimi mesi di vita a
Parigi, tra cerimonie e visite importanti, mentre si fa l’edizione completa
delle sue opere, su iniziativa di Beaumarchais.
letterautore@antiit.eu
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