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venerdì 20 ottobre 2017

Letture - 320

letterautore

Cattolicesimo romano – In un passo semiserio dei suoi ricordi di vita in campagna, da ragazzo, “Boyhood”, J.M.Coetzee, invitato a scuola a scegliere fra tre appartenenze religiose, Cristiano, Cattolico Romano, Ebreo, lui di famiglia senza religione, dice Cattolico Romano. Per un motivo preciso, non sapendo di  religione: gli piaceva il romano. Cattolico romano era per lui Orazio – a dieci anni, in una scuola rurale, ma non importa (queste memorie in tarda età sono sempre approssimative). Era, dice, la difesa del ponte Sublicio, sopra il Tevere, “il fiume sacro”, dalle “orde etrusche” - e, un po’ alla rinfusa, Leonida e gli Spartani che tengono il passo alle Termopili, Orlando che tiene il passo contro i Saraceni. L’eroismo era romano. Mentre i (pochi) veri cattolici della scuola lo deridono, spiegando che non è così: essere cattolico significa andare al catechismo il venerdì, confessarsi e comunicarsi la domenica.

Nelle memoria Graham Greene ricorda un incontro a un ricevimento in Francia con l’allora cardinale Montini, che s’imporporò alla presentazione, e poi confessò eccitato e confuso il suo orgoglio di fare la conoscenza dell’autore de “Il potere e la Gloria”. Il romanzo di cui è protagonista un prete ubriacone e molestatore in Messico, che però trova la forza di sacrificarsi per i suoi parrocchiani, che vogliono da lui, malgrado tutto, la somministrazione dei sacramenti, durante la guerra “cristera”, del governo massone contro i religiosi e i praticanti. Greene obietta: “Mi fa piacere. Ma il libro è stato messo all’Indice”. E il future Paolo VI: “Ma lei che è cattolico dà importanza a queste cose?”.
Uno dei primi gesti di Montini papa sarà l’abolizione dell’Indice dei libri proibiti.

Complotto – È tema d’innumerevoli film, la storia come cospirazione. Forse il tema più diffuso: si presta a suspense e sorprese. Si può capire che sia la chiave dell’opinione pubblica contemporanea, specie sul web incontrollato e incontrollabile. Ma è anche il filo dei maggiori bestseller librari – capofila Dan Brown, recordman di vendite. Un prodotto per antonomasia per gente che pensa. E più lungo è, più è apprezzato.
Ha successo anche sotto forma critica. Con Eco per esempio: “Il pendolo di Foucault” ha forse avuto più successo de “Il nome della rosa”, e comunque è più citato. Eco ha reiterato il genere con “Il cimitero di Praga”. Entrambi piuttosto noiosi, tanto la critica vi è scoperta. E tuttavia letti e riletti.
  
Dante – Contemporaneo, è titolo di merito o di demerito? Potrebbe voler dire superficiale, adattabile a ogni situazione ovunque. Miglior titolo sarebbe approfondito, o acuto, e giusto. Uno che del suo tempo sapeva vedere buono e cattivo. E da questo sapeva tirarsi fuori, e anche combatterlo. Lasciando ai posteri non la contemporaneità, ma la valutazione che, in solitario, è riuscito a inquadrare un problema, e a darli plausibile soluzione – “giusta”. Nelle condanne e nelle promozioni, nelle pene e nei benefici. Passando perfino sopra (Brunetto Latini) con evidenza alle simpatie.

Uno studioso di diritto pubblico. Un antesignano della materia, col “De Monarchia”. Lo proclamava Hans Kelsen, il giurista del Novecento, nel suo primo libro post-laurea, a 24 anni,  nel 1905, “Lo Stato in Dante”, di cui ora si fa la tradUzione, 100 anni dopo. È dallo scritto su Dante, tentato e concluso da Kelsen contro il consiglio del professore con cui preparava il dottorato, che si inizia la carriera di Kelsen come massimo studioso di diritto pubblico del Novecento.

“Per me, dissi, l’ «Inferno» è assolutamente mostruoso, il «Purgatorio» equivoco, e il «Paradiso» noioso”: lo dice Goethe celiando, però un lettore di best-seller direbbe altrimenti? Fatta salva la difficoltà espressiva, per esempio nella traduzione francese d Jacqueline Risset, al contrario, la trilogia ha molto ritmo, con effetto di suspense.
Goethe lo dice nel “Viaggio” di se stesso nel secondo soggiorno a Roma, a uno dei tanti ricevimenti ai quali veniva convitato, dove “si davano convegno, oltre i commercianti d’oggetti d’arte, anche certi letterati che qui vanno in costume di abate”, racconta. Che si fanno una punta di spiegare come e quanto gli stranieri non possano capire i poeti italiani. A uno di questi, “giovane e intelligente gentiluomo”, alla fine Goethe sfinito decide di dare ragione.

Ecfrasi – La figura della retorica greca, della descrizione inserita in un racconto, più o meno in forma di digressione, sospendendone lo sviluppo, è stata ripres modernamente da Fénelon, “Dialoghi sull’eloquenza”. A proposito della poesia che è anche pittura – “ut pictura poesis”: “Dipingere è non soltanto descrivere le cose, ma rappresentarne le circostanze in maniera così viva e così sensibile che lo spettatore s’immagina quasi di vederle”.

Filosofia tedesca – Si diceva “obscurum per obscurius” in Francia, il tardo latinismo inventato a metà Ottocento dalla Royal Society di Londra, in polemica con la pretesa tedesca alla vera filosofia, che Descartes e gli illuministi riduceva – riduce - a pensatori superficiali. Riprendendo la polemica, nota Furio Diaz in “Voltaire storico”, 303-304, che gli storici tedeschi montarono contro Voltaire storico. E fuori di polemica?
Möser, Hamann, Winckelmann, Herder, dice Diaz, sostennero contro Voltaire che la ricchezza e la vitalità della storia non possono essere individuate e analizzate che dallo spirito tedesco, più profondo di quello francese perché la Germania continua a vivere sotto l’influsso delle grandi forze spirituali del suo passato. È argomento filosofico?

Islam – Voltaire lo apprezza, in antitesi al cristianesimo che disprezza  - malgrado i tanti riferimenti blasfemi, nei poemi e nei racconti, a Maometto? La “Correspondance litéraire” del bavarese Melchiorre Grimm lo poteva satireggiare in questi termini, a Capodanno del 1754: “Le malelingue dicono che l’autore andrà a farsi circoncidere a Costantinopoli,, e che questo sarà la fine del suo romanzo”. L’“autore” è Voltaire, riconosciuto autore di una “Sintesi di storia universale” appena pubblicata anonima a Amsterdam, che inizia criticando gli storici di corte: “Gli storici, simili in questo ai re, sacrificano il genere umano a un solo uomo”. Nonché antimonarchico, Voltaire è presentato anche, attraverso i suoi scritti, come anticristiano e favorevole a maomettani.

letterautore@antiit.eu

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