Cattolicesimo romano – In un passo semiserio dei suoi
ricordi di vita in campagna, da ragazzo, “Boyhood”, J.M.Coetzee, invitato a scuola
a scegliere fra tre appartenenze religiose, Cristiano, Cattolico Romano, Ebreo,
lui di famiglia senza religione, dice Cattolico Romano. Per un motivo preciso, non
sapendo di religione: gli piaceva il
romano. Cattolico romano era per lui Orazio – a dieci anni, in una scuola
rurale, ma non importa (queste memorie in tarda età sono sempre
approssimative). Era, dice, la difesa del ponte Sublicio, sopra il Tevere, “il
fiume sacro”, dalle “orde etrusche” - e, un po’ alla rinfusa, Leonida e gli Spartani
che tengono il passo alle Termopili, Orlando che tiene il passo contro i
Saraceni. L’eroismo era romano. Mentre i (pochi) veri cattolici della scuola lo
deridono, spiegando che non è così: essere cattolico significa andare al
catechismo il venerdì, confessarsi e comunicarsi la domenica.
Nelle
memoria Graham Greene ricorda un incontro a un ricevimento in Francia con
l’allora cardinale Montini, che s’imporporò alla presentazione, e poi confessò
eccitato e confuso il suo orgoglio di fare la conoscenza dell’autore de “Il
potere e la Gloria”. Il romanzo di cui è protagonista un prete ubriacone e
molestatore in Messico, che però trova la forza di sacrificarsi per i suoi
parrocchiani, che vogliono da lui, malgrado tutto, la somministrazione dei sacramenti,
durante la guerra “cristera”, del governo massone contro i religiosi e i
praticanti. Greene obietta: “Mi fa piacere. Ma il libro è stato messo all’Indice”.
E il future Paolo VI: “Ma lei che è cattolico dà importanza a queste cose?”.
Uno
dei primi gesti di Montini papa sarà l’abolizione dell’Indice dei libri
proibiti.
Complotto – È tema d’innumerevoli film, la
storia come cospirazione. Forse il tema più diffuso: si presta a suspense e sorprese. Si può capire che
sia la chiave dell’opinione pubblica contemporanea, specie sul web incontrollato
e incontrollabile. Ma è anche il filo dei maggiori bestseller librari – capofila Dan Brown, recordman di vendite. Un prodotto
per antonomasia per gente che pensa. E più lungo è, più è apprezzato.
Ha
successo anche sotto forma critica. Con Eco per esempio: “Il pendolo di Foucault”
ha forse avuto più successo de “Il nome della rosa”, e comunque è più citato.
Eco ha reiterato il genere con “Il cimitero di Praga”. Entrambi piuttosto
noiosi, tanto la critica vi è scoperta. E tuttavia letti e riletti.
Dante – Contemporaneo, è titolo di
merito o di demerito? Potrebbe voler dire superficiale, adattabile a ogni
situazione ovunque. Miglior titolo sarebbe approfondito, o acuto, e giusto. Uno
che del suo tempo sapeva vedere buono e cattivo. E da questo sapeva tirarsi
fuori, e anche combatterlo. Lasciando ai posteri non la contemporaneità, ma la valutazione
che, in solitario, è riuscito a inquadrare un problema, e a darli plausibile
soluzione – “giusta”. Nelle condanne e nelle promozioni, nelle pene e nei
benefici. Passando perfino sopra (Brunetto Latini) con evidenza alle simpatie.
Uno
studioso di diritto pubblico. Un antesignano della materia, col “De Monarchia”.
Lo proclamava Hans Kelsen, il giurista del Novecento, nel suo primo libro post-laurea,
a 24 anni, nel 1905, “Lo Stato in
Dante”, di cui ora si fa la tradUzione, 100 anni dopo. È dallo scritto su Dante,
tentato e concluso da Kelsen contro il consiglio del professore con cui
preparava il dottorato, che si inizia la carriera di Kelsen come massimo
studioso di diritto pubblico del Novecento.
“Per
me, dissi, l’ «Inferno» è assolutamente mostruoso, il «Purgatorio» equivoco, e
il «Paradiso» noioso”: lo dice Goethe celiando, però un lettore di best-seller direbbe altrimenti? Fatta
salva la difficoltà espressiva, per esempio nella traduzione francese d
Jacqueline Risset, al contrario, la trilogia ha molto ritmo, con effetto di suspense.
Goethe
lo dice nel “Viaggio” di se stesso nel secondo soggiorno a Roma, a uno dei tanti ricevimenti ai
quali veniva convitato, dove “si davano convegno, oltre i commercianti d’oggetti
d’arte, anche certi letterati che qui vanno in costume di abate”, racconta. Che
si fanno una punta di spiegare come e quanto gli stranieri non possano capire i
poeti italiani. A uno di questi, “giovane e intelligente gentiluomo”, alla fine
Goethe sfinito decide di dare ragione.
Ecfrasi – La figura della retorica greca,
della descrizione inserita in un racconto, più o meno in forma di digressione,
sospendendone lo sviluppo, è stata ripres modernamente da Fénelon, “Dialoghi
sull’eloquenza”. A proposito della poesia che è anche pittura – “ut pictura poesis”: “Dipingere è non
soltanto descrivere le cose, ma rappresentarne le circostanze in maniera così
viva e così sensibile che lo spettatore s’immagina quasi di vederle”.
Filosofia
tedesca – Si
diceva “obscurum per obscurius” in
Francia, il tardo latinismo inventato a metà Ottocento dalla Royal Society di
Londra, in polemica con la pretesa tedesca alla vera filosofia, che Descartes e
gli illuministi riduceva – riduce - a pensatori superficiali. Riprendendo la polemica,
nota Furio Diaz in “Voltaire storico”, 303-304, che gli storici tedeschi montarono
contro Voltaire storico. E fuori di polemica?
Möser, Hamann, Winckelmann, Herder, dice Diaz,
sostennero contro Voltaire che la ricchezza e la vitalità della storia non
possono essere individuate e analizzate che dallo spirito tedesco, più profondo
di quello francese perché la Germania continua a vivere sotto l’influsso delle
grandi forze spirituali del suo passato. È argomento filosofico?
letterautore@antiit.eu
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