mercoledì 25 ottobre 2017

L’Occidente muore col sospetto

Un tema infettivo – “chi combatte i mostri deve stare attento a non diventare un mostro”, ammonisce Nieztsche, “Al di là del bene e del male”, anche da queste pagine. La rete ne era già “infestata” nel 1997. Pipes è in grado di registrare una ventina di siti, antisemitici, antimassoni, antimperialisti, nonché sull’assassinio di Kennedy, il Nuovo Ordine Mondiale, e l’aereo Twa caduto a New York – mancava ancora l’11 settembre. La psicosi dei complotto – qui “sindrome del complotto”, paranoid style - è vecchia, ma è stata una delle prime novità della rete. A gennaio del 1997 un complotto mediatico era denunciato nienemeno che da Clinton, il presidnte degli Stati Uniti, con un volume online di 331 pagine, “Il flusso di comunìcazioni dello scambio complottistico”.
Viene da dire subito, su questo presupposto, che il complottismo è un fenomeno largamente incontrollabile, spontaneo, non governato, perché risponde a una sorta di pessimismo universale. Ma Pipes documenta che in Giappone e Cina non alligna. E dunque è un fenomeno culturale, storico. Di cattiva coscienza?
Anche i cattivi dei complottisti sono limitati. Pipes ne fa l’addizione: 15 milioni di ebrei, 5 milioni di massoni, 60 milioni di britannici, e 260 di americani fanno il 6 per cento della poploazione mondiale, gli altri non complottano. E dai britannici e gli americani non bisognerebbe dedurre tutti gli africani, caraibici, asiatici, e alter mionoranze oppresse? Ma il tema non è da ridere.  
Il complotto del complotto
Pipes, storico di professione, ne fa la sociologia politica. “I centotrenta anni dal Congresso di Vienna alla fine dela seconda guerra mondiale segnano il cuore del complottismo”. Anche gli anni successivi, per la verità. Ma “allora lo stile paranoide mosse dalla speculazione alla pratica, dalla paura all’azione”. E che pratica: gli stermini dei paranoici Stalin e Hitler, di decine di milioni di vittime, saranno difficilmente eguagliabili. Anche se col complottismo non ci sono limiti.  
E siamo già a due parametri, il fenomeno è complesso. Il complottismo è in genere coesivo: tutti gli ebrei cospirano, e tutti i massoni. Ma quello delle soecietà segrete è dispersivo, e cioè ubiquo: può riguardare religiosi e atei (i gesuiti e gli “illuminati”), ricchi e poveri (laTrilaterale o gli immigrrati cattolici, latini, etc.), istruiti e ignoranti (filosofi e Mafiosi), etc. Il cattivo in genere vede unite destra (“illuminati”, i Rothschild, Trockij) e la sinistra (gesuiti, i Rothschild, Disareli – in quanto fondatore del’impero britanico).
Tra le complessità un’altra è da aggiungere, inerente a ricerche come questa: c’è, inavvertitamente, il complotto del complotto. Pipes a un certo punto, per criticare Hitler (e Stalin) si fa forte di Herman Berrnstein, un vecchio (1935) commentatore dei “Protocolli di Sion” Viene fuori che Hitler complotta con i metodi dei (che attribuisce ai) suoi nemici: i gesuitik per le SS, i massoni per l’ordne gerarchico, gli ebrei per il dominilo mondiale. Il complottismo come un apprendistato? Cio sonpo strade pù dirette al potere. Bernstein mette Hitler insieme con Machiavelli, oltre che con i “Protocoli”, i gesuiti, e tutto quanto trova.
 “La teoria del complotto è la sofisticazione dell’ignoranza”. Anche questa conclusione di Pipes - , un aforisma di Richard Grenier, un commentatore neocon (conservatore) del “Washington Post” – è semplificatrice. Il compottismo è insidioso perché non è stupido. E conunque è coerente, perciò forte.  
Un libro attuale scritto vent’anni fa, o profetico – al peggio non c’è limite. Centrato sull’antisemitismo. Con un’appendice sull’antisemitismo “benevolo”. Sul paradosso dei “Protocolli di Sion” che ebbero nell’immediato l’effetto opposto a quello voluto. Il governo inglese era talmente comvinto del potere delle comunità ebraiche negli Stato Uniti e in Russia, che durante la Grande Guerra si inventò la futura Israele per amicarsele. Una tesi arrischiata, ma certo con qualche fondamento.  
La pornografia della politica
C’è il complotto e c’è la “teoria del complotto”. “Una teoria del complotto è la paura di un complotto non esistente”. Non avventizia, ha una storia di due secoli e mezzo, dall’illuminismo, da metà Settecento. Il complottismo è una sorta di pornografia – di voyerismo, la pornografia della storia?. E con essa debutta, attorno al 1740. Ma questo, viene da rilevare, non è una forma di compottismo? Una coincidenza o combinazione combinata da forze oscure….
La paranoia viene in molte forme, “la reazione in agguato”, etc, ma più Pipes tiene conto dell’antisemitismo. Il complotto parte con le Crociate. Che prima ancora di partire cominciano a denunciare quello che poi ne sarà il leitmotiv, il complotto ebraico, specie sul Reno tedesco. Con la contemporanea creazione del monaco guerriero, figura del tutto nuova. Presto Fiippo IV di Francia ne perfezionerà riti ed effetti. In due anni appropriandosi dei beni degi ebrei che espulse dal suo regno (1306) e di quelli dei Templari, che condanna senza remissione per ogni sorta di delitto (1307) .
Il complottismo contemporaneo, al debutto a metà Settecento, già a fine secolo col gesuita Barruel era “scienza” raffinta – Barruel Pipes dice l’Adam Smith e il von Clausewitz del complottismo. In una con la rivoluzione dell’Ottantanove. E si afferma nell’Ottocento contro due nemici: le società segrete, gli ebrei. Con molto antisemitismo animato da ebrei. I suoi temi sono divenuti presto autoreferenziali e si rivolsero soprattutto contro chi promuovesse "ideali", come gli ebrei, i britannici, i massoni, gli americani: si affermarono in virtù della loro consequenzialità logica.
Nel Novecento con molti film all’attivo, uno dei filoni più ferrtili. E romanzi anche importanti. Umberto Eco ne ha fatto il suo romanzo più ambizioso,”Il pendolo di Foucault” – e poi, successivamente a questo Pipes, ha recidivato con  “Il cimitero di Praga”. E Dan Brown, etc.  
L’antipolitica
L’edizione inverte i titoli dell’originale: “Conspiracy” era il titolo, qui tradotto col sottotitolo “L’ossessione del grande complotto”. Un’ossessione molto americana. Animata più spesso da personaggi dubbi: Patrick Buchanan, Pat Robertson, Ross Perot, Lyndon La Rouche, prima di internet. Ma estesa: molto del materiale è americano. E negli Usa Pipes individua due chiari fondamenti del complottismo: la disaffezione dalla politica e la cultura del sospetto. Gli esempi sono inumereoli, plurimi a ogni pagina, l’orizzonte ne diventa occluso. Tanto da seminare seri dubbi sulla consistenza dell’opinione pubbica. Sotto attacco ora con le fake news, ma evidentemente sempre ancillare e deviata. Tanto più che gli esempi americani hanno tutti più o meno un che di già sentito per un europeo.
Richard Hofstadter, anche lui storico accademico, nel 1965 legava quello che chiamava lo stile paranoide nella politica americana al fascismo e al nazionalismo frustrato. Ma: in America, la superpotenza? alfiere della democrazia nel mondo? Pipes, analista e storico del Medio Oriente (specie della Siria, molto in anticipo sugli eventi), fondatore  e presidente del Middle East Forum, uomo di destra, collaboratore di Rudolph Giuliani e di Bush jr., il complottismo dice storicamete di destra negli Usa. Che ultimamete è diventato invece di sinistra. Cosa che un europeo sapeva da tempo: effetto di Marx, dell’odio sociale, e di una distinta cultura filosofica del sospetto e della distuzuione. “Noi” abbiamo sempe saputo che la storia è eterodireta, manovrata occultamente. È questo che ucciderà l’Occidente?
Daniel Pipes, Il lato oscuro della storia, Lindau, pp. 400 € 24,50


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