Un tema
infettivo – “chi combatte i mostri deve stare attento a non diventare un mostro”,
ammonisce Nieztsche, “Al di là del bene e del male”, anche da queste pagine. La
rete ne era già “infestata” nel 1997. Pipes è in grado di registrare una
ventina di siti, antisemitici, antimassoni, antimperialisti, nonché sull’assassinio
di Kennedy, il Nuovo Ordine Mondiale, e l’aereo Twa caduto a New York – mancava
ancora l’11 settembre. La psicosi dei complotto – qui “sindrome del complotto”,
paranoid style - è vecchia, ma è stata una delle prime novità della rete. A
gennaio del 1997 un complotto mediatico era denunciato nienemeno che da Clinton,
il presidnte degli Stati Uniti, con un volume online di 331 pagine, “Il flusso
di comunìcazioni dello scambio complottistico”.
Viene da
dire subito, su questo presupposto, che il complottismo è un fenomeno
largamente incontrollabile, spontaneo, non governato, perché risponde a una
sorta di pessimismo universale. Ma Pipes documenta che in Giappone e Cina non
alligna. E dunque è un fenomeno culturale, storico. Di cattiva coscienza?
Anche i cattivi
dei complottisti sono limitati. Pipes ne fa l’addizione: 15 milioni di ebrei, 5
milioni di massoni, 60 milioni di britannici, e 260 di americani fanno il 6 per
cento della poploazione mondiale, gli altri non complottano. E dai britannici e
gli americani non bisognerebbe dedurre tutti gli africani, caraibici, asiatici,
e alter mionoranze oppresse? Ma il tema non è da ridere.
Il complotto del complotto
Pipes,
storico di professione, ne fa la sociologia politica. “I centotrenta anni dal Congresso di Vienna alla fine
dela seconda guerra mondiale segnano il cuore del complottismo”. Anche gli anni
successivi, per la verità. Ma “allora lo stile paranoide mosse dalla speculazione
alla pratica, dalla paura all’azione”. E che pratica: gli stermini dei
paranoici Stalin e Hitler, di decine di milioni di vittime, saranno difficilmente
eguagliabili. Anche se col complottismo non ci sono limiti.
E siamo già a
due parametri, il fenomeno è complesso. Il complottismo è in genere coesivo: tutti
gli ebrei cospirano, e tutti i massoni. Ma quello delle soecietà segrete è dispersivo,
e cioè ubiquo: può riguardare religiosi e atei (i gesuiti e gli “illuminati”),
ricchi e poveri (laTrilaterale o gli immigrrati cattolici, latini, etc.),
istruiti e ignoranti (filosofi e Mafiosi), etc. Il cattivo in genere vede unite
destra (“illuminati”, i Rothschild, Trockij) e la sinistra (gesuiti, i Rothschild,
Disareli – in quanto fondatore del’impero britanico).
Tra le
complessità un’altra è da aggiungere, inerente a ricerche come questa: c’è,
inavvertitamente, il complotto del complotto. Pipes a un certo punto, per
criticare Hitler (e Stalin) si fa forte di Herman Berrnstein, un vecchio (1935)
commentatore dei “Protocolli di Sion” Viene fuori che Hitler complotta con i metodi
dei (che attribuisce ai) suoi nemici: i gesuitik per le SS, i massoni per l’ordne
gerarchico, gli ebrei per il dominilo mondiale. Il complottismo come un apprendistato?
Cio sonpo strade pù dirette al potere. Bernstein mette Hitler insieme con Machiavelli,
oltre che con i “Protocoli”, i gesuiti, e tutto quanto trova.
“La teoria del complotto è la sofisticazione
dell’ignoranza”. Anche questa conclusione di Pipes - , un aforisma di Richard
Grenier, un commentatore neocon (conservatore)
del “Washington Post” – è semplificatrice. Il compottismo è insidioso perché non
è stupido. E conunque è coerente, perciò forte.
Un libro attuale scritto
vent’anni fa, o profetico – al peggio non c’è limite. Centrato sull’antisemitismo.
Con un’appendice sull’antisemitismo “benevolo”. Sul paradosso dei “Protocolli
di Sion” che ebbero nell’immediato l’effetto opposto a quello voluto. Il governo
inglese era talmente comvinto del potere delle comunità ebraiche negli Stato
Uniti e in Russia, che durante la Grande Guerra si inventò la futura Israele
per amicarsele. Una tesi arrischiata, ma certo con qualche fondamento.
La pornografia della politica
C’è il complotto e c’è la
“teoria del complotto”. “Una teoria del
complotto è la paura di un complotto non esistente”. Non avventizia, ha una
storia di due secoli e mezzo, dall’illuminismo, da metà Settecento. Il
complottismo è una sorta di pornografia – di voyerismo, la pornografia della
storia?. E con essa debutta, attorno al 1740. Ma questo, viene da rilevare, non
è una forma di compottismo? Una coincidenza o combinazione combinata da forze oscure….
La paranoia viene in molte
forme, “la reazione in agguato”, etc, ma più Pipes tiene conto dell’antisemitismo.
Il complotto parte con le Crociate. Che prima ancora di partire cominciano a
denunciare quello che poi ne sarà il leitmotiv, il complotto ebraico, specie
sul Reno tedesco. Con la contemporanea creazione del monaco guerriero, figura
del tutto nuova. Presto Fiippo IV di Francia ne perfezionerà riti ed effetti.
In due anni appropriandosi dei beni degi ebrei che espulse dal suo regno (1306)
e di quelli dei Templari, che condanna senza remissione per ogni sorta di
delitto (1307) .
Il
complottismo contemporaneo, al debutto a metà Settecento, già a fine secolo col
gesuita Barruel era “scienza” raffinta – Barruel Pipes dice l’Adam Smith e il
von Clausewitz del complottismo. In una con la rivoluzione dell’Ottantanove. E
si afferma nell’Ottocento contro due nemici: le società segrete, gli ebrei. Con
molto antisemitismo animato da ebrei. I suoi temi sono divenuti presto
autoreferenziali e si rivolsero soprattutto contro chi promuovesse
"ideali", come gli ebrei, i britannici, i massoni, gli americani: si
affermarono in virtù della loro consequenzialità logica.
Nel Novecento con molti film
all’attivo, uno dei filoni più ferrtili. E romanzi anche importanti. Umberto
Eco ne ha fatto il suo romanzo più ambizioso,”Il pendolo di Foucault” – e poi, successivamente
a questo Pipes, ha recidivato con “Il
cimitero di Praga”. E Dan Brown, etc.
L’antipolitica
L’edizione inverte i titoli
dell’originale: “Conspiracy” era il titolo, qui tradotto col sottotitolo
“L’ossessione del grande complotto”. Un’ossessione molto americana. Animata più
spesso da personaggi dubbi: Patrick Buchanan, Pat Robertson, Ross Perot, Lyndon
La Rouche, prima di internet. Ma estesa: molto del materiale è americano. E
negli Usa Pipes individua due chiari fondamenti del complottismo: la
disaffezione dalla politica e la cultura del sospetto. Gli esempi sono
inumereoli, plurimi a ogni pagina, l’orizzonte ne diventa occluso. Tanto da
seminare seri dubbi sulla consistenza dell’opinione pubbica. Sotto attacco ora
con le fake news, ma evidentemente sempre ancillare e deviata. Tanto più che
gli esempi americani hanno tutti più o meno un che di già sentito per un europeo.
Richard Hofstadter, anche lui storico accademico, nel 1965 legava quello che chiamava lo stile paranoide nella politica americana al fascismo e al nazionalismo frustrato. Ma: in America, la superpotenza? alfiere della democrazia nel mondo? Pipes, analista e storico del
Medio Oriente (specie della Siria, molto in anticipo sugli eventi), fondatore e presidente del Middle East Forum, uomo di
destra, collaboratore di Rudolph Giuliani e di Bush jr., il complottismo dice
storicamete di destra negli Usa. Che ultimamete è diventato invece di sinistra.
Cosa che un europeo sapeva da tempo: effetto di Marx, dell’odio sociale, e di una
distinta cultura filosofica del sospetto e della distuzuione. “Noi” abbiamo
sempe saputo che la storia è eterodireta, manovrata occultamente. È questo che
ucciderà l’Occidente?
Daniel Pipes, Il lato oscuro della storia, Lindau,
pp. 400 € 24,50
Nessun commento:
Posta un commento