lunedì 30 ottobre 2017

Quand A.Christie si liberò, sopra Raqqa

Le spedizioni in Siria, anni 1930, al seguito del marito, archeologo. Nel Curdistan siriano - poco sopra Raqqa, un raccordo ora inevitabile. Col campionario adusto di idiosincrasie locali, bonarie s’intende, come il genere vuole, i racconti di viaggio. Gli incapaci, i furbi, gli avidi, i renitenti, anche al guadagno, i ras. Le macchine inaffidabili, che sempre s’impuntano ai guadi, les timbres, mai abbastanza, gli orari, mutevoli, le conversazioni, estenuanti, e in genere l’inaffidabilità – grandi hotel senza stanze, o allora solo una, dormitorio, con cimici, e talvolta topi, etc. Già visto, ampiamente. Ma con scatti incredibimente inventivi.
La scelta dell’abbigliamento, al capitolo iniziale, è spassosissima: le forche caudine delle “taglie forti”, agli anta, la fobia delle zip, le penne e le matite in serie, in Oriente non ce ne sono mai abbastanza, e gli orologi, l’Oriente non ama il tempo. Con l’inevitabile shantung da “moglie del Costruttore d’Imperi”, che fa bene a tutte le età. E le scarpe, tante, molte, “sono una mia debolezza”. O gli addii a Victoria Station, da “partenza per le Americhe” sulle banchine di Napoli nella tradizione italiana.
Niente di ecezionale. Ma è una sorpresa scoprire che Agatha Christie esiste in proprio, ed è una signora giovanile e impavida – non si lamenta mai, e questo fa un po’ genere un po’ no, altre viaggiatrici illustri in Oriente (il Medio Oriente) si sono lamentate. La giallista già celebre passa le mattine alla macchina da scrivere, a inventare morti sospette, e il pomeriggio a “restaurare” (pulire) i reperti, e a fotografarli, per la documentazione. Ma non si esime qua e là da lampi di sapienza e d’intelligenza. Molto pratiche, non da Poirot, nemmeno da Miss Marple. I suoi investigatori quindi, prima sorpresa, non sono Agatha Christie. Sa e dice tutto in tre righe dei turchi con gli armeni. Sa della gente che incontra: “Le donne curde sono allegre e attraenti…. Sono belle, sanguigne e felici” - altrove saranno simili a vivaci tulipani striatiSa, concisa, dei luoghi, anche celebri e indiscutibili. Istanbul è “città esasperante”, che “quando ci sei dentro non riesci a vederla”. Palmira “non è - non può essere – vera… leggiadra, favolosa, impossibile come le artificiose impossibilità dei sogni”. Sa delle popolazioni. Gli yezidi adoratori miti di Satana. I turchi burocratici. Gli scarti interminabili degli arabi – vano voler chiudere con loro una conversazione -  siano essi pure in posizioni ancillari. Con lampi d’autore. “Con la mezza età” viene “una buona dose di calma e di savoir faire… Sono lontani i giorni in cui chiunque m’intimidiva”.
Le notazioni etnologiche inevitabili sanno essere brevi e non sono strafatte. Con un paio di insight sorprendenti per originalità. Sulla scuola, di primo mattino, quando sui prati del campo base è “una fioritura scarlatta e gialla di piccoli fiori, “l’aria è dolcissima”, etc.: “A quest’ora del giorno, i bambini cosiddetti fortunati dei paesi europei se ne vanno a scuola, in aule affollate, lontano dalla purezza dell’aria. Per sedersi su panche o ai banchi a sgobbare con le lettere dell’alfabeto, a ascoltare l’insegnante, a scrivere coi crampi alle dita. Mi chiedo se un giorno, fra un centinaio d’anni o giù di lì, si dirà con tono scandalizzato: «In quei tempi costringevano i poveri bambini ad andare a scuola, seduti per ore e ore ogni giorno, dietro i banchi, in edifici al chiuso! È terribile soltanto a pensarci! Dei bambini piccoli!»”. O sulla rassegnazione, la passività, arabo-mussulmana. Siamo destinati a morire, la cosa è semplice, e il quando dipende dalla volontà di Allah: “Questo credo, questa remissività al destino sgombera il campo da quella che è diventata la maledizione del nostro attuale mondo: l’ansietà. Forse non c’è libertà dal bisogno, ma certamente vi è libertà dalla paura”.
Raqqa viene verso la fine,  la spedizione si perde sulla strada, per attraversarvi lEufrate. Si vedrà da lontano: Così, in distanza, è bella, con i suoi mattoni di fango e le sagome delle sue costruzioni orientali.
Agatha Christie, Viaggiare è il mio peccato, Oscar, pp. 254 € 9

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