“L’uomo seduto nel corridoio”,
“L’uomo atlantico”, “La malattia della morte”: i tre testi, usciti
separatamente, sono stati poi riuniti come testi segreti perché in effetti lo sono.
Rosella Postorino, che ha volute ritradurli, ne propone un senso, ma sempre
ponendoli “al confine del linguaggio”. Sono
testi significativi forse solo alla scrittura, cioè nell’originale francese,
dove hanno un loro segreto. Sarebbero dialoghi non detti, di pensieri o immagini,
o sguardi, vellicazioni, di arti o parti disgiunte. Unico riconoscibile il fondale,
di acqua: l’Atlantico, oppure un altro mare non detto (il Tirreno al Magra?),
oppure la foce del fiume. A formare una “comunità negativa, una comunità di
coloro che non hanno comunità”, ne scrisse Blanchot, riprendendo una frase di
Bataille.
Bataille-Blanchot-Duras, o
dell’indicibile? Il terzo racconto in particolare, “La malattia della morte”
Blanchot giudicava “perfetto” – irracontabile. Erano anni in cui si “scriveva”,
si sperimentava. Duras è una patita della scrittura – fece polemiche celebri
contro i non-scrittori, per es. Sartre, mentre vantava gli “scrittori”
Blanchot, Bataille. Si volle fuori della sperimentazione a lei contemporanea in
Francia, della cosiddetta École du regard, della scrittura denotativa, ma sempre
sperimentò in proprio, anche in teatro e al cinema, con “scrittura” fortemente connotativa.
Forme di sperimentazione
molto soggettive, quasi personali. Erano anche gli anni della incomunicabilità,
rivendicata più che sofferta.
Marguerite Duras, Testi segreti, Nonostante, pp. 126 € 15
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