domenica 29 ottobre 2017

Secondi pensieri - 324

zeulig

Arte - Non può essere disarmonia, estetica della morte. La morte non è vita: la sopravvivenza ha più senso del suicidio, anche collettivo - quello p.es. che Hitler inflisse ai tedeschi. Non c’è un mito del genere.

Destra - Altra pasta Céline, Hamsun, Pound: democraticismo plebeo, integrale, senza eroismi né inni alla morte. O Pirandello, che irride e corrode, fascista volontario: “La massa non ha una propria volontà”. Senza contare lo storico: De Felice è quello che il movimento disse nazista, il Sessantotto,  venendo dal Pci. Il Novecento va riletto.
Anche per la morte: la destra non è alfiera di morte. È fatta di vitalisti che se la spassano, inclusi Evola, il Tercio e Heidegger, Yourcenar, lo stesso monastico Jünger,  Bataille, di destra nel fondo. E questo è il nodo, o enigma, dell’essere di destra, dell’esserlo stati. Erano contro i guasti dell’idealismo pratico, della bontà, di sentimenti e intenzioni. Céline fu presto antibellicista e medico dei poveri. Divenne rognoso e antisemita per crederci, da resistente alle sopraffazioni, nel tempo in cui un tremendo potere, a lui non oscuro, bruciava vive la pietà e la legge.

Globalizzazione – Sarà stata la vera rivoluzione del lungo dopoguerra:  universale, radicale. La semplice apertura della Wto, World Trade Organization, a ogni produttore che rispetti criteri minimi di concorrenza ha divelto decenni di pensiero del sottosviluppo, centrato sul legame sulla funzionalità del sottosviluppo allo sviluppo capitalistico: Baran, Gerschenkron, Gunder Frank,Samir Amin, lo stesso Myrdal, Nurkse (ma già Hobson).

Morte - A lungo si privilegiò nei simboli cristiani l’Incarnazione rispetto alla Morte, fino al Rinascimento, che per questo è pieno di dipinti osceni della Madonna col Bambino. E nella teologia dell’Umanesimo, il secolo che preparò la Riforma – che la chiesa si fece poi cancellare dalla polemica luterana. Michelangelo combinò l’una nell’altra, la vita e la morte, nel nudo, corpo non celato.

La morte che viene in primo piano –non in contesto criminale, certo - esorcizza la violenza, contro se stessi e contro gli altri. In quanto rivoluzionaria, liberatrice.  

Nudo – È - per es. in Michelangelo - nel Rinascimento il creato. Senza turpitudine: il primo significato teologico del nudo è l’origine, la creazione. Nell’aspetto d’amore  innocenza che si associa al momento seminale, sia nel creatore che nel creato. Di una volontà che si perfeziona generando fragilità e vulnerabilità. Questo per i cristiani, che san Girolamo vuole “nudi a seguire il Cristo nudo”.
Ma c’è un che di compiaciuto, in questo amore di se stessi indifesi. E la cosa è diventata sospetta.

La fisicità è l’eterno incomodo del pensiero occidentale, da Kant, e gli altri scozzesi liberali, ai padri della chiesa. La fisicità eleva e razionalizza il possesso. Del mondo là fuori, quindi eleva e razionalizza il mondo stesso.

Odio – Non si consuma. Se non per un atto di volontà: senza, si perpetua e anzi si accentua, indipendentemente dalle cause o origini. Molti conflitti si evolvono a spirale, per intensità e durevolezza.

Peccato – È scomparso in chiesa. Con questo papato, ma anche prima.
È una liberazione? È un’esposizione, senza difese?

Purezza – È canone privilegiato, dello spirito (buone intenzioni) come del corpo. Portato socialmente (legalmente, storicamente) sempre a brutti esiti. La purezza della religione da un millennio e mezzo a questa parte, quando almeno due se la disputano. Del sangue, nel Cinque-Seicento contro mori e ebrei, nell’Otto-Novecento contro chiunque. Ora di nuovo del cristianesimo cattolico, che pure aveva inventato la figura del confessore e della penitenza – che però non sa contro chi.   

Religione – Le guerre di religione non sono l’effetto dei monoteismi: ci sono sempre state prima del cristianesimo e dell’islam. Si caratterizzano nell’ultimo millennio come monoteiste per essere il mondo “conosciuto” (storicizzato) monoteista. Me nel mondo globale se ne sono state e ce ne sono tuttora fuori dalle religioni rivelate ed esclusive. Specie nei paesi buddisti, e nell’India induista. L’odio non è teologico, se non per opportunismo. La razza pesa di più, e la storia.

Religiosità - Processioni, le madonne, le quindicine, le novene, i tridui, i tamburi, i fuochi (e i rosari?), l’ortodossia in campo cattolico opera oggi un ribaltamento rispetto alle convinzioni ancora di un De Martino, quindi di sessant’anni fa. Che a tutti questi riti, laicamente, trovava una funzione. L’antropologo, che aveva debuttato, in “Morte e pianto rituale nel mondo antico”, con un itinerario “dal lamento pagano al pianto di Maria”, argomentava nel 1962 (“Magia e civiltà”), tornando sulla “magia lucana”, un raccordo fra pratiche pagane e riti cristiani – “fra magia e forme egemoniche di vita religiosa”: “Il clero, alla cui influenza diretta o indiretta sono dovute queste manifestazioni di sincretismo e di riadattamento, intuì la funzione pedagogica del raccordo con le vecchie pratiche”.
Il cristianesimo scientista, comprensivo oggi della chiesa cattolica, compresa quella del Sud Italia, della Spagna, del Sud America, le più sincretiche, rifiuta lasciti e commistioni, in nome della purezza. Dei riti non canonici peraltro imponendo la forma esteriore, per quanto profana – canti, chitarre, coreografie.  

Suicidio – Si rivaluta come liberazione. Su fondamento anche patristico: Sant’Agostino lo consiglia, e l’Ecclesiaste naturalmente, “Meglio la morte che una vita dura”. Matteo Ricci, gesuita, lo attesta tra i cinesi in difficoltà, magari solo economiche. Personalmente il suicida può pensare, come John Donne in un momento brutto per la carriera: “Possiedo le chiavi della mia prigione”. Scriverci sopra, anche, un trattato, come il decano di Saint Paul – un Biathanatos che non è una morte doppia ma una sorta di morte vissuta: “Questo peccato non è irremissibile”.
Ma non è questione di peccato, nessuno lo crede più. Certo è che il suicidio inizia con Werther.


Sviluppo – Si alimenta con o sviluppo – ricchezza produce ricchezza. È questo il motore dell’accumulazione, non la vecchia tesi che si alimenta del sottosviluppo. Il legame semmai funziona all’incontrario, che lo sviluppo si alimenta con lo sviluppo.  

zeulig@antiit.eu

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