Lunedì
potrebbe essere quello che ha domato i 5 Stelle, dopo aver domato Lega e Msi-An,
riconducendole a forze di governo, (più o meno) responsabili..Berlusconi va a
vincere le elezioni, benché impresentabile nel senso vero della parola, personalmente
non candidabile. In Sicilia e anche a Ostia. Il misirizzi di sempre, che si
sapeva, ma sempre con una novità, questa volta doppia: ridimensionare i 5 Stelle,
ridare ruolo e voce al centro-destra, dopo averlo instancabilmente affossato
negli anni della disgrazia penale.
Si
vedrà domenica quanto valgono i 5 Stelle nel voto. Sarà difficile per il
movimento ottenere il terzo dell’elettorato che i sondaggi gli accreditano.
Sarà difficile anche il 25 per cento del 2013, al gigantesco voto di protesta-con-gigantesca-astensione
dopo i papocchi governativi di Napolitano. Sicuramente non avrà a Ostia il 75
per cento del voto che Berlusconi volle avesse all’elezione di Virginia Raggi. E
nemmeno la metà del 75 per cento.
Roma
e Torino, i grandi successi dei 5 Stelle dopo il papocchio del 2013, sono
dovuti a Berlusconi. Il fatto si tace per creare lo spauracchio Grillo, anche
per odio a Berlusconi, ma è avvenuto. In un disegno strategico nemmeno occulto:
Berlusconi a Roma, non potendo fare campagna e non avendo un candidato, silurò Giorgia
Meloni, impedendole di andare al ballottaggio, con candidature di disturbo. E
al ballottaggio fece votare Raggi - che raddoppiò i suffragi, esito incredibile
in un voto a doppio turno. Lo stesso a Torino: non fece andare al ballottaggio il
suo candidato, che era della Lega, e al secondo turno fece risuscitare Appendino
contro il già vittorioso Fassino. .
Impossibilitato
legalmente a candidarsi, in fondo per indegnità, si sarebbe detto Berlusconi
perduto alla politica. Invece in qualche modo ritorna, vincente – a Ostia e in
Sicilia si vota domenica, ma l’ennesima vittoria elettorale di Berlusconi
sembra acquisita. Senza di me, è come se avesse detto ai suoi, non siete nulla.
E così è stato – solo dove Berlusconi in quache modo è intervenuto personalmente,
benché impossibilito giudizialmente, al voto per Milano, il centro-destra ha
dato manifestazione di vita.
La
conferma di questo suo ruolo, di “Augusto” e insieme di domatore del circo
politico, fa emergere due limiti. Gli impulsi distruttivi della Lega sono oggi
con Salvini altrettanto virulenti che venticinque anni fa con Bossi: l’addomesticamento
è riuscito a metà. Per quanto lo riguarda personalmente, Berlusconi, mago del
voto, non è poi stato, nei tanti governi che ha presieduto, capace di governare.
Potrebbe questa volta, da esterno, fare in Sicilia un governo che governa – e a
Roma, se manterrà il favore dei sondaggi? Questo è più dubbio. Però, ancora è
qui. Perfino gigantesco, in una
gulliveriana con gli altri capipartito.
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