È il volumone approntato
quarant’anni fa dal Credito Italiano, l’antenato di Unicredit, come strenna
omaggio natalizio, della lussuosa serie “Antica Madre”, organizzata da Giovanni
Pugliese Carratelli, in quindici volumi, uno l’anno, a partire dal 1978. Curato
per la parte grafica e iconografica da Scheiwiller, come tutta la serie, questo volume è organizzato dall’orientalista
Gabrieli e dall’archeologo Scerrato.
Una serie di grande richiamo, corredata di testi redatti per un grande pubblico. Che però la Utet ha riprodotto venticinque anni fa tal quale, per peso (circa 3 kg. a volume) e costo. Senza mai pensare a una ristampa economica, di sicuro successo per molti dei suoi titoli. Per esempio “Rasenna” (gli Etruschi), Megale Hellas, Sikanie, I barbari in Italia, Ichnussa (la Sardegna), “I bizantini”, i due volumi sulle civiltà italiche, e l’ultimo, da Aquileia a Venezia.
Una serie di grande richiamo, corredata di testi redatti per un grande pubblico. Che però la Utet ha riprodotto venticinque anni fa tal quale, per peso (circa 3 kg. a volume) e costo. Senza mai pensare a una ristampa economica, di sicuro successo per molti dei suoi titoli. Per esempio “Rasenna” (gli Etruschi), Megale Hellas, Sikanie, I barbari in Italia, Ichnussa (la Sardegna), “I bizantini”, i due volumi sulle civiltà italiche, e l’ultimo, da Aquileia a Venezia.
Allievo di Bausani, Gabrieli scrive
anch’egli agile, ed è aggiornatissimo. Ma al 1978. Gabrieli fa soprattutto la
constatazione di una mancanza desolante di fonti, documentali, storiche,
archivistiche, sia da parte araba che da parte italiana. Ma dà l’idea di una
presenza consistente seppure rapsodica, da guerra di corsa. Nell’Otto e
Novecento, prima del Mille, nell’Italia del Sud, in Puglia, Calabria e Campania, fino alle porte
di Napoli, oltre che in Sicilia. E nei primi due secoli del secondo millennio
anche al Nord, a Genova, sul Delta del Po, attorno a Venezia, come altrove in
Europa, a partire da un emirato duraturo instaurato in Provenza - da altre fonti, una razzia è documentata nel 1627 di pirati algerini sulle coste dell'Islanda, dalle quali trassero 370 ostaggi che vendettero come schiavi in Africa.
Il poco che Gabrieli cita fa
presumere una presenza forte e costante. Benché senza disegno strategico, in
una fase in cui la forza mussulmana era divisa fra molti potentate in
concorrenza, e ognuno si faceva emiro. Per esempio la lettera di recente scoperta
di una Berta “duchessa di Toscana” (in realtà di Lotaringia, figlia di Lotario
II) a un califfo di Bagdad a lei ignoto, di cui però stima grande la potenza,
poiché accompagna la missiva con cinquanta costosi doni, e si offre come sua longa manus in questa parte del mondo. Prima
del colonialismo europeo, che ora si vuole retrodatare alle Crociate, c’è stata
la Conquista arabo-mussulmana dell’Europa, per almeno cinque secoli.
Scerrato, archeologo e
storico dell’arte orientale, conferma documentalmente, per la sua parte
specialistica, questa impressione. Di una costante e diffusa presenza araba in
Italia tra il IX e il XIImo secolo, con illustraziioni e descrizioni dell’urbanistica
e le arti decorative, nonché di un cospicuo numero di monumenti architettonici,
in molti borghi, grandi e piccoli, in tutta Italia.
Francesco Gabrieli-Umberto
Scerrato (a cura di), Gli Arabi in
Italia
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