Gli
Usa non amano i 5 Stelle. Se ne occupano poco, per dirne male. Il “New York
Times” dopo il “Wall Street Journal” e “The Nation” (che ne ha fatto un
movimento prefascista). Sanno che cos’è l’improvvisazione – anche perché un Di
Maio gigante si sono ritrovati presidente, e non sa che fare. Ma non è niente di più
di una opinione politica seppure polemica. Accettabile, oppure no, a giudizio.
Inaccettabile
è che i media italiani, non osando criticare Grilo, neppure analizzarlo, si
servano dei media Usa per farlo, facendosene megafono. Si servono, ingigantiscono,
moltiplicano le semplici osservazioni estere.
Hanno
paura di parlare in proprio? Paura di chi, di Grillo? Potrebbe essere: Grillo li minacciava, fino a un anno-due fa. Ma come prendere sul serio Grillo? Paura di perdere i lettori? Ma
allora non sanno che gli elettori di Grillo non leggono. Per il resto, invece
di demolire i talk-show, che hanno fatto la grandezza del grillismo, assurdi,
osceni per quanto vestiti, un Grande Fratello e un’Isola dei Famosi della
politica, un avanspettacolo poverissimo senta tette, ma demolitore di ogni
seria ponderazione, se non altro per stanchezza, li magnificano, se ne fanno cassa
di risonanza.
Uno storico che analizzasse Grillo sui media, non se ne potrebbe fare che una opinione pessima, Dei media.
Nessun commento:
Posta un commento