sabato 11 novembre 2017

Il mondo com'è (323)

astolfo

Astronomia – Atene non la voleva – fu bandita come conoscenza dall’esterno e da lontano. Negli ultimi anni di Pericle l’assemblea popolare minacciò di porre sotto la grave accusa di “eisangelia” chi avesse diffuso teorie astronomiche. L’eisangelia, introdotta da Solone, era un procedimento di accusa per reati non ancora previsti da una legge, che fossero di minaccia per lo Stato o la democrazia..
Aristotele non ebbe alcun sussidio astronomico, né Platone.

Ebraismo – Priti Patel, la gentildonna indiana ministra dello Sviluppo Internazionale del governo May a Londra, ha dovuto dimettersi per i legami “troppo stretti” con Israele, e col governo Nethanyahu. Una serie di viaggi, incontri e colloqui le sono stati contestati, ufficialmente perché avrebbe impegnato il governo britannico nel riconoscimento delle annessioni del Golan e della  Cisgiordania. Secondo gli analisti, invece, perché dava ombra al premier Theresa May: i legami con Israele la ministra avrebbe intensificato nell’ottica che questo sito documentava a fine ottobre,
Della ricerca, via Israele, degli appoggi politici di un presunto “mondo ebraico” nella stessa Londra.

Islam - Spengler, “Il tramonto dell’Occidente”, ne fa “colpa” a Giustiniano, l’imperatore d’Oriente che si volle latinizzare. Volle cioè assoggettarsi, e con lui il cristianesimo delle origini che perdurava in Oriente, alla chiesa. Quando “lo spirito del primo cristianesimo s ridestò nei Monofisiti e nei Nestoriani, Giustiniano lo soffocò, propiziando così la anscita dell’Islam come una religione nuova  no come una corrente puritana all’interno del cristianesimo orientale”..

Primati – In una con l’invenzione della tradizione, da Walter Scott in giù, si è sviluppata nel primo Ottocento, accanto al liberalismo, la tendenza nazionalistica, che si vivificava all’insegna dei “primati”. Partendo da Fichte, l’inventore dei primati, e dello stato economico chiuso, e poi da Hegel, quando la filosofia idealista sancì i primati, confondendo la tradizione e ridicolizzando la ragione. Ma già Federico II di Prussia nelle sue memorie politiche, le “Considérations”, decideva nel 1738 che i Francesi erano come i Macedoni sotto Filippo, sotto l’autocrate, mentre i tedeschi – non i suoi prussiani,  i tedeschi – erano greci liberi. Un’eco, non detta ma sostenuta, è nell’intervista a futura memoria che Heidegger rilasciò a “Der Spiegel”, di un primato tedesco da venire, malgrado le macerie – “compito dei Tedeschi” è “trovare storicamente la loro essenza storica.
Ma anche senza la filosofia i primati nazionali vennero di moda, per i moti patriottici. Delle patrie sottoposte e anche di quelle libere e grandi.
Una insistente pubblicistica il primato l’ha avuta in Italia, a partire da Gioberti – con radici naturalmente in Dante. “Primato” è l’ultima rivista del fascismo. Ma l’ultima teorizzazione è di Gramsci. Per ultimo Gramsci il primato lo estende alla rivoluzione mondiale, nientemeno: il comunismo verrà dall’Italia, dal “cosmopolitismo romano e medievale” – di Dante, di Gentile? Di un nazionalismo che si voleva antinazionalista.

Rinnegati –Sono un aspetto della storia europea, cospicuo, una sorta di emigrazione di massa verso il Nord Africa islamico, forte ancora nel primo Novecento, che si trascura. Algeri, all’inizio della rivoluzione, nel 1957,  ospitava più italiani che tutta la Libia, che era stata colonia dell’Italia. Al tempo dei beylerbey, Haedo censì nella città settantamila abitanti, più venticinquemila cristiani prigionieri, Cervantes giovane tra essi. Gli europei erano maggioranza, perché quasi la metà dei settantamila erano rinnegati. Diecimila erano levantini. C’erano pure seimila moriscos di Spagna, cinquemila ebrei, tremilacinquecento cabili, e duemila arabi di varia provenienza. Gli algerini d’origine erano dodicimila. Né comandavano i beylerbey turchi, ma i corsari, tutti rinnegati di Sicilia, Calabria, Corsica, Genova e le isole greche, apostati del papa e, Cicala, dei valdesi. Alla stessa epoca, nel Cinquecento, Cervantes era aduso a essere rapito e recluso al suo paese per la corruzione dei pubblici poteri.

Tribù - La percezione della tribù, dal vetero nazionalismo al vincolo fittizio del sangue e ora all’ideologia, una sovrastruttura senza necessità, se ce ne sono, e tuttavia urgente al pari della famiglia, appare nella forma della religione esclusiva, di orrido battesimo di sangue. Una purezza acquisita nella distruzione. Non nell’annientamento, che è evento quasi naturale, a suo modo divino, ma nella distruzione pratica, gesto dopo gesto, vicino dopo vicino, giorno dopo giorno. La follia.

Ma basta poco per rigirare la storia. Al tempo delle guerre di liberazione in Africa, negli anni 1970, nell’ufficio del dottor Joe Slovo, rappresentante dell’Anc sudafricano di Nelson Mandela, la fascia eurafricana era raffigurata con una proiezione gnomonica rovesciata: grandissimo il Sud Africa, grande l’Africa, cacchette deformi l’Italia e il Mediterraneo, piatta l’Europa, gli scandinavi boriosi e gli inglesi ridotti a un punto.

Weimar – Passa per un periodo di instabilità nella storia tedesca, anzi di capricciosità e avventatezza, un sorta di vortice “troppo” democratico: In realtà, scorrendone gli eventi, l’instabilità emerge come l’effetto di una mentalità frou-frou, che non si sarebbe detta tedesca. Non dopo mezzo secolo di prussianesimo, e di imperialismo – a partire dalla dichiarazione dell’impero a Versailles. L’apprendistato di un nuovo assetto, autodeterminato, era per forza di cose arduo e soggetto a errori.
La proclamazione di Guglielmo I a “Imperatore tedesco” nella Galleria degli  Specchi di Versailles era stata preceduta da un’aspra discussione. Non sull’opportunità di farsi incoronare in un paese vinto. Sul titolo. Prevalse il titolo favorito da Bismarck. Guglielmo I avrebbe preferito Imperatore della Germania, per non urtare i paesi tedescofoni che non ne fanno parte. L’alternativa “Imperatore dei Tedeschi”, proposta ancora da Bismarck, fu rifiutata da Guglielmo I in quanto si considerava re per volontà divina e non del popolo tedesco.
Nella denominazione Bismarck perseguiva sempre un obiettivo pantedesco.

astolfo@antiit.eu 

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