Interviene
il papa per dire che si può decidere il suicidio. Nel biotestamento o in altro
modo. E anche l’omicidio. Pretendendo che non sia nulla di rivoluzionario.
In
un senso è vero: quello che dice il papa è quello che si fa nella pratica, caso
per caso, senza leggi e senza dottrina, senza impegnare la volontà del
sofferente, e senza nemmeno dirselo tra aventi causa, sanitari e congiunti, per
la forza delle cose. Nel 1980 la
Congregazione per la dottrina della fede ne prendeva atto: “Nell’imminenza di
una morte inevitabile… è lecito in
coscienza prendere la decisione di rinunciare a trattamenti che procurerebbero
soltanto un prolungamento precario e penoso per la vita”. Ma detto dal papa in
occasione solenne, ex cathedra, è un nihil obstat a finirla il prima possibile, con le vite
inutili, per i parenti e per le Asl. Con assoluzione garantita.
È
possibile che il papa non si renda conto della differenza, ma questo è
terribile - o non capisce o è un ipocrita. Oppure è un infiltrato, come dicono
i sacrestani scontenti.
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