venerdì 17 novembre 2017

La purezza di Simone Weil

Opera storica “singolare” la dice Giancarlo Gaeta nella presentazione.”Fare l’inventario della civiltà che ci schiaccia” è del resto il proposito di Simone Weil. Un mondo rivalutando, di cui professa di sapere poco, per il tramite di un poemetto cortese sull’assedio e la presa di Tolosa. Ma che sceglie di elegere a mondo utopico, di un cristianesimo sprovvisto di Bibbia, e di Chiesa romana. Dove tutti vivono in pace, professando la loro fede.
Due saggi per un numero speciale della rivista “Cahiers du Sud”, dedicato a “Le génie d’Oc et l’homme méditerranéen”. Scritti a Marsiglia negli anni di Pétain, quando Simone Weil stessa era con un piede dentro e uno fuori della Francia, sebbene non personalmente assediata. Dopo un frettolosa, quanto avvincente, incursione nel mondo d’Oc.
La crociata contro gli Albgesi, con l’assedio finale di Tolosa, non senza la partecipazione di Luigi IX di Francia, che il papa Bonifacio VIII, altrimenti famoso, farà santo, è una guera religiosa in cui non si fa questione di religione ma di idee: il re santo e il papa segregano l’Europa nel suo vero Medio Evo, troncandone il suo vero Rinascimento, la fioritura pacifica di uomini e idee. Tesi ardita, ma appassionata: “L’Europa non ha mai più ritrovato allo stesso livello la libertà spirituale perduta per effetto di quella guerra”. Fu uccisa un’idea di civiltà ricchissima e “civile”, persiana, araba, greca: “Per quanto si sappia poco dei catari, sembra chiaro che essi furono in qualche modo gli eredi del pensiero platonico, delle dottrine iniziatiche e dei Misteri di quella civiltà preromana che abbracciava il Mediterraneo e il Vicino Oriente”. Non solo: “Che sia per caso o no, la loro dottrina ricorda per certi tratti, insieme al buddismo, insieme a Pitagora e Platone, la dottrina dei druidi che un tempo ebbe a impregnare questa stessa terra”.
Le tracce S.Weil trova nel poema, di cui fa l’anamnesi. Ma anche, piuttosto disinvoltamente, nella storia: “Vi si trovava quel sentimento civico intenso che ha animato l’Italia nel medioevo,vi si trovava anche una concezione della subordinazione simile a quella che T.E.Lawrence trovò viva in Arabia nel 1917, a quella che, portata forse dai Mori, ha impregnato per  secoli la vita spagnola”. Una concezione “che rende il servo uguale al padrone grazie a uan fedeltà volontaria, e gli permette di inginocchiarsi, d obbedire, di sopportare le punizioni senza nula perdere della propria fierezza”, che s ritroverà nel “Poema del Cid”, e nel teatrto spangolo del Cinque-Seicento. Prix e parage sono le parole del poema: premio e parità.
Nella parte meno avventurosa, è l’elogio della civiltà romanica. Il romanico “fu l’autentico Rinascimento: lo spirito greco rinacque sotto la forma cristiana che è la sua verità”. E l’umanesimo? “L’altro Rinascimenro” è un “falso”: “A partire dal XIII secolo l’Europa si ripeigò su se stessa e presto non uscì più dal territorio del suo continente se non per distruggere”. A partire dal Medioevo gotico, “un tentativo di spiritualità totalitaria”. Ma in sé un mondo non imbelle: “L’essenza dell’ispirazione occitana è identica a quella dell’ispirazione greca. Essa è costituita dalal conoscenza dela forza”. Che per Siomone Weil “L’Iliade, poema dela forza” non è bruta ma “coraggio soprannaturale”.
Un grido di dolore – l’analisi è avventata. Quando non è la ennesima crociata di Simone per la purezza introvabile. Con un paio di pagine magistrali. Sull’amore: “L’amore umano fu uno dei ponti fra l’uomo e Dio”. Contro il progresso: l’idea di progresso “la si è creduta associata alla concezione scientifica del mondo, mentre la scienza le è contraria esattamente come la filosofia autentica”. La quale “insegna, con Platone, che l’imperfetto non può produrre qualcosa di perfetto né il meno buono qualcosa di migliore”.
L’edizione Marietti è corredata del poema cortese da cui muove la riflessione di Simone Weil, in originale con traduzione, a cura di A ndrea Fassò. E da due lettere a Déodat Roché, studioso del catarismo. Contestualizzando in una lunga nota il poema da cui muove Simone Weil nel ciclo dei poemi cavallereschi, Gian Luca Potestà dice chiaro che la storia che Simone Weil ne ricava è di fantasia. Ne rileva un minimo interesse storiografico come tentativo di fare la storia dalla parte dei vinti.
Gaeta porta la sua riflessione domani a Firenze alla giornata di studi “Alla riscoperta dei catari: dalla mistica alla democrazia”, organizzato dall’Istituto universitario Lorenzo dei Medici, alla chiesa di San Jacopo in Campo Corbolini. Dove pezzo forte si preannuncia il richiamo, non nuovo ma smarrito, a Dante. “La civiltà catara nei versi di Dante «A così bello viver cittadini»”, nella relazione di Maria Soresina, già autrice di un “Il catarismo nella Commedia di Dante” e  .
L’edizione Chiarelettere assottisce i due saggi brevi per “Cahiers du Sud” con “L’Iliade, poema dela forza”.
Simone Weil,  I Catari e la civiltà mediterranea, Marietti, pp. 98 € 10
Il libro del potere, Chiarelettere, pp. 93 € 9,50

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