“Il tradimento della democrazia” è il sottotitolo. Di un titolo
che è solo un’eco della più celebre “Ribelione delle masse” di Ortega y Gasset,
1929. Il filosofo spagnolo ci vedeva bene. Qui parliamo degli yuppies anni 1980. In Italia della
“Milano da bere” che fu fatale a Craxi e al socialismo. Ma altre vittime non ne
ha fatte: la ribellione delle élite non ha provocato la ribellione delle masse.
È principio fisico che a ogni azione corrisponde una reazione. Ma la
reazione\ribellione delle masse non c’è stata, anzi c’è una fideistica, nemmeno
rassegnata, anzi partecipata adesione delle masse, via shopping, voluttuoso
voluttuario.
Un’opera che si legge, dopo appena vent’anni, allo specchio, un
po’ rivoltata. Si ripubblica come “l’opera che ha annunciato la
separazione tra élite e masse popolari e la nascita dei nuovi populismi”. Come
anticipazione di Trump. Ma Trump – presidente eletto, dai meno abbienti – e il
populismo sono l’ultimo sopruso delle élite o non il loro trionfo? La
“rivoluzione delle élite” ha semmai fatto macchia d’olio, contagiando le masse.
Le masse non sanno. Le masse credono.
Il potere è sempre più elitario. In questo Lasch era tempestivo, e
controccorente.
“La ribellione delle élite” è dei primi anni 1990 – sarà
pubblicata postuma nel 1996, due anni dopo la morte del sociologo liberal, radicale, di formazione
marxista. Nel pieno del fulgore del liberismo - del mercato, dell’arricchitevi.
Oggi andrebbe specificato: il potere è sempre più finanziario. O allora
tecnologico, ma ugualmemnte incontrollabile – non paga nemeno le tasse. Quello
politico è esiduale. E il potere finanziario è occulto, remoto, ristretto. Ha
il dominio del denaro e dell’informazione, e può fare di segatura polpette.
Anche relegarci – suaviter – a
dibattere di populismo, o dei populismi. O di schiavitù, perché no, ma a opera
di caratteristi arabi su comparse africane.
I populismi, secondo il collegamento che vuole l’edizione Neri
Pozza, sono movimenti ciechi, incarnati a caso. Per lo più improduttivi.
Sembrano mutare la scena, ma solo quella che appare, un fodnale di cartapesta, dietro
peraltro porte girevoli – qui lo dico qui lo nego, mi vedo e non mi vedo. C’è
una rincorsa da fare vecchia di trent’anni, almeno: un campo vastissimo da
recuperare, per la democrazia, una vera libertà, un minimo di eguaglianza.
Magari partendo dalle malattie indotte dal cottimo e dall’incertezza: così, giusto
per esercitarsi, restando in chiave di mercati, di costi\benefici.
Christopher Lasch, La ribellione delle élite, Feltrinelli,
pp. 216 € 9
La rivolta delle élite, Neri Pozza, pp. 255 € 17
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