Dante – “Un
Dio per noi”, lo dice Leopardi nei “Pensieri”, “un mostro per li farncesi”. Che
però ne hanno disponibili una mezza dozzina di traduzioni, anche in edizione
econimuica a larga tratura, che si rimovano ogni pochi decenni. ben tre (v.) traduzini
in cmercio, traduzini nuove, di Jacqeline Risset, .Hanno una Société d’Études
Dantesques a Nizza, molto attiva, e una Société Dantesque de France a Parigi,
che edita una “Revue des études dantesques”. Fanno convegni, promuovono
specializzazioni.
Inquinato
da “antico rozzore” lo trovava Lorenzo il Magnifico, che ne scrisse a Federica
d’Aragona.
È
scettico, a giudizio di Giuseppe Renzi nella sua professione di scetticismo,
“La mia filosofia (Lo scetticismo)”. Pur riconoscendolo “di sua natura trasmutabile
per tutte le guise”, ne mette in rilievo il “potente individualismo”:
“Proclamando che la mente umana deve star contenta ai puri fatti (il quia), perché con le sole sue forse non
può penetrare le ragioni ultime, afferma un pirronismo positivista pascalianamente
colorato”.
Femminismo – Ha un precursore d’eccezione,
Spengler. Nell’imponente “Tramonto dell’Occidente” Spengler stabilisce il primato
della donna al culmine della sua trattazione, il capitolo Quarto, “Lo Stato”.
Alla radice di esso, tra “caste, nobiltà e sacerdotalità”: La lotta dell’uomo
contro l’uomo avviene sempre in nome del sangue, della donna. È per la donna, concepita come simbolo del
tempo, che esiste una storia politica”. A un breve elenco di donne che hanno
fatto la storia, Caterina Sforza, Elena, Carmen,Caterina II, Désirée, premette:
“La donna di razza ciò lo sente. Essa è il destino, essa ha la parte di destino”.
Maria – È celebrata da Goethe nel “Faust”
forse più che da Dante nella “Divina Commedia” – il richiamo è meno scontato,
meno canonico anche. Al culmine del poema, con un crescendo corale, se ne
invoca l’intercessione per la salvezza: “Tutto il caduco\ è solo simbolo,\ l’insufficiente
è qui perfetto;\ l’inesprimibile\ si fa
realtà; \ l’Eterno Femminino\ in alto ci trae”. In una cioè con la celebrazione
del principio femminile, non si una Vergine Maria sottomessa obbediente. Un’influenza
del viaggio italiano di Goethe: la salvezza per intercessione è molto cattolica.
Ma senza pentimento – senza senso di colpa. E senza Cristo: Goethe riduceva il
cristianesimo a “fallita rivoluzione politica”, tramutata in rivoluzione
morale. Del Cristo diceva “la più potente manifestazione dell’Altissimo che sia
concessa ai figli della terra”, ma come il sole – al sole e al Cristo non
dedicando culto divino, adorazione. E lo derubricava a “Amleto peggiore” - peggiore
per non aver saputo impedire ai suoi di
tradire.
Pazzia- La sua frequenza tra i
poeti avrebbe una ragione fisica? Rensi, “La mia filosofia (Lo scetticismo)”,
ha questo aneddoto: “Lombroso racconta in qualche luogo che in una casa di
salute due paranoici redigevano un
giornale, di cui era redattore uno affetto da manie di grandezza e di
persecuzione, il quale in un giorno era capace di scrivere cinque lunghi
articoli in versi non scadenti, mentre il compagno correggeva, migliorava, rinnovava
all’occorrenza”.
Lombroso fu direttore per pochi medi del
manicomio di Pesaro nel 1872, per il quale chiese e ottenne dall’amministrazione
provinciale che gli affidava l’incarico una serie di miglioramenti, “al modo di
Germania e Gran Bretagna”. Tra i quali la redazione di un giornaletto, che
intitolò, “Diario di San Benedetto”, pensato e redatto dagli assistiti.
Petrarca – Il primo e più radicale
scettico di tutti lo proclama Rensi nella breve storia “Lo scetticismo in
Italia” che conclude “La mia filosofia (Lo scetticismo)”: “Lo scetticismo in
Italia si formula nettamente col Petrarca (indice dell’indole scettica del
quale è già il suo appassionato amore per Cicerone) che nel “De sui ipsium et
multo rum aliorum ignorantia” oppone all’onniscienza dello scolasticismo e al
dogmatismo dei teologi l’incapacità socratica di sapere e il concetto
pragmatistico della superiorità dell’azione (della condotta virtuosa) sulla
speculazione intellettualistica”..
Pirandello – Non si dice, ma ebbe dopo
la guerra alcuni decenni di oscuramento. Ancora attorno al 1970 veniva rappresentato
soltanto a Parigi, e a Parigi sempre dagli stessi, i Pitoëff. In Italia ne
parlava solo Macchia, un francesista. Anche dopo non ha avuto grande lustro,
malgrado i tanti titoli al glamour. Niente è stato preparato e niente si fa per i
contocinquant’anni della morte – non se ne ricorda nemmeno la Sicilia, che pure
ama le celebrazioni, specie della sicilianità. Come di un autore minore, o
trascurabile.
Era robusto, Pirandello, sportivo, occhi chiari, naso importante, fronte da gigante, capelli fluenti ben pettinati, a suo agio a casa e lontano da casa. Studiò in Germania, tirava di fioretto, costruì case. Un personaggio, e uno scrittore comico. Non ultimo per la vicenda del Nobel, che ebbe alla fine perché prima doveva andare alla Deledda – la quale, laureata, molti viaggi fece a Stoccolma per sconsigliare Pirandello, suo nemico dacché ne aveva sbeffeggiato il ruolo in famiglia nel romanzo “Suo marito”.
Era robusto, Pirandello, sportivo, occhi chiari, naso importante, fronte da gigante, capelli fluenti ben pettinati, a suo agio a casa e lontano da casa. Studiò in Germania, tirava di fioretto, costruì case. Un personaggio, e uno scrittore comico. Non ultimo per la vicenda del Nobel, che ebbe alla fine perché prima doveva andare alla Deledda – la quale, laureata, molti viaggi fece a Stoccolma per sconsigliare Pirandello, suo nemico dacché ne aveva sbeffeggiato il ruolo in famiglia nel romanzo “Suo marito”.
Non l’ometto calvo con la barbiccia grigia e le
borse alle guance della ritrattistica, estenuato dal secondo e terzo lavoro a
tavolino, sfiancato dalla gentile Antonietta Portolano sua moglie e dal senso
del decoro. Per cui non poteva neppure innamorarsi, l’amore della moglie lo
aveva seccato. Si capisce che l’operosa milanesina Marta Abba se lo sia fatto amante
col vincolo della castità.
Formato in Germania, più cosmopolita per gusto
e cifra del tardo decadente D’Annunzio, che scimmiottava a Parigi la poesia di
mezzo secolo prima, compresa l’affettata depravazione – un po’ alla Benjamin,
che fumava per scriverne. Forte realista, fine analista politico. Antonietta
candida, la moglie che ebbe presto problemi psichiatrici, ne fece un grande, le
energie concentrandone sul proprio nulla.
Fascista, nel fascismo identificava già nel
1923 la sua arte, e Mussolini lo fece accademico. Ma ne censurò le commedie e
lo rovinò da impresario, come un personaggio pirandelliano. Sempre gli dei
perdono chi amano.
Viaggio – “La disgrazia dei viaggi
è che danno il gusto di viaggiare”, Dumas al figlio il 5 novembre 1858, da un
accampamento all’incrocio delle strade di Vladikavkaz e Derbent, oggi Ossezia,
nella Russia meridionale.
leuzzi@antiit.eu
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