Un omaggio aTabucchi. Tra affetto e apprezzamento. Col
libro-intervista di Carlos Gumpert, il suo traduttore spagnolo. Con quattro
buonissimi saggi, molto circostanziati: di Luciana Stegagno Picchio sul “Piccolo
naviglio”, a lei dedicato, di Remo Bodei sulle “vite parallele” dello
scrittore, di Remo Ceserani su “Il filo dell’orizzonte” e di Bruno Ferrero sui
romanzi portoghesi. E con alcune affettuose
testimonianze, di Davide Benati, Carlo e Inge Feltrinelli, Jorge Herralde.
La conversazione con Gumpert, pure troppo distesa, ne mette in chiaro molti
aspetti. Dal debutto come scrittore, casuale, per l’amicizia con Enrico
Filippini. Alla scrittura economica. E “metafisica”, ma allora al modo di De Chirico,
dei vuoti animati nella staticità (monumentalità) – “un’enorme ansia di Semplificazione”.
A un complesso ritornante di indaguatezza: “La noia è una sensazione che provo
molto spesso”. Con “una visione un po’ ossessiva della realtà”.
Un omaggio più intelligente che commovente, come
inevitabilmente è per la morte intervenuta di Tabucchi. Dacia Maraini, nella dedica
amichevole che introduce il volume, ne traccia in poche righe il ritratto più
veritiero a distanza. Nele parole chiave “nascondersi” e “notte, notturno”.
Claudio Cattaruzza (a cura di), Dedica a Antonio Tabucchi, Associazione per la Prosa, Pordenone,
pp. 237, ill. € 10,33
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