Di
Maio scrive a Macron, Renzi gli chiede udienza, Parigi val bene un messa? Di
uno che non fa che combattere l’Italia in ogni piega, Tim, Mediaset, i
cantieri, e soprattutto in Libia. Bisognerebbe licenziarli solo per questo.
Di
Maio addirittura scrive a Macron per giustificarsi: non siamo cattivi, siamo
buoni.
Enzo
Carra, che coi ferri ai polsi fu esibito a Milano quale immagine della
corruzione della Repubblica, vuole il voto cattolico schierato con chi lo fece
arrestare e esibire, gli ex Pci. Ai ferri stile Cayenna della foto immagine mancavano
le catene alle caviglie, è vero.
E
poi Carra è stato assolto, si capisce che si agiti.
Scalfari:
“Berlusconi? Tra lui e Di Maio voterei lui”. Diluvio: rete scatenata, “la
Repubbica” nei guai, precisazioni e marce indietro. Non si può dire la verità,
che una Roma è già grillina, con una Di Maio al femminile, con effetti nefasti.
Interlocutore
di Scalfari nella contestazione diventa Travaglio. E questo è anche peggio: non è più una querelle politica, ma un segno dei
tempi. Del giornalismo del Millennio.
“la
Repubblica” si promuove, lanciando il restyling
grafico, con Trump, “L’inizio o la fine?”, e Berlusconi, “Passato o futuro?”. I
due nemici. Come un giornale del risentimento, vecchio, costante, stantio. Anche
il marketing è nuovo? O è l’eutanasia che il giornale propugna?
Dimesso
dai 5 Stelle a Roma il dg Ama nomInato dai 5 Stelle. Stefano Bina aveva avuto
troppe pressioni per far fuori i dirigenti “poco fedeli” al movimento, e se ne
era lamentato. Dov’è la novità? Che la Dc non lo avrebbe licenziato.
Crollano
ogni anno, ogni mese, le vendita e la pubblicità sui giornali. Che non oppongono
altro rimedio, dopo la femminilizzazione e la settimanalizzazione, che
inseguire la rete. È sempre meglio che lavorare?
Non
è preoccupata la Germania per l’impasse di Angela Merkel, sa che dopo di lei ci
sarà qualcun altro a fare il governo. Nemmeno altrove se ne fa molto caso, solo
in Italia: la possibilità che il dominio della cancelliera sia finito riempie molte
pagine, drammatiche. Sarà il mammismo?
Il
Pd non è scomparso a Ostia, e anzi è all’attacco. di Ostia subito all’attacco.
Domenica ha eletto sindachina la 5 Stelle Giuliana Di Pillo, insegnante di
sostegno. Martedì passa all’attacco: “Piano M5S aria ritta. Una mistificazione”.
Domani è un altro giorno, certo, ma la coscienza? I Dem ci tengono, a essere
puliti.
Dopo Ostia si può dire destra e sinistra “unite
nella lotta”: corrono alla rovina. Sono infatti loro a far trionfare i grillini
quando al ballottaggio concorrono con uno di sinistra oppure di destra. Dopo
cinque anni, dopo Torino e Roma, se li ritroveranno ‘n coppa alle politiche?
Sarà l’esito della loro pochezza – che allora è enorme.
Non
c’è dubbio che l’arbitro Rocchi del derby romano fischia in favore della Roma:
ammonizioni, rimproveri, rigori, tutti gli errori-non-errori sempre da una
parte. Lavora per le scommesse? Lavora
contro Lotito, il presidente della Lazio, che ora è contro Tavecchio, il
presidente della Federazione Calcio che lui stesso aveva scelto?
Il
giorno dopo Rocchi sarà giudicato dai cronisti sportivi il miglior arbitro
della giornata, e forse della stagione. La sconfitta della Lazio ha pagato bene?
La
sindaca di Torino Appendino candida la città per l’Olimpiade invernale 2026.
Che non potrà avere – che sa di non poter avere. Dopo che la sua compagna di
partito Raggi ha affossato l’Olimpiade certa a Roma. La stupidità esiste, ma
degli elettori.
Torino
non può avere l’Olimpiade invernale perché l’ha avuta nel 2006. E perché la
prossima sarà decisa a Milano, Italia, e l’Italia non può porre candidature.
Dopo
il voto in Sicilia, “The New York Times” ospita un’opinione di Severgnini, come
uno che sa scrivere in inglese, sui 5 Stelle. Di cui dice le verità che
sappiamo, che è accreditato di un terzo del voto nazionale, anche se non si sa
per che cosa verrà votato. “Ha una facciata di destra, su fondamenta di
sinistra, e un tetto anarchico”, sintetizza Sevegnini. Ma poi dice male di Di
Maio. Cioè dice quello Di Maio che è. Diluvio. I grillini non hanno ancora il
governo ma sono già al culto della pesonalità.
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