Nel 1665, scavando il
giardino antistante la chiesa per erigere un muro, i domenicani della Minerva a
Roma rinvennero un obelisco piccolo. Il sovrimntendente alle antichità fu
subito avvertito, ma essendo in partenza per un ritiro spirituale al santuario
dela Mentorella a Tivoli, dove poi prevedeva di fermarsi per un periodo,
ordindò a un suo collaboratore di rilevare i segni sulla pietra e mandarglieli.
Per problem tecnici, l’obelisco non fu solevato, per cui il collaboratore del
sovrintendte Kircher, Giuseppe Petrucci, poté mandargli le rilevazioni di tre
dei quatro lati, promettendo il quarto lato in un momento successive. Ma si
vide arrivare da Tivoli il quarto lato, con i geroglifici disegnati dal padre
Kircher – il sovrintendente era un gesuita. Che poi riscontro essere uguali e
nella stessa sequenza del lato ancora celato.
“Fu un avvenimento
straordinario”, commenta Caterina Marrone, studiosa di semiotica, specialista
dell’immaginario linguistico. Ma non era una divinazione: Kircher possedeva una
doppia chiave di lettura dei geroglifici. Una, provata dai ritrovamenti e le
riutulizzazioni recenti, era semplice: gli obelischi, monumenti votive e
cerimoniali, recevano solitamente sui quattro lati gli stessi geroglifici, più
o meno nella stessa disposizione. L’altra era l’interpretazione dei segni. Che
non era quella giusta, poi elaborata di Champollion sulla stele di Rosetta, ma
non inattendibile. Athanasius Kircher l’aveva desunta e ricostruita sui testi
copti, di cui fu ricercatore e collezionista, come quelli che soli perpetuavano
la tradizione dell’antico Egitto. Il metodo era giusto, anche se non
sufficiente.
L’obelisco, poi chiamato
Alessandrino, verrà eretto due anni dopo il ritrovamento nella stessa piazza
antistante la chiesa della Minerva, a opera del Bernini, sul dorso di un
elefantetino, posto su un masamento rettagolare. Una raffigurazione incongrua
che Bernini trasse da una delle xilografie che ornavano la “Hypnerotomachia
Poliphili”, racconto fantatico del domenicano Franceso Colonna.
Un’occasione per riscoprire
un personaggio che fu efttivamente al centro di vari rami dele scienza nel
Seicento, poi dimenticato. Marrone ne ricostuisce uno dei suoi segmenti di
riecrca, l’origine delle lingue, della lingua. Mettedone in risalto le
notevolissime conoscenze, anche se non sempre comprovabili: “Il maggior
orientalista del momento, forse il più famoso erudito e enciclopedista
dell’Europa seicentesca”. Tedesco di origine, che del Collegio Romano dei
gesuiti nella piazza omonima aveva fato un grande museo e un laboratorio di
ricerca.
Caterina Marrone, I geroglifici fantastici di Athanasius
Kircher, Stampa Alternativa & Graffiti, remainders, pp. 166, ill. €
7,50
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