venerdì 10 novembre 2017

Sanità e ruggine nel voto per Trump

L’unico studio dell’imprevedibile vittoria di Trump, dapprima alle primarie repubblicane, e poi alle presidenziali. Non propriamente uno studio: una ventina di analisti e giornalisti politici dicono la loro. Ma coordinati dal Center for Politics dell’università della Virginia, diretto da Larry Sabato, che vi insegna Scienza della politica. 
Anche da questo primo tentativo di riflessione ciò che viene fuori è che Trump ha vinto perché Hillary Clinton ha perso. Sicura vincitrice, si è adagiata in camapgana elettorale suoi suoi elettori, in California e a New York, trascurando il corpo del paese. È stato un errore anche trascurare le leggi elettorali. Sabato è drastico su questo: il presidente Usa è eletto sulla base dei “voti presidenziali”, non da ora, e la regola è uguale per tutti i candidati.
Ma qualcosa di più comincia a emergere da questa prima riflessione. Trump, si dice, ha coagulato varie fasce di scontenti. Bene, ma sono neri, oltre che bianchi. E sono poveri, altra novità, oltre che borghesi. Peso decisivo nello spostamento elettorale viene dato alla Rust Belt, gli stati della “fascia della ruggine”: Pennsylvania, Ohio, Indiana, Michigan, Wisconsin. E all’Obamacare, la riforma sanitaria di Obama, tanto generosa nei presupposti quanto arruffata.
La sanità si conferma uno dei punti sensibili della politica Usa. Nel Maine un referendum popolare ha votato domenica per un’estensione di Medicare, una delle tre forme di assistenza medica pubblica, che vuole gli stati impegnati finanziariamente insieme col governo federale – il governatore repubblicano del Maine ne proponeva una riduzione. L’Affordable Care Act (Aca), il cuore dell’Obamacare, ha allargato i sussidi ma al costo di moltiplicare le polizze per chi era assicurato e quindi non aveva diritto si sussidi. Una distorsione che ha pesato molto in campagna elettorale, secondo più di uno dei partecipanti a questa collettanea. Non percepita – fra le tante altre cose - dalla campagna di Hillary Clinton. Ma ben presente – viene citato un comizio di Bill Clinton a Flint, nel Michigan, che un mese prima del voto, il 6 ottobre 2016, centrava la questione, chiamando l’Obamacare “la cosa più pazza del mondo”: “Avete ricevuto un sistema pazzo in cui di colpo 25 milioni di persone ottengono un’assicurazione sanitaria gratuita e gli altri, che lavorano sessanta ore la settimana, si vedono raddoppiare il premio assicurativo e dimezzare le prestazioni”.    
Larry Sabato-Kyle Kondik-Geoffrey Skelley, a cura di, Trumped: The 2016 Election That Broke All the Rules, Rowman & Littlefield, pp.257 € 23

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