Una delle
tante raccolte di testi
narrativi non finiti oppure abbandonati in abbozzo. Romanzi incompiuti, anche
per inconcludenza, romanzi falliti, abbozzi senza future, esercizi di “una
penna all’improvviso private della sua maestria”. Ma preceduta da un ottimo
saggio di Michel Crouzet, “De l’inachèvement”, dell’incompiytezza, e se guitar da
note utili.
Perché Stendhal abbozzava tanto e si applicava poco. Effetto dell’ego?
“Volendo essere «un po’ più intimo con se stesso di quanto non lo sia con se
stessa la comunità degli Io», l’ego stendhaliano urta contro una specie di
corpo estraneo che lo separa da sé”. O non è piuttosto l’isolamento, il mancato
commercio letterario, con editori, critici, autori, specie nei lunghi anni in
Italia? Ma Stendhal è sempre stato quello che fu da ragazzo, un provinciale a
Parigi, fuori ruolo. Il che non gli ha precluso di scrivere a Parigi, nei
quindici anni della Restaurazione e dell’isolamento politico, molto e bene.
Stendhal aveva anche il culto della perfezione, nota Crouzet. E
anche questo può portare all’incompiutezza. Impiegò “lunghi mesi” a
ricominciare “Lamiel”, senza effetto. Crouzet dice “Lamiel” fallito anche per
“errori di mestiere”. Ma su questo aspetto, delle riscritture fallite, un altro
aspetto è da mettere in evidenza: il rifiuto del cavallo di razza. Che va bene
e benissimo ed è imprendibile, ma a volte imbizzarrisce, e non c’è verso di rimetterlo
in corsa. Stendhal non era scrittore di mestiere, di ricette, di segreti
artiginali.
Una curiosoa celebrazione in forma di limitazione: come e perché Stendhal
scrisse poco – Stendhal è robusto abbastanza per avere deli “amici” che si applicano
soprattutto si suoi limiti. In realtà scrisse molto. Fra diari, libri di viaggio
o guide (musicali, artistiche), è smpre lo stesso, pieno di umori. I due
romanzi che portò a termine – in realtà troncò – e i racconti non stanno a
parte nell’opera di Stendhal.
Molto Crouzet recupera di un vecchio saggio di Jean Prévost, “La
création chez Stendhal”. Di Stendhal prigioniero della sua stessa “mania di
analisi”. E della dissertazione morale, da maestrino.
Si conferma il voyeurismo di Stendhal in materia erotica, anche in
tutti questi abbozzi e aborti. Un erotismo che “schiva sempre la materialità
del possesso”. Non angelico, ma mai fattuale.
Molto di questo “non finito” è peraltro un caso di ottima gestione
testamentaria. Un culto sapiente. Creato con la pubblicazione sparsa delle
carte del lascito. A cura degli happy few
e di Romain Colomb, il cugino letterato, che hanno gestito con sapienza il
lascito e il nome. Sono scarti come tutti gli scrittori ne hanno.
Stendhal, Romans abandonnés
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