sabato 25 novembre 2017

Stendhal incompiuto voyeur

Una delle tante raccolte di  testi narrativi non finiti oppure abbandonati in abbozzo. Romanzi incompiuti, anche per inconcludenza, romanzi falliti, abbozzi senza future, esercizi di “una penna all’improvviso private della sua maestria”. Ma preceduta da un ottimo saggio di Michel Crouzet, “De l’inachèvement”, dell’incompiytezza, e se guitar da note utili.
Perché Stendhal abbozzava tanto e si applicava poco. Effetto dell’ego? “Volendo essere «un po’ più intimo con se stesso di quanto non lo sia con se stessa la comunità degli Io», l’ego stendhaliano urta contro una specie di corpo estraneo che lo separa da sé”. O non è piuttosto l’isolamento, il mancato commercio letterario, con editori, critici, autori, specie nei lunghi anni in Italia? Ma Stendhal è sempre stato quello che fu da ragazzo, un provinciale a Parigi, fuori ruolo. Il che non gli ha precluso di scrivere a Parigi, nei quindici anni della Restaurazione e dell’isolamento politico, molto e bene.
Stendhal aveva anche il culto della perfezione, nota Crouzet. E anche questo può portare all’incompiutezza. Impiegò “lunghi mesi” a ricominciare “Lamiel”, senza effetto. Crouzet dice “Lamiel” fallito anche per “errori di mestiere”. Ma su questo aspetto, delle riscritture fallite, un altro aspetto è da mettere in evidenza: il rifiuto del cavallo di razza. Che va bene e benissimo ed è imprendibile, ma a volte imbizzarrisce, e non c’è verso di rimetterlo in corsa. Stendhal non era scrittore di mestiere, di ricette, di segreti artiginali.
Una curiosoa celebrazione in forma di limitazione: come e perché Stendhal scrisse poco – Stendhal è robusto abbastanza per avere deli “amici” che si applicano soprattutto si suoi limiti. In realtà scrisse molto. Fra diari, libri di viaggio o guide (musicali, artistiche), è smpre lo stesso, pieno di umori. I due romanzi che portò a termine – in realtà troncò – e i racconti non stanno a parte nell’opera di Stendhal.
Molto Crouzet recupera di un vecchio saggio di Jean Prévost, “La création chez Stendhal”. Di Stendhal prigioniero della sua stessa “mania di analisi”. E della dissertazione morale, da maestrino.
Si conferma il voyeurismo di Stendhal in materia erotica, anche in tutti questi abbozzi e aborti. Un erotismo che “schiva sempre la materialità del possesso”. Non angelico, ma mai fattuale.
Molto di questo “non finito” è peraltro un caso di ottima gestione testamentaria. Un culto sapiente. Creato con la pubblicazione sparsa delle carte del lascito. A cura degli happy few e di Romain Colomb, il cugino letterato, che hanno gestito con sapienza il lascito e il nome. Sono scarti come tutti gli scrittori ne hanno.
Stendhal, Romans abandonnés 

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