mercoledì 22 novembre 2017

Uccidere i padri

Abbie Hoffman e Jerry Rubin proponevano nel 1968 di uccidere i padri e cancellare all’anagrafe chi compie trent’anni. Posavano beffardi a rivoluzionari, giusto in linea col ritrovato freudiano, e invece erano radicati nella storia: si faceva una volta. Eva Cantarella, studiosa del diritto e della storia classica della famiglia, ne ricostuisce i tortuosi statuti dell’epoca romana – “Genitori e figli da Roma a oggi” è il sottotiolo. Dalle leggi dei Sette Re di Roma, a metà del V secolo a.C, fino a Giustiniano, al suo codice civile , 529-534. . Quando i padri potevano senza colpa abbandonare i figli, e anche venderli schiavi, nonché ucciderli, liberamente. E i figli, se uccidevano il padre, potevano non risponderne.
Ma non mancano mai gli argomenti. L’ex marine Rubin e il comunista Hoffmann un governo volevano di Roboam, dove, dice la Bibbia, i giovani comandano sui vecchi. Un limbus patrum. Accusare i padri era titolo di merito nella Russia sovietica per i ragazzi. La storia si ripropone al coperto dell’etanasia o buona morte: quando e come dichiarare finita la vita dei vecchi, specie se malati. La pratica è del resto sempre stata diffusa nel mondo.
Gli svedesi trogloditi, i nomadi dell’antico Egitto, i sardi, usavano un tempo uccidere gli anziani a colpi di clava o pietra. Gli indiani del Brasile uccidevano così gli infermi. I massageti e i derbicciani uccidevano gli ultrasettantenni. E i càtari pii di Monforte d’Alba o Asti, che le endura abbreviavano alla fine, i suicidi dei saggi anziani per digiuno, per evitare loro i patimenti dell’agonia. Gli abitanti dell’isola di Choa, dove l’aria pura dà lunga vita, ci pensavano invece da soli: prima dell’ebetudine o la malattia i vecchi prendevano la papaverina o la cicuta. Analogamente l’eschimese che, prossimo alla fine, inutile alla famiglia, esce dall’iglù e si perde nel pack. Fra i batak di Raffles, esploratore fededegno, che sarebbero i dagroian di Marco Polo, i vecchi erano mangiati: “Un uomo che sia stanco di vivere invita i figli a divorarlo nel momento in cui il sale e i limoni sono a buon mercato”.
Limbus patrum, o sinus Abrahae, è nella scolastica il posto sottoterra, non paradiso né inferno, dove chi ben meritò in base al futuro Nuovo Testamento, patriarchi, profeti, restò fino alla vittoria di Cristo su Satana, distinto dal limbus infantum, dei neonati non battezzati. Il consiglio di Roboam è nel libro dei Re.
Ora il problema semmai è di definire l’età giusta. Anche perché l’aspettativa di vita cresce. E ognuno, come ha scoperto Nietzsche, fa la filosofia caratteristica della sua età, l’età anagrafica
Eva Cantarella, Come uccidere il padre, Feltrinelli, pp. 139 € 14

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