C’è
la ripresa dell’economia, in tutte le aree del mondo, ma su una montagna di
debiti. Il Global Financial Stability Report del Fondo Monetario stima il
debito quasi raddoppiato nei dieci anni della crisi nelle venti economie più
importanti: ora al 235 per cento del loro prodotto lordo aggregato - cioè non
consolidato: se fosse possibile consolidare i conti economici dei venti
l’incidenza sarebbe maggiore.
È
un debito globale, comprensivo cioè di quello privato, o dele famiglie. Ma
escluso quello delle banche. Ed cresciuto abnormemente da ultimo per la
politica dei bassi tassi voluta dalle banche centrali Usa e Ue a fini
espansivi, dell’attività economica e dei prezzi.
Molto
più debito in mano ora prevalentemete a soggetti non bancari – i vecchi “gnomi”.
Il drastico taglio dei tassi d’interesse, negativi in termini reali, se ha
facilitato gli investimenti, ha anche alimentato boom di Borsa al limite rischioso della “bolla”. E moltiplicato la
finanziarizzazione che si voleva invece regolamentare, il credito non bancario.
La
finanza non bancaria si privilegia perché non è sottoposta ai vincoli rigidi
della vigilanza bancaria. Il Report del Fmi la dà in aumento nei dieci anni dal
2008 al 2017 dal 43 al 55 per cento del credito globale.
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