La presentazione è terroristica
– ansiogena – ma è una sorta di libro degli amici. Per interposto autore: scrittori,
pensatori e altre bestie parolaie. Specie tra le due guerre. Anche allora si
costeggiava la catastrofe senza avvedersene – ma questo non è molto vero: la gente
non timorata di Dio, Céline per esempio, sapeva cosa si preparava, e lo
diceva inascoltato, per quanto si agitasse. Ma gli aneddoti, le letture,
ricostruiti gli uni, le altre ricercate (testi perduti, o sparsi, lettere, appunti)
sono straordinariamente vivi. E più dei destorsi e paranazisti che sarebbe opportuno
tenere in punta di bastone, Drieu, Céline, e nel loro piccolo Jünger e
C.Schmitt. O di autori incompiuti, René Daumal.
Le frasi famose non mancano,
da vero “libro degli amici”, anche se senza dediche.
Calasso è sconcertato dalla
contemporaneità. Come tutti, effetto forse dell’età propria più che di quella storica.
Ma lui di più. Evoca gli anni “tra il 1933 e il 1945” quando “il mondo ha
compiuto un tentativo di autoannientamento parzialmente riuscito”. Ricorda e
celebra “L’età dell’ansia”, il poema di Auden, che però è del dopoguerra, anzi
della ricostruzione, 1947, e sconfessa l’industrializzazione che si
preannunciava – una catastrofe? Un po’ di misoneismo c’entra, come sempre nel Floor and Dom, che non paga
dazio. “Turisti, terroristi:
categorie ubique calamitanti”? O il turismo col porno: “La convergenza delle
culture verso l’unità si verifica nel turismo e nella pornografia”. Mah! Questa
convergenza si verifica da tempo nel lavoro in fabbrica, nei film di Hollywood,
nelle diete alimentari – e nei bestseller no, nell’industria editoriale? Épatant, certo, e poi? O Chalmers, citato
per “l’epilogo della synopsis del suo
prossimo libro”. Un’anticipazione terrificantemente solo ambigua: “Mind starts
bleeding into the world”, la mente comincia a stingere, oppure la mente comincia a sanguinare. Il primo è come l’intende Chalmers, precisa Calasso, il
secondo è “ciò che accade”. Chalmers chi, David? Ciò che accade? Ma le letture
sono affascinanti.
L’autore è qui nella veste
del giusto, lettore onnivoro, di vecchi amici, comunque frequentazioni, che non
giudica e manda: trasceglie, espone. Si è incuriosito e ci incuriosce. Come
già nella memoria dell’anno precedente, “Il cacciatore celeste” – più impegnativa
quella, sui miti e i loro sacerdoti, ma pur sempre un ripasso.
Roberto Calasso, Il cacciatore celeste, Adelphi, pp. 192
€ 20
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