“Un film che ti cambierà la
vita”, questa e altre scemenze si possono leggere dei critici italiani
all’uscita in sala del film dopo la Palma d’Oro a Cannes, col rischio di non
godersi le due ore abbondanti di proiezione. Che sono invece una satira del “modello
svedese”, della buona borghesia, in cinque o sei episodi da ridere. Benché felliniani
– cioè dolceamari, e apparentemente inventati (estremizzati, onirizzati) e
realistici insieme: dell’arte per l’arte sacrale (di fatto le performances, le installazioni e i video
del prodigo mercato dell’arte), del giornalismo sdraiato o saccente, del femminimo,
del babbo-mammo, della pubblicità, della sociologia dell’accattonaggio, e per
iniziare del repubblicanesimo (si buttano giù le statue).
Tutti gli episodi nascono da
cose viste dal regista, che lo ha anche detto a Cannes, e ripetuto ai tanti festival
cui è stato quest’anno convitato. Bastava Almodovar, che da presidente della
giuria a Cannes lo ha voluto premiato, disse, per aver denunciato “la dittatura
del politicamente corretto”. Solo gli svedesi etnici, per soma o linguaggio, fanno
le cose reali: reagiscono, ridono alle buffonate o sbruffonerie, e sanno “stare
la loro posto”.
Square è quadrato, piazza, ottuso (conservatore), scacco agli scacchi, e squadra
per i geometri. Tutto gira attorno a un quadrato, una installazione di
un’artista Lola argentina che fa girare tutta Stoccolma, dai giacobini muti che
hanno abbattuto la monarchia ai bambini. È un quadrato, a questo è ridotta la
piazza dell’ex palazzo reale, ora museo di arte contemporanea, sul quale una targhetta
viene attaccata che proclama: “Il Quadrato è un
santuario di fiducia e altruismo. Al suo interno tutti dividiamo gli stessi
diritti e doveri”. Ma niente quadra. Eccetto il protagonista, e la
società svedese-svedese che gli gira attorno. Molto square nel progressismo.
Fellini c’entra per molte citazioni,
dirette e indirette. l’infante testimone d’innocenza, i mostri della porta
accanto, la realtà che scorre onirica, i personaggi proteiformi, visivamente. Un’opera
tradita dai critici a fini apologetici, questa restava da vedere – ma i critici
vedono i film, o si fidano dell’addetto(a) alla promozione, magari a una ottima
cena (certo due ore al buio son troppe)? E questa è una sorpresa, perchè il fim
è molto esplicito, nella parodia satirica, non cammuffato.
L’attore che peforma lo
scimmione è Terry Notary, quello del “Pianeta delle scimmie”. Le altre performances e installazioni sono in
riferimento a artisti noti, Oleg Kulik, Julian Schnabel, Robert Smithson, Carl
Hammoud.
Ruben
Östlund, The Square
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