lunedì 4 dicembre 2017

Fellini a Stoccolma

“Un film che ti cambierà la vita”, questa e altre scemenze si possono leggere dei critici italiani all’uscita in sala del film dopo la Palma d’Oro a Cannes, col rischio di non godersi le due ore abbondanti di proiezione. Che sono invece una satira del “modello svedese”, della buona borghesia, in cinque o sei episodi da ridere. Benché felliniani – cioè dolceamari, e apparentemente inventati (estremizzati, onirizzati) e realistici insieme: dell’arte per l’arte sacrale (di fatto le performances, le installazioni e i video del prodigo mercato dell’arte), del giornalismo sdraiato o saccente, del femminimo, del babbo-mammo, della pubblicità, della sociologia dell’accattonaggio, e per iniziare del repubblicanesimo (si buttano giù le statue).
Tutti gli episodi nascono da cose viste dal regista, che lo ha anche detto a Cannes, e ripetuto ai tanti festival cui è stato quest’anno convitato. Bastava Almodovar, che da presidente della giuria a Cannes lo ha voluto premiato, disse, per aver denunciato “la dittatura del politicamente corretto”. Solo gli svedesi etnici, per soma o linguaggio, fanno le cose reali: reagiscono, ridono alle buffonate o sbruffonerie, e sanno “stare la loro posto”.   
Square è quadrato, piazza, ottuso (conservatore), scacco agli scacchi, e squadra per i geometri. Tutto gira attorno a un quadrato, una installazione di un’artista Lola argentina che fa girare tutta Stoccolma, dai giacobini muti che hanno abbattuto la monarchia ai bambini. È un quadrato, a questo è ridotta la piazza dell’ex palazzo reale, ora museo di arte contemporanea, sul quale una targhetta viene attaccata che proclama: “Il Quadrato è un santuario di fiducia e altruismo. Al suo interno tutti dividiamo gli stessi diritti e doveri”. Ma niente quadra. Eccetto il protagonista, e la società svedese-svedese che gli gira attorno. Molto square nel progressismo.
Fellini c’entra per molte citazioni, dirette e indirette. l’infante testimone d’innocenza, i mostri della porta accanto, la realtà che scorre onirica, i personaggi proteiformi, visivamente. Un’opera tradita dai critici a fini apologetici, questa restava da vedere – ma i critici vedono i film, o si fidano dell’addetto(a) alla promozione, magari a una ottima cena (certo due ore al buio son troppe)? E questa è una sorpresa, perchè il fim è molto esplicito, nella parodia satirica, non cammuffato.
L’attore che peforma lo scimmione è Terry Notary, quello del “Pianeta delle scimmie”. Le altre performances e installazioni sono in riferimento a artisti noti, Oleg Kulik, Julian Schnabel, Robert Smithson, Carl Hammoud.
Ruben Östlund, The Square

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