Non
ci sarà un “Protocollo dei savi di Odino” da qualche parte? Distruttivo. La
Germania ha distrutto l’Europa, due volte, e ora ci prova con gli Stati Uniti?
Un “Protocollo” che preveda la distruzione dell’Occidente.
Si
sottace che Trump è il primo presidente tedesco degli Usa, di seconda
generazione ma ben tedesco – dopo il
papa tedesco a Roma… Mentre è la chiave di tutto: suo compito è fare le
guerre folli, distruttive a nessun beneficio, anche come cavallo di Troia. Ha
denunciato in breve tempo tutto, per isolare gli Usa dal resto del
mondo, e ora innesca le armi che potrebbero abbatterli. Con logica, certo, c’è sempre filosofia in quella
follia.
Gerusalemme
è certo la “capitale” degli ebrei, il punto focale di una religione e una
schiatta. Che però non avevano bisogno, e non lo chiedevano, di farsene la
capitale amministrativa. Il führer Trump lo ha voluto per significarsi il decisore
assoluto. Non per gli ebrei, che non che c'entrano, non che si veda, semmai contro i mussulmani – i cristiani non contano.
Il giorno dopo che l’ultimo dei suoi divieti di entrata per i mussulmani ha
passato l’esame in giudizio.
Si
dice che gli arabi e i mussulmani non contano. Un po’ come da noi i preti. Ma
non è vero: non stiamo parlando di una religione, ma di un mondo. Che è quello
che ha salvato l’Occidente. La guerra contro l’Urss gli Stati Uniti l’hanno
vinta non con l’Europa, come si dice. L’Europa è ed era imbelle, papa compreso,
e pronta a sottomettersi, con tanti partiti di massa e il vastissimo prontuario
intellettuale filosovietico (filo-Breznev…). La guerra fredda gli Usa l’hanno
vinta con i mussulmani, a partire dal 1956, dalla guerra di Suez. Dal Marocco
all’Indonesia, con speciali punti di forza in Turchia e in Pakistan.
Non si dice mai abbastanza che gli Usa
sono molto teutonici. Woody Allen fa Königsberg di nome, la città di Kant – Allan
Königsberg. I matrimoni plurimi, a porta girevole, sono tedeschi più che
inglesi: lasciarsi da buoni amici (puritano è solo il rifiuto della poligamia,
e anzi la condanna, che la Germania invece pratica). “George Washington
crossing the Delaware”, l’immagine del cardine della storia americana, è di un
Emmanuel Gottlieb Leutze, pittore su ordinazione di scene storiche, della scuola
di Düsseldorf.
E ci sono altri legami, sotterranei. Hitler rubava, in guerra, inglesi e
americani compravano. Le istituzioni non i mercanti. Il British Museum ha 3.200
pezzi “di incerta provenienza”. E 75 mila monete di “fonte inappropriata”. Molto”Mein
Kampf” Hitler tirò fuori da “The passing of the Great Race”. Non da una corsa,
automobilistica o podistica, ma dalla “razza grande”, nordica, dell’eugenista
esimio Madison Grant, che fece le leggi per l’immigrazione negli Usa, a danno
dei latini, gli slavi e gli asiatici neri, contro la misgenation e per la “morte misericordiosa” degli incapienti.
America tedescofona
Ci fu pure un momento, all’indipendenza, in cui si progettò di fare gli Stati Uniti
tedeschi. Come G. Leuzzi spiega in “Gentile Germania” al § “L’America tedesca” –
il dollaro è del resto il teutonico tallero:
“Sa di
tedesco l’America, il dottor Kissinger non è casuale. E non solo per essere
stata la Vinnland dei vichinghi, che vi sono arrivati, dice Grozio, per via di
terra, loro uomini di mare. Ovunque s’incontrano –man, –burg e -ich, e le case col tetto spiovente che
fanno Germania attorno a Filadelfia, cuore della nazione, tra Harrisburg e
Gettysburg. È tedesca pure Yorkville a New York. Dietrich è il cognome più diffuso,
con Hoffman, con una e due -n. Eisenhower
si scriveva Eisenhauer, Smith spesso Schmidt, nel filone condiviso della Storia
Provvidenziale. È tedesco, postnomadico, l’uso americano di cambiare i mobili
ogni tre anni, magari per ricomprarli uguali. E il coniuge, seppure non con la
stessa frequenza. Quentin Tarantino ha avviato il riconoscimento col dottor
Schultz, il virtuoso cacciatore di taglie di Django unchained, e l’eroina Brunhilde che parla tedesco.
“Gli Usa sono germinati dal puritanesimo britannico, l’anarchismo di
quegli atei assatanati di Dio, come dalle selve teutoniche. Smentendo infine
l’eminente Grozio, l’altra sua scoperta che erano germani in America pure gli
indiani, vi erano arrivati via Islanda e Groenlandia. Ma furono i soldati
tedeschi di re Giorgio, i reggimenti dell’Assia, a propiziare a Trenton nel New
Jersey la prima vittoria e il carisma di Washington. E fu per una decisione a suo tempo
minoritaria, com’è noto, che l’America parlò inglese e non tedesco. Si
possono così dire gli Usa una sintesi di angli e sassoni su fondo normanno,
avendo essi il governo dei mari, nonché dell’aria, e il culto della guerra. E
fare una Germania yankee, o America teutonica.
Senza omettere la teoria woodyalleniana dell’Europa alla deriva dagli Usa.
“I mangiapatate sono stati poi decisivi nel mezzo secolo, tra la guerra
civile e il ‘14, che tramutò gli Usa in fabbrica della ricchezza. Tra gli
immigrati di quegli anni, che al censimento del ‘14 risultarono il 40 per cento
della popolazione bianca, uno su quattro era tedesco. L’America è tedesca quindi
quasi quanto è nera, al dieci per cento circa. Tra i cento milioni, poco più, di
americani, undici erano indiani, cinesi, neri, di altri colori. Quindici
milioni, poco meno, erano stranieri di nascita non di colore, con venti milioni
di figli. C’erano quindi nove milioni di tedeschi. Fu allora che gli Usa
presero a integrare neri e dagos e a
dirsi multietnici, per evitare il contagio. Ma non senza resistenze.
“Nel 1924 la nuova
legge sull’immigrazione, il Johnson-Reed Act, puntò esplicita e radicale a
garantire il carattere nord europeo, più specificamente “sassone”, degli Usa.
Basandosi su The Passing of the Great
Race, dell’ambientalista e eugenetista Madison Grant, 1916, sottotitolo The racial basis of European History:
una teoria del razzismo, posto a base dell’antropologia e della storia. Per
“razza nordica” intendendo un raggruppamento poco definito ma centrato sulla
Scandinavia e l’antico tedesco.
“Il Johnson-Reed Act
escluse ogni immigrazione dall’Asia - l’Africa non era nemmeno presa in considerazione
- e limitò fortemente l’immigrazione dal Sud e dall’Est Europa, con un sistema
di quote basato sull’origine della popolazione naturalizzata nel 1890. A quella
data gli immigrati dal Nord Europa rappresentavano l’80 per cento del totale.
Così gli italiani, che erano arrivati in gran numero dopo, in media 200 mila
l’anno nei dieci anni dopo il 1900, ebbero la quota annua di nuova immigrazione
limitata a 4 mila. Mentre la quota annua per i tedeschi era di 57 mila….
“Berlino è per Thomas Mann “metropoli americo-prussiana” già nel ‘17.
La “necessità”, che Rolland dice “undicesimo comandamento dei tedeschi”, lo è
pure degli americani, il “destino manifesto”. È tedesca come inglese, sassone,
la mania degli americani di avere tre e quattro mogli – l’ottimo
pastore-presidente Gauck convive con la moglie, la compagna che ha sostituito la
moglie, e l’amante che sostituisce entrambe. Comune è il West, l’Occidente. E
la Colpa (della distruzione dell’Europa, n.d.r.) si può dire degli Usa, oltre
che del papa: il materialismo come tradimento dello spirito della tribù –
Schopenhauer lo dice, Zur Rechtslehre und Politik, tanto intima
conoscenza aveva degli Usa, benché ne ignori le coordinate”.
I tedeschi si distinguevano in età moderna per la qualità degli
insediamenti, oltre che per essere numerosi. In America più che in ogni altro
posto, dice Kant nell’“Antropologia”: i tedeschi emigrati si sono distinti per
formare comunità nazionali “che l’unità della lingua e in parte anche della
religione trasforma in una specie di società civile che, sotto una superiore
autorità, si distingue nettamente dagli insediamenti di ogni altro popolo per
la sua costituzione pacifica e morale, l’attività, il rigore e l’economia.
Questi sono gli elogi”, conclude Kant, “che gli stessi inglesi fanno dei tedeschi
dell’America del Nord”. I Trump, immigrati recenti, non si sa quanto ordinati e
rigorosi siano stati e siano, ma certamente sono ben teutonici nel senso che
Kant non censiva: distruttivi.
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