giovedì 7 dicembre 2017

Il complotto di Odino

Non ci sarà un “Protocollo dei savi di Odino” da qualche parte? Distruttivo. La Germania ha distrutto l’Europa, due volte, e ora ci prova con gli Stati Uniti? Un “Protocollo” che preveda la distruzione dell’Occidente.
Si sottace che Trump è il primo presidente tedesco degli Usa, di seconda generazione ma ben tedesco  – dopo il papa tedesco a Roma…  Mentre è la chiave di tutto: suo compito è fare le guerre folli, distruttive a nessun beneficio, anche come cavallo di Troia. Ha denunciato in breve tempo tutto, per isolare gli Usa dal resto del mondo, e ora innesca le armi che potrebbero abbatterli.  Con logica, certo, c’è sempre filosofia in quella follia.
Gerusalemme è certo la “capitale” degli ebrei, il punto focale di una religione e una schiatta. Che però non avevano bisogno, e non lo chiedevano, di farsene la capitale amministrativa. Il führer Trump lo ha voluto per significarsi il decisore assoluto. Non per gli ebrei, che non che c'entrano, non che si veda, semmai contro i mussulmani – i cristiani non contano. Il giorno dopo che l’ultimo dei suoi divieti di entrata per i mussulmani ha passato l’esame in giudizio.
Si dice che gli arabi e i mussulmani non contano. Un po’ come da noi i preti. Ma non è vero: non stiamo parlando di una religione, ma di un mondo. Che è quello che ha salvato l’Occidente. La guerra contro l’Urss gli Stati Uniti l’hanno vinta non con l’Europa, come si dice. L’Europa è ed era imbelle, papa compreso, e pronta a sottomettersi, con tanti partiti di massa e il vastissimo prontuario intellettuale filosovietico (filo-Breznev…). La guerra fredda gli Usa l’hanno vinta con i mussulmani, a partire dal 1956, dalla guerra di Suez. Dal Marocco all’Indonesia, con speciali punti di forza in Turchia e in Pakistan.
Non si dice mai abbastanza che gli Usa sono molto teutonici. Woody Allen fa Königsberg di nome, la città di Kant – Allan Königsberg. I matrimoni plurimi, a porta girevole, sono tedeschi più che inglesi: lasciarsi da buoni amici (puritano è solo il rifiuto della poligamia, e anzi la condanna, che la Germania invece pratica). “George Washington crossing the Delaware”, l’immagine del cardine della storia americana, è di un Emmanuel Gottlieb Leutze, pittore su ordinazione di scene storiche, della scuola di Düsseldorf.
E ci sono altri legami, sotterranei. Hitler rubava, in guerra, inglesi e americani compravano. Le istituzioni non i mercanti. Il British Museum ha 3.200 pezzi “di incerta provenienza”. E 75 mila monete di “fonte inappropriata”. Molto”Mein Kampf” Hitler tirò fuori da “The passing of the Great Race”. Non da una corsa, automobilistica o podistica, ma dalla “razza grande”, nordica, dell’eugenista esimio Madison Grant, che fece le leggi per l’immigrazione negli Usa, a danno dei latini, gli slavi e gli asiatici neri, contro la misgenation e per la “morte misericordiosa” degli incapienti.
America tedescofona
Ci fu pure un momento, all’indipendenza, in cui si progettò di fare gli Stati Uniti tedeschi. Come G. Leuzzi spiega in “Gentile Germania” al § “L’America tedesca” – il dollaro è del resto il teutonico tallero:
“Sa di tedesco l’America, il dottor Kissinger non è casuale. E non solo per essere stata la Vinnland dei vichinghi, che vi sono arrivati, dice Grozio, per via di terra, loro uomini di mare. Ovunque s’incontrano –man, –burg e -ich, e le case col tetto spiovente che fanno Germania attorno a Filadelfia, cuore della nazione, tra Harrisburg e Gettysburg. È tedesca pure Yorkville a New York. Dietrich è il cognome più diffuso, con Hoffman, con una e due -n. Eisenhower si scriveva Eisenhauer, Smith spesso Schmidt, nel filone condiviso della Storia Provvidenziale. È tedesco, postnomadico, l’uso americano di cambiare i mobili ogni tre anni, magari per ricomprarli uguali. E il coniuge, seppure non con la stessa frequenza. Quentin Tarantino ha avviato il riconoscimento col dottor Schultz, il virtuoso cacciatore di taglie di Django unchained, e l’eroina Brunhilde che parla tedesco.
“Gli Usa sono germinati dal puritanesimo britannico, l’anarchismo di quegli atei assatanati di Dio, come dalle selve teutoniche. Smentendo infine l’eminente Grozio, l’altra sua scoperta che erano germani in America pure gli indiani, vi erano arrivati via Islanda e Groenlandia. Ma furono i soldati tedeschi di re Giorgio, i reggimenti dell’Assia, a propiziare a Trenton nel New Jersey la prima vittoria e il carisma di Washington. E fu per una decisione a suo tempo minoritaria, com’è noto, che l’America parlò inglese e non tedesco. Si possono così dire gli Usa una sintesi di angli e sassoni su fondo normanno, avendo essi il governo dei mari, nonché dell’aria, e il culto della guerra. E fare una Germania yankee, o America teutonica. Senza omettere la teoria woodyalleniana dell’Europa alla deriva dagli Usa.
“I mangiapatate sono stati poi decisivi nel mezzo secolo, tra la guerra civile e il ‘14, che tramutò gli Usa in fabbrica della ricchezza. Tra gli immigrati di quegli anni, che al censimento del ‘14 risultarono il 40 per cento della popolazione bianca, uno su quattro era tedesco. L’America è tedesca quindi quasi quanto è nera, al dieci per cento circa. Tra i cento milioni, poco più, di americani, undici erano indiani, cinesi, neri, di altri colori. Quindici milioni, poco meno, erano stranieri di nascita non di colore, con venti milioni di figli. C’erano quindi nove milioni di tedeschi. Fu allora che gli Usa presero a integrare neri e dagos e a dirsi multietnici, per evitare il contagio. Ma non senza resistenze.
Nel 1924 la nuova legge sull’immigrazione, il Johnson-Reed Act, puntò esplicita e radicale a garantire il carattere nord europeo, più specificamente “sassone”, degli Usa. Basandosi su The Passing of the Great Race, dell’ambientalista e eugenetista Madison Grant, 1916, sottotitolo The racial basis of European History: una teoria del razzismo, posto a base dell’antropologia e della storia. Per “razza nordica” intendendo un raggruppamento poco definito ma centrato sulla Scandinavia e l’antico tedesco.
“Il Johnson-Reed Act escluse ogni immigrazione dall’Asia - l’Africa non era nemmeno presa in considerazione - e limitò fortemente l’immigrazione dal Sud e dall’Est Europa, con un sistema di quote basato sull’origine della popolazione naturalizzata nel 1890. A quella data gli immigrati dal Nord Europa rappresentavano l’80 per cento del totale. Così gli italiani, che erano arrivati in gran numero dopo, in media 200 mila l’anno nei dieci anni dopo il 1900, ebbero la quota annua di nuova immigrazione limitata a 4 mila. Mentre la quota annua per i tedeschi era di 57 mila….
“Berlino è per Thomas Mann “metropoli americo-prussiana” già nel ‘17. La “necessità”, che Rolland dice “undicesimo comandamento dei tedeschi”, lo è pure degli americani, il “destino manifesto”. È tedesca come inglese, sassone, la mania degli americani di avere tre e quattro mogli – l’ottimo pastore-presidente Gauck convive con la moglie, la compagna che ha sostituito la moglie, e l’amante che sostituisce entrambe. Comune è il West, l’Occidente. E la Colpa (della distruzione dell’Europa, n.d.r.) si può dire degli Usa, oltre che del papa: il materialismo come tradimento dello spirito della tribù – Schopenhauer lo dice, Zur Rechtslehre und Politik, tanto intima conoscenza aveva degli Usa, benché ne ignori le coordinate”.

I tedeschi si distinguevano in età moderna per la qualità degli insediamenti, oltre che per essere numerosi. In America più che in ogni altro posto, dice Kant nell’“Antropologia”: i tedeschi emigrati si sono distinti per formare comunità nazionali “che l’unità della lingua e in parte anche della religione trasforma in una specie di società civile che, sotto una superiore autorità, si distingue nettamente dagli insediamenti di ogni altro popolo per la sua costituzione pacifica e morale, l’attività, il rigore e l’economia. Questi sono gli elogi”, conclude Kant, “che gli stessi inglesi fanno dei tedeschi dell’America del Nord”. I Trump, immigrati recenti, non si sa quanto ordinati e rigorosi siano stati e siano, ma certamente sono ben teutonici nel senso che Kant non censiva: distruttivi. 

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