In
una giornata media le tv nazional fanno spettacolo ospitando circa 300 italiani
comuni, gente cioè non del mestiere, non di spettacolo: “I fatti vostri”, “Forum”,
“La vita in diretta”, “Ci vediamo in tribunale”, “L’eredità”, “The Wall”,
“Soliti ignoti”, le tante “Prova del cuoco”, almeno un talk-show serale, il
teatrino della politica con giornalisti, politici, economisti, e uno spattacolo serale di talenti. Almeno100
mila l’anno.
Lo
fanno perché costa meno. E per fare nazionalpopolare, fare parlare l’uomo della
strada. Anche per la curiosità, di tante esperienze e passioni bizzarre. Ma con
una predilezione, non necessaria, per le questioni e i linguaggi bassi: litigi
per lo più, insofferenze, cattiverie, al limite grigiore. E sempre sofferenze.
Fare
spettacolo col grigiore è in realtà la chiave: ributtare l’uomo comune nella
sua ananke. Non prospettargli un’ora,
un giorno di meraviglia. La meraviglia è apparire sul piccolo schermo, è la
fine dell’ambizione.
Il
paese si specchia nella mediocrità. Se ne inorgoglisce. Ci guadagna anche
soldi.
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