Si
discute e si contesta la riforma del regime delle intercettazioni –
increbilmente ipocrita venerdì il commento del “Corriere della sera”,
Mentre è una riformetta. Da poco. Per il
minimo della decenza – in altri ordinamenti, per esempio quello americano, gli
intercettatori italiani sarebbe tutti in carcere. Timida, anzi paurosa. E
questa è la verità del provvedimento: la politica ha paura dei giudici.
Il
regolamento elettorale dei 5 Stelle ne dà lo stesso giorno della legge di
rifoma la conferma: contro ogni calcolo di opportunità, anche lo statuto dei 5
Stelle fa largo alla candidatura degli indagati. Indagati presumendo anche i
condannati, prima della Cassazione. È contro ogni logica: non c’è motivo per
cui la politica si debba fare forte di persone poco meno che limpide. È contro
soprattutto la logica del movimento grillino, che si vuole dei pur-e-duri. E
contro anche un facile motivo propagandistico, che evidentemente non si può più
spendere. Ma i giudici non cosentono alternative. I 5 Stelle in poco tempo
l’hanno già sperimentato: i soprusi dei giudici contro i politici sono irrefrenabili.
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