“Ho
anelato un tempo al vasto respiro dei Salmi o di Walt Whitman”. Ma a tirare le
reti resta poco: “Vedo, non senza malinconia, che mi sono limitato ad
alternare alcuni metri classici: l’alessandrino, l’endecasillabo, il
settenario”. L’auspicio per il lettore è che ci sia qualche “verso fortunato”
– “in questo mondo la bellezza è comune”.
Questo
è una sorta di testamento, la bellezza comune nel mondo. Benché dopo il 24
agosto 1969, quando per il settantesimo compleanno Borges licenziava con questo
breve prologo la raccolta, “la mia quinta opera poetica”, con un senso di fine,
chiudendola con l’elegia della vecchiaia, l’“ombra” temuta gli abbia poi
regalato, nota arguto il curatore Tommso Scarano, tre lustri, altre sei
raccolte di versi, due di racconti, e “molto altro”.
La
vecchiaia viene per ultima. Prima c’è molto Buenos Aires, una “milonga
fischiettata che non riconosciamo e ci emoziona”. Con gli interlocutori soliti:
De Quincey, “fratello della notte”, Ricardo Güiraldes, Hilario Ascasubi, l’autore
delle “Rubayyat”. E Joyce, cui più che ad altri Borges fa risalire le “segrete leggi
eterne” della scritura. Una poesia, in versi e in prosa, da conversatore incomprimibile.
Borges, grande conversatore, filologo di ottimo mestiere e lettura, narratore metafisico
(logico in realtà), si voleva e era un poeta. Poco apprezzato per questo, se
non dai suoi amici, ma si rilegge in queste riedizioni con gusto.
L’ombra,
la cecità come morte, viene con la vecchiaia. È il tema nuovo, spiega nel
prologo, in aggiunta “agli specchi, i labirinti e le spade che già prevede il
mio rasseganto lettre. Elegiaco ma non mesto. “Contrario alle estetiche”, ne confessa
una dell’ordinario, di “alcune astuzie”: niente sinonimi, idiotismi, arcaismi,
neologismi, niente preziosismi, parole di uso comune. Di “fatti” naturalmente meravigliosi,
non c’è bisogno di dirlo.
La
nuova traduzione, letterale, aderisce meglio all’originale disadorno, oraziano,
della precedente di Francesco Tentori Montalto. Le variazioni sono minime, ma curiosamente
danno un’altra cifra.
Jorge-Luis
Borges, Elogio dell’ombra, Adelphi,
pp. 160 € 16
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