domenica 24 dicembre 2017

Le tribù al governo in Medio Oriente

All’improvviso, chiusi i conflitti in Iraq e in Siria, si scopre che il Medio Oriente è ora in mano alle tribù. Come un secolo fa, al tempo di Lawrence d’Arabia. Come in Libia, già da tempo. Un modulo, se non un modello, di instabilità ingovernabile. Che si tenta di imporre anche al Libano. E all’opera in Arabia Sadita, al coperto della cosiddetta modernizzazione che il regnante attuale e suo figlio tenterebbero.
Dai governi militarizzati alle tribù, passando per le illusorie primavere arabe. È questo il segno ormai definitivo della stagione politica che si conclude col raffreddamento delle guerre civili in Medio Oriente e Nord Africa. In ampie aree del mondo arabbo, anche nevralgiche per gli assetti mondiali, i governi costituiti con tanta difficoltà attorno ai regimi militari sono stati dissolti e le tribù sono di nuovo al proscenio. In lotta intestina perpetua, come è nel loro dna.
La dissoluzione è stata opera degli Stati Uniti – opera bi-partisan, delle presidenze Bush jr. e Obama. Gli stessi che negli anni 1960 avevano imposto con successo il bonapartismo, portando a una stabilizzazione dei regimi, benché autocratici.
Non è chiaro il presupposto del rivolgimento – “introdurre la democrazia” si è presto rivelato un bluff. A meno che non sia la vecchia “tenaglia” kissingeriana contro la temuta Fortezza Europa, anche se questa non si è poi realizzata: dei fronti in fibrillazione costante dal mare di Barents alle colonne d’Ercole.

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