Le
voci sono della cantata, “dedicata a tutte le stragi della storia”, che Morricone
ha scritto su impulso dell’11 settembre, su richiesta di Muti, allora direttore
della Scala. Ripresa da Pappano in concerto, con l’orchestra e il coro di Santa
Cecilia, è un’elegia. Molto lontana dallì’11 settembre.
Nn
c’è la distruzione, l’odio, l’esibizione di froza. C’è l’enneima richiesta di perdono,
la colpevolezza traslata in musica, sui versi “arcobaleno” del poeta
sudafricano Richard Rive.
Morricono
stesso lo spiega nel programma di sala: “Sì, perché volevo andare oltre quella tragedia:
dall’11 settembre ill rano si è trasformato in un canto delle infinite stragi
dell’uomo, dal colonialismo a oggi”. Dell’uomo cioè europeo.
Una
intenzion e nobile. Ma, come tutte le domande di eprdno, una forma dell’albagia
dell’Europa, che si crede ancora determinante o importante nel mondo. E più per
rifiutare le armi.
Ennio
Morricone, Voci dal silenzio,
Accademia Nazionale Santa Cecilia
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