L’occasional paper odierno dell’Ufficio
studi della Banca d’Italia analizza i rischi connessi ai titoli “complessi”
(derivati) di cui le banche fanno
tesoro, soprattutto le banche tedesche e quelle francesi. Con
caratteristiche e rischi “comparabili” a quelli dei non performing loans, delle sofferenze bancarie. E con un rischio
ulteriore: a differenza degli Npl, questa esposizione non è monitorata dalla
Vigilianza della Bce, il Single Supervisory Mechanism (SSM), meccanismo di
vigilanza unico. Che la francese Danièle Nouy presiede, e la tedesca Sabine
Lautenschläger vice-presiede.
Lo
studio si intitola “Rischi
e sfide degli strumenti finanziari complessi: un'analisi delle banche del
meccanismo di vigilanza unico”:
La sinossi così lo presenta:
“Il
lavoro affronta la tematica dei rischi valutativi degli strumenti classificati
contabilmente L2 ed L3. Si tratta di strumenti finanziari non quotati
direttamente su mercati attivi, spesso relativamente complessi, opachi ed
illiquidi. Gli L2 ed L3 sono ampiamente presenti nei bilanci delle banche
dell’SSM (circa 6,8 trilioni di euro, considerando attivi e passivi).
“Si
argomenta che la complessità e l’opacità di tali strumenti offre margine per
scelte contabili e prudenziali discrezionali da parte delle banche, che hanno
incentivi ad utilizzare tale discrezionalità a proprio vantaggio. L’attuale
reportistica di vigilanza non è sufficiente per acquisire una piena
comprensione dei rischi complessivi insiti negli strumenti L2 ed L3.
“L’analisi
evidenzia che tali strumenti presentano alcune caratteristiche in comune con
gli NPLs (illiquidità, opacità) e che anche i relativi rischi potrebbero essere
considerati comparabili”.
Quattro volte il pil dell'Italia
I
6.800 miliardi di euro di titoli “complessi” contabilizzati in pancia alle
banche europee sono quelli risultanti a fine 2016 – nel 2017 sono aumentati. Quattro
volte il pil italiano, che era a fine 2016 di 1.672 miliardi.
L’esposizione
in titoli complessi era suddivisa in parti grosso modo eguali tra attività
(3.580 miliardi) e passività (3.262). Le prime facevano capo per il 44 per
cento alle banche francesi, per il 30 per cento alle banche tedesche, per il 9
alle spagnole, per il 6 alle olandesi, per il 5 alle italiane. Al capitolo
passività erano in capo per il 45 per cento alle banche francesi, per il 28
alle tedesche, per il 7 alle spagnole, per il 6 alle italiane e alle olandesi.
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