venerdì 22 dicembre 2017

Ombre - 396

128 sì, 9 no, 35 astenuti all’Onu sulla mozione contro Gerusalemme capitale d’Israele. Cioè: 44 a favore di Gerusalemme capitale d’Israele. La politica estera è del fare – è poco democristiana, o dello struzzo.

Vila-Matas è catalano e a suo modo nazionalista, ma degli autonomisti di oggi dice: “Hanno acceso la macchina indipendentista per mascherare i tagli al welfare e sviare l’attenzione dalle inchieste sulla corruzione”. Come non detto, il popolo è lo stesso entusiasta, il popolo catalano.

Vota la Catalogna contro la Spagna, dicendosi che vota contro Franco e il franchismo. Tutto si può dire, il popolo è di fede.

La Catalogna dopo la Brexit: vota il popolo contro i suoi interessi – occupazione, investimenti, ricchezza eccetera. Vota convinto, e non si ricrede. Non si potranno più portare quelle economiche tra le cause delle guerre: si va al guerra perché si vuole.

Vota la Catalogna per l’indipendenza, nella disattenzione, non è un evento. Il leghismo non impressiona più: nonché non più glamour, sa di stantio – che vorranno questi catalani?

Giovedì è tutta colpa della Consob: f.to Milena Gabanelli, nuova columnist del “Corriere dela sera”. Venerdì non è vero niente: f.to un nugolo di presidenti e dirigenti Consob. Senza replica. È finita 1-1, o 1-2? È un new-new journalism, ognuno dice la sua. Come sulla rete. Che però è gratis. E sintetica. 

“Le molestie certo esistono, ma basta dire di no”. Non è difficile, ma lo spiega Alessio Boni a Emilia Costantini sul “Corriere della sera” e la cosa finisce lì. Non abbiamo altro problema che le molestie sessuali è un undicesimo comandamento. E siamo vittime.
Un “potentissimo produttore americano” aveva selezionato Boni all’Accademia di Arte Drammatica per farne una star a Hollywood. Ma appena arrivato nella mecca del cinema, l’attore aveva scoperto che il produttore, benché sposato e padre di famiglia, aveva prima voglia di altro.

Manda sotto processo Catanzaro e Avellino per una partita truccata senza mandare le prove – raccolte, in abbondanza, dalla giustizia ordinaria. Dopo aver perso l’appello contro l’Agnelli della Juventus che voleva ‘ndranghetista. Ma il capo della Procura federale, il prefetto Pecoraro, non fa ammenda: qualcuno gli ha rubato le prove del processo, e Agnelli resta uno ‘ndranghetista.  Nessuno neanche gliel’ha chiesta, il prefetto è intoccabile.
Prima Pecoraro governava Roma, e voleva spostare la discarica di Malagrotta alla Villa Adriana a Tivoli.

O non è l’idea di giustizia sportiva che fa acqua? Si vede dagli arbitraggi, che tra l’altro non sono punibili, per quanto spregiudicati possano essere. O nell’atletica. Nel ciclismo. Di frodi note, Gatlin, lo stesso Froome, che scoppiano “a babbo morto”, e sempre facendo finta che siano casi dubbi.

I bilanci di Italia e Portogallo sono sotto osservazione a Bruxelles. I rispettivi ministri dell’Economia cioè. Ma il ministro italiano, presidente in petto del’Eurogruppo, rimane al palo, la presidenza va d’autorità al ministro portoghese. D’autorità della Germania, e questo è tutto.

Centeno, il presidente dell’Eurogruppo designato dalla Germani a, è presentato come il salvatore del Portogallo. Ma solo in Italia – solo in Italia si dice e si ripete che è “il Ronaldo della finanza”, una battuta che sarebbe di Schble, che lo ha voluto. Altrove è quello che è: uno che non ha salvato niente, è solo un puppet di Berlino – un tempo si diceva quisling.

Sara Netanyahu chiama gli ebrei sefarditi “marocchini”  mentre lei si definisce “europea” perché ashkenazita – “l’Espresso”. C’è sempre un “ebreo” “più ebreo” degli altri.   


Dall’1 gennaio multe fino a 50 milioni in Germania ai social network (Facebook, Twitter, Instagram e YouTibe) che non rimuovono entro 24 ore i contenuti illegali (violenti, diffamatori, di falsificazione, di  violazione della privacy tramite foto, di incitamento al crimine). Al costo di 50 dipendenti pubblici addetti al controllo. Troppo semplice? 

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