venerdì 29 dicembre 2017

Ombre - 397

I militari italiani ancora non sono sbarcati in Niger che le foto delle “missioni umanitarie” invadono i giornali – il primo giorno sotto forma di belle profughe eritree. Essere profughe eritree in Niger è come per un italiano trovarsi in Brasile per andare in Nord America. Con la differenza che l’Africa è più difficile da traversare dell’Atlantico.
C’è un business umanitario?

Albinati e Francesca D’Aloja raccontano sul “Corriere della sera” dal Niger molte storie “classiche” dell’immigrazione. Questa è una: “Oromia è partita che aveva tredici anni, ora ne ha venti. Ha girato l’Etiopia, il Sudan, il Libano, poi daccapo in Etiopia, quindi Sudan, da lì in Egitto, e infine in Libia, dove l’hanno incarcerata”.
Sette anni di giramenti. Dumas non arretrava davanti a nulla, ma qui avrebbe avuto dei problemi di verosimiglianza.

Il liberiano GeorgeWeah, grande atleta e benefattore prodigo quando stava in Europa, tornato in Africa fa l’africano. Avendo fallito due elezioni presidenziali, ha vinto la terza scegliendosi come vice la senatrice Jewel Howard-Taylor, ex First Lady col “boia di Monrovia”, il dittatore Charles Taylor. E alleandosi al ballottaggio con Prince Johnson, il “signore della guerra”.
Quando stava in Europa biasimava la politica: “Non ho mai votato. L’Africa non ha ancora capito cos’è la democrazia”.

Degli otto italiani fra i 500 del Bloomberg Billionaires Index, quattro hanno residenza a Monaco o in Svizzera. Non ce ne sono altri di altra nazionalità, non cl domicilio fiscale al fresco.

La ricchezza è cresciuta nel mondo nel 2017 del 3,6 per cento, calcola il Fondo Monetraio. I 500 miliardari del Bloomberg Billionaires Index l’hanno accresciuta del 23 per cento.

“L’Espresso” documenta, “Processo agli influencer”, una nuova attività pubblicitaria. Efficace ma truffaldina, quella dei blogger che “si vendono” la popolarità per promuovere surrettiziamente dei prodotti: gli influencer. Un’attività, a scorrere il settimanale, di donne. In difesa del femminismo?

Domenica “la Repubblica” celebra con Minniti la sconfitta dei negrieri in Libia. E la trovata di imbarcare i migranti sugli aerei anziché sui gommoni, evitando le traversate micidiali, e portando i migranti pro quota anche nei paesi Ue che fanno finta di non aver preso l’impegno all’accoglienza. Mentre “l’Espresso”, che esce a panino con “la Repubblica”, apre sul “Ritorno all’inferno”: “Gli effetti degli accordi con la Libia. La pagina più buia dell’Italia nel 2017”. La verità è doppia?

Patetico Doveri, nomen omen?, l’arbitro di Sassuolo-Inter, che dà un recupero interminabile di 5’, senza ragione, e poi lo prolunga di altri 2. Patetico perché voleva far pareggiare l’Inter, ma il recupero lo ha giocato solo il Sassuolo – gli interisti spompati non gli saranno grati.

I politici Pd della Toscana e “La Nazione” celebrano”la legislatura delle grandi opere”: nuove infrastrutture e ammodernamenti. I porti rifatti, a Piombino e Livorno, il raddoppio della ferrovia Pistoia-Lucca, le autostrade regionali rifatte, il raddoppio dell’Aurelia in Maremma (di una piccola parte, sulla restante è morto da ultimo Matteoli), le autostrade per gli aeroporti, l’ospedale di Prato… Del governo Supertuscan Renzi-con-coda-Gentiloni. Poi si dice che il tribalismo è morto.

Stefano Passigli scopre alla vigilia di Natale sul “Corriere della sera” che in Italia le banche sono legate alla politica. Davvero Stefano, professore di Scienza della Politica e senatore emerito dela Repubblica, non se n’era accorto prima? Ci sono presidenti di banche che si sono perfino candidati – Bazoli. E altri che lavoravano e lavorano per il Partito - non necessariamente per il (ex) Pci.

Lamenta il papa i complotti in Vaticano, tanto piccolo in effetti ma tanto scandaloso. Però: le sue troppe nomine avventate cos’altro sono, di gente di nessuno spessore, perfino palesemente inadatta? Da Chaouqui al cardinale dell’Honduras Maradiaga. Un “pauperista” come il papa, il cardinale, che ha svuotato l’università cattolica di quel paese per investire a Londra.

Sandro Magister s’interroga sull“Espresso” qual è il vero papa Francesco: quello che si abbraccia alle coppie gay, oppure quello che tuona contro la “colonizzazione ideologica” di chi pretende di cancellare i sessi. Non è un papa che vuole scandalizzare? Perciò  deciso, pro e contro.

La storia di papa Francesco e del suo amico carissimo il cardinale honduregno sembra tratta pari pari dal fogliettone video di Sorrentino, “The young Pope”: una delle sue tante storie è questa. È la vita che imita l’arte? 

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