Una
rilettura dell’impero romano, dal 27
a.C. al 529 d.C., senza novità sostanzali, ma sì nella messa in quadro:
di imperatori che si qualificavano, dopo Augusto, “Cesari”, conquistatori e
legislatori. Ma non una galleria dei personaggi - Svetonio basta e avanza: “Ideologia
e potere nella Roma imperiale” è il sottotiolo e il tema.
Jerphagnon,
lo storico della filosofia deceduto nel 2011, allievo di Jankélévitch, specialista
di sant’Agostino, già autore nel 1980 di un “Vivre et philosopher sous les
Césars”, premiato dall’Accademia francese col Grand Prix du Roman, ha grandi
qualità espositive, “racconta” più che romanzare, la storia delle idee. In questa che è la sua ultima opera – prima dell’opuscolo sulla stupidità, “La
sottise”, che lo promosse best-seller - fa un
ripasso dell’impero come di una “formidabile macchina per fare degli dei”. Cinque
secoli e mezzo analizzando di pensiero, etico e politico, per mettere in quadro
l’ideologia e la pratica di un impero di così lunga durata. Nonché modello di un
milennio e mezzo di storia occidentale, di dinastie e di repubbliche. Il più
grade impero documentato, sotto gli occhi di tutti, e conscio di sé.
Il
segreto dell’Occidente, si può dire, è nell’impero romano
Lucien
Jerphagnon, Les divins Césars,
Pluriel, pp. 592 € 12
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