Autenticità
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L’autenticità continua a piacere, benché abbia indispettito Adorno, un buon
articolo si potrebbe farne al mercato, checché essa sia. Non solo nell’arte, ma
ogni giorno, con i cibi, per esempio, l’abbigliamento, “questa maglietta è
autentica”, le vacanze. Si potrebbero rivendere le catapecchie in campagna, che
sono certamente autentiche in un habitat autentico.
Essere
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Io non sono, nessun dubbio. Sartre non è -
non è simpatico. Ma Heidegger è? E il popolo tedesco? C’è qualche soggetto da
qualche parte, con tanto filosofare? Sarà Dio?
Heidegger
non
ha letto D’Annunzio, e si vede. Celebra eccitato l’opposizione tra il mondo,
“inautentico”, della quotidianità, “in cui ognuno è l’altro, e nessuno è se
stesso”, e la “autenticità suprema” della libertà-per-la-morte.
Filosofia – Sarà finita col giardino? Che, Cicerone giustamente osservava, “induce a
pensare”. Cicerone era un nuovo ricco, ma la filosofia d’appartamento è altra
cosa: debole, minima, apologetica, retorica che sia, aggrava la st-tichezza,
per carenza d’ossigenazione. Mentre quella di piazza, è noto, traligna. E una
filosofia al governo dirazza: furono discepoli di Socrate, e pure belli,
Alcibiade e Crizia, gli ateniesi che imposero i Quattrocento.
Già
la filosofia aveva la tendenza a concludere che la vita è ciò che non dovrebbe
esistere. Da tempo immemorabile, fin da Salomone: la filosofia è una vecchia
sdentata. Che, per fare qualcosa, ha inventato il diavolo. Husserl ci aveva
messo una pietra sopra, se il problema era: “Come posso diventare un filosofo
onesto?” Del resto, conosciamo tre quarti della filosofia attraverso Platone.
Della filosofia greca, egiziana, e degli altri mondi. E di Platone possediamo
solo le opere di divulgazione. Platone, giovane allievo di Socrate, era nipote
di Crizia. Socrate e Platone sostennero gli oligarchi. Finché non ne furono
fatti fuori.
Germania – Si può dire la
Germania, di prima e di ora, Germania
paradigma dell’Europa, Ersatz e campo di prova delle questioni aperte: la
colpa, la diversità (multietnicità), il primato (“arianesimo”), la storia, la
filosofia.
Il
filone Ted-Ebr. è l’Europa (il cristianesimo) ebraica, combattente, invece
dell’Europa (cristianesimo) greca, che conosce la Forza e la lascia in
disparte – combattente cioè nel nome della Legge, della superiorità, perché
anche i greci non erano male in fatto di guerricciole.
Heidegger
e Freud non sono materialismo critico, o critica superiore (intelligente) della
realtà, sono il desiderio di finirla. Che si autocompassiona.
Lavoro – Adam Smith ne fa
un sacrificio. Fourier voleva farne una gioia e un divertimento. Rensi ne dice
male per tutto un libro – ma esordendo con una rinuncia al pensiero: “Il
problema del lavoro, come tutti queli che maggiormente interessano l’umanità,
è, così dal punto di vista morale, come dal punto di vista economico-sociale,
insolubile”. Il lavoro non ha buona opinione. Northrop Frye, “Anatomia della
critica”, lo lega al desiderio – la cui proiezione è il sogno, e di cui ha
fatto la specialità umana (“La civiltà non è semplicemente imitazione della natura,
ma un processo di costruzione di una forma umana totale mediante elementi della
natura, ed sospinta da quella forza che
abbiamo definito desiderio”): “La forma del desiderio è liberata e resa
apparente dalla civiltà. La causa efficiente della civiltà è il lavoro”. Anche
la poesia gli è subordinata: “La poesia, dal punto di vista sociale, ha lo
scopo di esprimere, come ipotesi verbale, la visione della meta del lavoro e
delle forme del desiderio”.
Morte – “L’uomo pre-greco sapeva di compiere con la morte un viaggio in un
mondo da cui avrebbe potuto forse tornare. Vivere tra il nulla e il nulla è in
realtà morire, e questo è l’atto supremo di co-noscenza” – Emanuele Severino.
Il nichilista è miglior cristiano lo diceva Oscar Wilde, in altro senso.
Coleotteri siamo, ancorché giganti, che vivono di escrementi. La famosa catena
ecologica. Coleotteri pensanti, che la vanno a raccontare.
La
morte ugualizzando tutti, il suicidio si prospetta quale marchio di differenza.
Ma ha solo l’effetto di anticipare l’immota uguaglianza. La morte può fare di ognuno
un eletto, nelle opere, nel ricordo. Mentre il suicidio cristallizza in sé,
soverchiando ogni altra sfumatura - la voglia di eccezione: comune, giusta, il
proprio dell’uomo d’eccellenza, dell’uomo.
Ciò
è vero anche in senso metaforico: nessun suicida ha mai cambiato nulla, non
l’equivalente del battito di ciglia a Manhattan, del volo di farfalla a
Singapore, che pure sommuovono la fisica.
La
morte di Dio fonda il cristianesimo.
Il
ritmo dattilico, una lunga due brevi, come “ritmo della morte”, che si riscontra
in molte composizioni di Schubert, nel Lied
“La morte e la ragazza” e altrove, è anche quello del walzer.
Si recita ai funerali la formula “Dagli
abissi io ti invoco, o Signore”, che sempre è per ognuno rovesciata, è il morto
in realtà il signore che s’invoca. C’è nella morte un aspetto buono: ognuno
riprende la compostezza, non più sopraffatto dalle banalità della vita, nei
suoi aspetti felici e beneaugurati, che può invocare. È questa l’essenza degli
angeli, per i quali la vita non è che accidente, che nessun papa deve
santificare.
La morte è giovane, anche se ha una lunga
storia, eterna, viene sempre troppo presto. Il funerale è degli adulti.
I funerali sono dei vivi, si sa. Una
cerimonializzazione della morte. Ma il rito è solitario.
Storia – Se non è
scienza, è certo la coscienza
dell’umanità, e compie la stessa funzione della ragione nella vita individuale
(Schopenhauer).
“Prima
condizione per avere storia vera (e quindi opera d’arte) è che sia possibile
costruire una narrazione” (Croce)
“È
cosa più facile fare la filosofia della storia che non la storia “ (Croce)
zeulig@antiit.eu
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