Canto – Non amando il canto,
e-ma non spiegandosi “il fascino che la voce umana esercita sugli italiani”, il
musicista Savinio, che tale era per gli amici a Parigi da giovane, Apollinaire,
Breton et al., arriva a questa conclusione
contraddittoria - vichiano senza saperlo? – dopo aver ribadito la personale avversione
alla “«corona» di un tenore”: “Chi assicura che il nostro disprezzo non è
incomprensione? Quel più che canto, quell’«urlo» del tenore è forse la più
suadente affermazione di un «antropomorfismo sonoro» che noi ignoriamo perché «non
ne sentiamo la ragione», è forse la testimonianza più convincente che l’uomo è
signore in terra”.
Il
canto ha la “potenza del verbo”, riflette ancora il musicista Savinio, al di là
delle parole, delle cose dette. E ricordando le interpolazioni di canti “in
varie parti dei poemi omerici”, di personaggi-eroi, di gesta, di immagini
portentose, si dice: “Forse l’effetto è quello di un personaggio anche maggiore:
di un Dio”. Per “la potenza del verbo” – “Il canto dopo tutto non è se non «parola
cantata» e dunque parola più «efficace»” (Alberto Savinio, “Scatola sonora”, d.
Einaudi, pp. 410-411).
Contrappunto – “Il
contrappunto è il moto «interno»della musica”. Il contrappunto, - “questo
continuo rinnovamento cellulare della musica” - “non solo dà vita alla musica –
una vita astratta, artefatta (intendi: fatta con arte), aerea – ma le dà anche
salute, perpetua freschezza. La s coperta del contrappunto…. è la scoperta di
conservare la musica in condizioni di perpetua freschezza. È per questo che
Bach è sempre giovane” (Id., p. 416). Però.
Però
è “nella musica drammatica”, nel melodramma, che “si perpetua l’eroica solitudine
del pensiero di Eraclito”: “Il contrappunto è nella musica ciò che la
dialettica è in filosofia. È la dimostrazione del principio che «da cosa nasce
cosa»”. Non è musica: “È l’analogia in musica dello sviluppo cellulare della
vita organica” (Ib.).
Creazione –
“C’è analogia tra il miracolo della creazione e il funzionamento
dell’accendino”, trova il multiverso Savinio a proposito di Erik Satie (Id., p.281).
Può scattare subito, “al primo colpo di pollice, la fiammella si leva su come
un pennacch etto azzurro”, altre volte scintilla “ma fiammella non appare”,
altre “la rotella rimane nera”. Funziona come lo Zippo, l’accendino americano.
Critica – “Chi ha detto
che la sola funzione della critica è di criticare? La critica ha una funzione
molto più importante, che è di inventare” (Id., p. 300).
Forma – “È per
definizione il falso” (Id., p. 167) – la Gestalt.
Ignoranza –
“Di rado l’ignoranza è schietta. Quasi
sempre è sorretta dallo studio, dal ragionamento, da una specie di intelligenza”
– (id., 290).
Ironia L’ironista
Savinio la vuole compassionevole: “Fine dell’ironia, diversamente da come
credono i più, non è di porre uomini e cose in burla, ma di scoprire,
velatamente e indirettamente, la verità più riposta in fondo agli uomini e alle
cose, così da on offenderli, da non guastarli, da non colpirli a morte, come
avverrebbe se questa riposta verità fosse tirata fuori direttamente e senza gli
accorgimenti, la delicatezza, l’ «anestesia» che in questa operazione, di tutte
la più amara, mette l’ironia.
“Donde
viene quella commozione dolce, quel compatimento, che l’ironia praticata con
profondità suscita nell’animo? Viene appunto dalla «compassione», da un sentire
comune che l’ironia stende tra noi e gli altri”
Ortodossia – Il “greco”
Savinio la lega ai riti eleusini, dei misteri: culto “profondamente greco, di
più eschileo”, “che conserva tuttora l’oscurità delle origini, che non si è
«liberato» dell’oscurità delle origini. Iconostasio. Messa «nascosta». Penombra
della chiesa. Dio misterioso” – “Scatola
sonora” (Ib., p.166. E ancora (p.169: “Il più profondo dello spirito greco si
continua nella Chiesa ortodossa, nei suoi culti gelosi e segreti, nel suo eleusinismo, nel suo ecatismo”.
zeulig@antiit.eu
Nessun commento:
Posta un commento