“De
zelotipia”, sulla gelosia, il titolo col quale il trattatello è stato
tramandato, era stato mutato in “Tractatus de vero amore” nel 1954 da Gerardo
Bruni, che l’aveva scovato in un codice miscellaneo del tardo Trecento a
Erfurt, tra due testi di Egidio Romano. È l’amore perfetto l’amore geloso? No,
in realtà il trattateello, 23 brevi anche se dense questioni, cita
incidentalmente la gelosia, alle prime righe, per escluderla dal “vero amore” –
da qui l’accatastamento affrettato sotto quell titolo nella miscellanea.
Secondo il primo
editore, Bruni, e il curatore che lo segue di questa edizione, Massimo Sannelli,
l’Anonimo ripercorre il catalogo amoroso, per la parte condivisa, degli autori
religiosi (dalla Bibbia a sant’Agostino,
Riccardo di San Vittore, Meister Eckhart, Margherita di Porete) e dei poeti
dell’amore cortese. In una semantica e una simbologia che oggi risultano
stranamente contemporanee. Riassumendosi nell’inciso che Sannelli appone a
esergo della sua introduzione, “Loquentes de corpore”. È di sesso che si parla,
il rapporto che “nasce da una volontà libera e incondizionata” - il matrimonio,
la fedeltà, la monogamia non sono in tema, nemmeno per contestarli, si dà per
scontato che non sono valori.
In questi ambito, per l’epoca straordinario,
la raccolta è di precetti pedestri. “Per natura la
donna è soggetta all’uomo, perché è stata tratta da lui”. “La donna e l’uomo
sono come il fuoco e il legno” – il fuoco è l’uomo. La donna deve referire un marito
inferiore, “per due ragioni: la maggiore obbedienza dell’uomo e la sicurezza di
non esporsi all’accusa di far mercato dell’amore”.
Anonimo di
Erfurt, Sulla gelosia, Il Nuovo
Melangolo, pp. 87 € 8,24
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