“L’esperienza
è soltanto la tela sulla quale si tenta
di realizzare il quadro”. Al tempo del realismo-verismo Conrad è uno
scrittore-scrittore, anche quando intrama il racconto di cose vissute o viste.
La
raccolta è delle presentazioni che Conrad ha scritto per le riedizioni dei suoi
romanzi e racconti. Che non usa più pubblicare con le riedizioni e le traduzioni, mentre lo
meriterebbero. Non rivelano nulla, ma spiegano il metodo di lavoro. E sono
altri racconti, racconti dei racconti – anche se senza smettere “l’incessante
cura per la forma”.
“L’incessante
cura per la forma, che blocca, ostacola e distrae” è di Virginia Woolf. Il suo
saggio conradiano, che apre la raccolta, vale da solo la lettura. La lingua
inglese di Conrad “corteggiata più per le qualità latine che per quelle sassoni”.
La creazione del doppio, Marlow – dieci anni dopo Sherlock Holmes. “L’incessante cura per la
forma”, appunto. L’autore di un “magnifico saggio” su Henry James, 1905. Ma anche uno che “si preoccupa solo di mostrarci
le bellezze di una notte sul mare” – mentre si ricorda per le notti minacciose,
e più con la bonaccia.
Joseph
Conrad, Note ai miei libri, Elliot,
remainders, pp. 91 € 5
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