sabato 28 ottobre 2017

L’America è un altro mondo

Hanno ucciso i Kennedy Marilyn Monroe? Perché no? Da qualsiasi parte la si rivolti, l’America è un alro mondo. Gli Stati Uniti d’America. Un altro dall’Europa, checché questa sia.
Hanno votato Trump, e forse non senza ragione – Hillary Clinton in nessun’altra piazza sarebbe stata candidata credibile (è donna, ma sai quante donne ci sono al mondo). Ma:
1) hanno la pena di morte, e la applicano, anche con protervia;
2) si armano in casa come per una guerra, gli intellettuali compresi (gli Hemingway, p.es.), e spesso fanno anche stermini, di nemici immaginari, americani;
3) non hanno una sanità né un’istruzione pubblica decente, unico paese occidentale;
4) delle disuguaglianze si fanno titolo di vanto - il merito;
5) hanno 22 milioni di reduci di guerra;
6) hanno metà della popolazione che tutta insieme non eguaglia la ricchezza di Bill Gates, Jeff Bezos e Warren Buffett;
7) hanno un’opinione pubblica scandalistica: peggio mi sento, meglio;
8) credono a tutto, anzi sono ossessionati dal complottismo: non c’è paese al mondo, né occidentale né animistico, che crei tante bufale e ci creda;
9) hanno fiducia cieca nelle loro polizie segrete, che sono politiche, e anche criminali, l’Fbi, la Cia, la Nsa con le intercettazioni di tutto il mondo, e una lunga serie di polizie segrete minori
10) idolatrano i due presidenti peggiori del dopoguerra, Kennedy (invasione di Cuba, missili, M.Monroe, la guerra perduta in partenza in Vietnam) e Obama (Obamacare, primavere arabe – Egitto, Libia, Siria – e Ucraina, Fratellanza Mussulmana-cum-Is).
Tanta credulità e tanto “peggiorismo” per di più ritengono l’opinione più libera e protetta al mondo.
Sono convinti che solo Harvey Weinstein si facesse le attrici. Muoiono di oppioidi e non si chiedono perché – se non il solito complotto. Sono certi del Russiagate ma non sanno che cosa sia – sarebbe che Putin ha fatto eleggere Trump… Anzi, l’ultima del Russiagate è che è una bugia di Hillary Clinton, che una ex spia britannica convinse, dietro pagamento, a denunciare affari di Trump con Putin.
Una quasi presidentessa americana che si fida di una ex spia britannica, di solito sono ubriaconi, e la paga pure, altrove sarebbe da ridere. Negli Usa è il massimo e il meglio dell’informazione, della sacertà dell’opinione pubbica. Del resto, credono a Elvis Presley vivo.
“Curiosamente ossessionati” dai complotti li dice David Brion Davis, lo storico dello schiavismo - sulla traccia di Richard Hofstadter già mezzo secolo fa:  dai complotti “degli Illuminati francesi, di oligarchi Federalisti, di Massoni, del potere del denaro, della chiesa cattolica, del potere…. slavo, di anarchici stranieri, di banchieri di Wall Street, di bolscevichi, di ebrei internazionalisti, di fascisti, di comunisti, e del Black Power” – “The Slave Power Conspiracy and the Paranoid Style”, “The Fear of Conspiracy: Images of unamerican Subversion from the Revolution to the Present”. Il sistema di espressione ritenendosi più libertario al mondo: tutto vi può venire pubblicato e propagandato.  Raddoppiato con internet, che funziona bidirezionalmente: alimentano internet di bufale, e se ne alimentano, senza restrizioni né sanzioni, diversamente da molti altri paesi, anche democratici. L’uniformismo – conformismo – americano in tanta libertà è impressionante: la libertà viene al nulla.

Letture - 321

letterautore

Autore – È i suoi personaggi. In vario modo. Per il lettore, per l’autore stesso.  E anche commercialmente – Camilleri lo spiega a Teresa Ciabatti su “La Lettura”: Montalbano è invadente e ricattatorio: ogni volta che esce un suo romanzo, si vendono anche gli altri miei libri”. Tante volte ha provato a “ucciderlo”, ma sempre ritorna su: “La verità è che Montalbano mi mantiene in catalogo da trent’anni”.

Caporetto  Completamente trascurate le testimonianze letterarie, Quella, di Malaparte, a posteriori e in forma di libello politico. E la rappresentazione dal vivo di Hemingway, anche se non c’era, e lo raccontò in forma di romanzo: rileggendolo, “Addio alle armi” è l’unica rappresentazione convincente, in tutti gli aspetti, militari, psicologici, politici. Fore perché prende la giusta prospettiva, dal basso, delle masse in ritirata – generali? colonnelli?.

Fake news – Ma dov’è la novità? C’erano nel Cinquecento i novellanti, era un mestiere, che vendevano le notizie a principi, cardinali, commercianti, banchieri, dopo averle fabbricate.
Erano il reticolo del romanzo di G.Leuzzi venticinque anni fa, “In virtù della follia”. E più spesso sono scienza. Astolfo, “La gioia del giorno”, ne dava dieci ani fa brioso elenco:
Shakespeare era Bacone, o il conte di Oxford, Edward de Vere, se non fu Elisabetta, la regina. Il suo lei era il conte di Southampton, Henry Wriotheseley – da giovane, in età adulta il conte ne fu mecenate. E Amleto è un travestito. Anche grasso e asmatico, poiché è irresoluto e sospira di frequente. Sono solo due delle trecento letture che il Williamson fa di Amleto. Si vive tra le boiate, a volte in allegria. L’amato Louÿs sostenne una vita che le commedie di Molière le ha scritte Corneille. Mentre Dante è un templare, eretico, frocio, e forse tedesco.
Gesù invece era san Paolo. E san Giovanni Lazzaro, Questi essendo “il discepolo che Lui amava”. Abramo era Akhenaton. Mosé un generale egiziano. Ultimamente, a lungo è stato un sacerdote egiziano. La cosa non è senza conseguenze, poiché fratello di Mosè è Aronne, il progenitore dei Cohanim, la stirpe dei sacerdoti del Tempio. Si può così dire che l’ebreo non esiste, è un falso della storia, il vero ebreo è egiziano. O che la religione non esiste, è il “ritorno del rimosso”, Freud  direbbe, “reminiscenza di processi arcaici scomparsi”, archeologia.
“Quanto a Gesù, aveva un fratello. In proprio Gesù era un esorci-sta della Galilea, condannato per sedizione e giustiziato nell’anno 30. Se aveva intuizioni su una sua origine divina, non la manifestò. Il cristiane-simo fu fondato da suo fratello Giacomo, che ne riprese le dottrine in se-greto - Giacomo il minore, nella storia di Maria sposa di Alfeo. Il suo profeta fu san Paolo, che attinse la verità da Giacomo. Paolo l’agente dei romani, ai quali scrisse lettere, quando lo salvarono da una brutta fine a Gerusalemme. Forse per sconfiggere l’ebraismo, che era già sconfitto. O per imporre il dominio degli ebrei sul mondo. Magari con un accordo segreto a Masada, dove gli ebrei fecero finta di suicidarsi – qualcuno li ha visti morti? non c’è da fidarsi dei romani, che si erano venduti all’oro semita. Prima naturalmente di essere condannato a morte a Roma e decapitato, ognuno è agente di qualcun altro. Ma se Paolo fu romano, seppure mascherato, la filosofia latina se ne nobilita grandemente, con sant’Agostino, o con Tommaso d’Aquino e Duns Scoto, arricchendosi dell’invenzione dell’interiorità che egli fece, canone fertilissimo benché confuso.
“La storia ha una coda: Gesù avendo un fratello, sua madre non è vergine. Molti ebrei credono anzi che facesse le corna a Giuseppe, non c’è donna pura. Anche il cristianesimo va distinto fra quello di Gesù e quello di Paolo l’ebreo – ma Gesù non era ebreo? La storia di Gesù si fa triplice se la Vergine fu moglie a Zebedeo: il fratello non fu uno solo, Giacomo minore, o maggiore, ma due. E il fondatore fu Giovanni, giovane e bello, che Gesù amò. La storia dà senso all’agape e alla creazione monogenetica della chiesa, un filo d’incestuosa pederastica pregnanza.
“Colombo era un danese. Omero un baltico - e una donna, ma questo si sapeva. Anche Dio, ottomila anni fa, era femmina. E da una donna fece scrivere la Bibbia, una cortigiana di re Salomone - le due notizie sono distinte. Brigitte Bardot è oggi il modello di donna cristiana. E Grace Kelly una santa. Brecht del resto ha rifatto due volte il testo di “Lucullo”, e Dessau due volte la musica, perché il Partito sospettava l’uno e l’altra di pacifismo - nessuno è pazzo come un comunista pazzo, diceva Brecht cretese. Il presidente Mao ha decretato lo sterminio dei passeri. E la matematica dei giochi dimostrato che al Monòpoli conviene comprare i terreni arancione: nelle caselle di quel colore i giocatori sostano con più frequenza, essendo rinviati spesso in galera”. Molto fake, ma tutto falso?

Follia – “Far finta di essere pazzi”, titola il “Robinson” di “la Repubblica” la presentazione delle ultime poesie postume di Alda Merini - che Paolo Mauri dice anche di “saggezza folle”. “Che tortura morale abbiamo”, scrive Merini in versi all’amica Bianca alla ripresa della vita in città dopo essersi liberata dal manicomio:\“Doversi fingere pazzi\ perché qui sul Naviglio fa colore”. Nell’intimo semmai convinta di essere privilegiata, ma non al modo dei pazzi: “Il delirio è una condizione umana irripetibile”, declama in un’altra lettera in versi alla stessa amica:\”né lirica né distorta. Il delirio è stato\  per me quella conchiglia trovata sulla sabbia\ dell’anima che si porta all’orecchio\ per sentire il rumore del mare\ e il rumore del canto”.
“Parole forsennate” è sempre domenica sull’“Espresso” il titolo di una riflessione di Ginfrancesco Turano sul tema “quando la follia dà vita al genio”. L’elenco è lungo di “bipolari, sregolati, schizofrenici, suicidi” di genio, “da Campana a Hustvedt, da Foster Wallace a Merini”. Hölderlin, Maupassant, Pound, Campana, Merini - Nietzsche. E i suicidi, per entusiasmo o depressione, a partire dal  Werther del posatissimo Goethe: von Kleist, Esenin, Hemigway, Nerval, Virginia Woolf, Sylvia Plath, suicida dopo tre ricoveri con elettroshock e trattamenti farmacologici, Anne Sexton, Foster Wallace. O gli ubriaconi, Poe, Tennessee Williams, lo stesso Hemingway. Una sindrome che perseguita molti. Blake, Yeats, Rilke, Emily Dickinson. Kerouac fu riformato per schizofrenia. Siri Hustvedt, scrittrice, moglie di Paul Auster, confessa deliri incontrollabili. . .
Il disturbo neurologico facilita o disturba la poesie – la versificazione, l’immagine, la prosodia? Dipende, probabilmente: in qualcuno la faciliterà, in altri la inibisce. L’esperienza personale, del vecchio nuovo amico Saro Napoli, “Incom”, èche consente momenti di concentrazione-liberazione di speditezza e qualità d’invenzione e versificazione: nel ritmo, nelle sonorità, nell’immaginazione, negli accostamenti. È vero che Saro, pur in trattamento farmacologico è – è stato prima che la Sanità non lo imprigionasse - per ogni atra cosa persona autonoma e stimabile. Capace di amministrarsi, Di viaggiare ai suoi appuntamenti annuali a Bologna e Venezia per le fiere d’arte.  Come anche di andare e venire con i mezzi pubblici, a Roma e ovunque, senza mai sbagliare una coincidenza, preciso al minuto. Salvo per la psicosi del furto di cui costantemente si riteneva vittima – si può essere pazzi per questo (il discorso non è più della poesia)?

Galileo – È miglior scrittore - “Appena la luna compare, nel linguaggio di Galileo si sente una specie di rarefazione, di levitazione: ci s’innalza in un’incantata sospensione”. Italo Calvino.

Goethe – Nel centenario della morte fu celebrato soprattutto come occultista. Era il 1932, alla vigilia dell’avvento di Hitler, la Germania era ingombra di eserciti politici, di sinistra e di destra, l’economia era a picco, c’era la fame, ma la Germania viveva all’ora dell’occultismo e della magia nera. In una sorta di paganesimo della selva originaria, pre cristiana e anzi prelatina. Le comunità dello Harz attorno a Brocken, scenario della notte di Valpurga nel “Faust”, organizzarono festività pagane e processioni notturne in grande stile. Un ghostbuster britannico che aveva “scoperto” il favoleggiato manuale di negromanzia alt-deutsch, vecchio tedesco - è su questo manoscritto del Quattrocento, spiegava, che Goethe si è ispirato per il “Faust” - fu invitato a Rocken a provare il tiro centrale del manuale, la trasformazione di una capra bianca in un bel giovane. La cerimonia fu sfarzosa, il 17 giugno 1932, ma l’esperimento fallì.
L’esperimento anglo-goethiano fu ripreso a Berlino un paio di giorno dopo da Erik Jan Hanussen, alias di Herschmann Chaim Steinscheneider, un mago ebreo famoso e discusso che stava per diventare il “resuscitatore” del depresso Hitler. Una sorta di strizzacervelli telepatico: Hanussen  operò la trasformazione, alla presenza di testimoni illustri, Leni Riefenstahl e Valeska Gert (Nishma in “Giulietta degli spiriti”) tra i tanti. Una rappresentazione giocosa in realtà. Si coprì da ultimo la capra con un lenzuolo, togliendo il quale un bel giovane appariva invece dell’animale.

Keita - Etnonimo nobile: è il patronimico – era – dei Dogon. Un’etnia dell’Africa Occidentale che praticava una larga cosmogonia, un vero “sistema del mondo” (Germaine Dieterlen).

Weinstein - Latita vistosamente nel caso Weinstein quello dei Magnifici Narcisisti, la folgorante invenzione di Foster Wallace in “Considera l’aragosta”. Della triade Updile-Mailer-Philip Roth, con Bukowsky e un paio di altri nomi non esportati. Tutti presi dal sesso, dall’organo. Nel disprezzo del resto del mondo, la donna agognata per prima.

letterautore@antiit.eu 

Per un socialismo dell’intelligenza

Più facile a dire che a praticare: esce in controtendeza in francese questa condanna radicale del lavoro - la fatica, il bisogno, la dipendenza. Quando il lavoro, cioè, è un bene, anche ambito – ce ne fosse… Rensi, poi, che si applica a demolire il lavoro, è un grande lavoratore: un italiano che oggi si dice atipico, molto coerente, molto applicato. E poi, “Saggio sull’attività più odiata dell’uomo” ha voluto come sottotitolo, ma chi glielo ha detto? Nei suoi anni, nella Milano operaia di Fine Secolo,  e in Europa fino alla seconda guerra mondiale, certamente no. Anche il Sessantotto, che si celebra come un movimento di rifiuto del lavoro, dell’“integrazione”, sarà grande lavoratore – e continua, non vuole molllare il posto, Checco Zalone non è lontano.
Un saggio giocato sul paradosso. Marx forse era sul filo di Rensi, ma con altre argomentazioni – il plusvalore, cioè lo sfruttamento. Mentre da tempo, già con Voltaire (“il lavoro allontana da noi tre grandi mali: la noia, il vizio e il bisogno”), una filosofia si propone che rivaluta il lavoro come mezzo di liberazione e non di asservimento: di libertà economica, e sulle miserie del mondo, i suoi vizi e i suoi mali.
Rensi giustamente si riscopre, almeno in Francia. In Italia le riproposte sono cadute nel nulla: un pensiero originale e socialista non ha più patria. Il personaggio è anche d’interesse. Vittima della repressione di Pelloux, nel 1898, dovette emigrare da Milano nel Canton Ticino. Dove vise una dozzina d’anni, naturalizzato svizzero, si sposò, e continuò l’attività di  pubblicista socialista, avviando quella di filosofo accademico. Rientrato in Italia qualche anno prima della Grande  Guerra, insegnerà Filosofia morale all’università di Genova. Fino al 1927, quando fu radiato da Mussolni, per aver firmato nel 1925 il “Manifesto degli intellettuali antifascisti” di Croce. Resterà relegato ai servizi bibliografici, e alla compilazione delle biografie dei liguri illustri, fino alla morte nel 1941. Fu anche arrestato, con la moglie, nel 1930, dopo l’attentato alla fiera di Milano, in uno con l’intellighentzia liberaldemocratica - ma presto liberato per lo stratagemma di un amico, che lo compianse morto pagando un necrologio sul”Corriere della sera”, e a questo modo ne ottenne la liberazione immediata, Mussolini non voleva complicazioni, e non si fidava dei suoi scherani. Un socialista puro e duro.
“Contro il lavoro” è del 1923. Rensi non era un crociano, anzi era un antistoricista, le ragioni corteggiando dello scetticismo. Ma qui va oltre, con una tesi provocatoria, più libertaria che risolutrice. Gridata, si direbbe come sulle sigarette oggi contro il fumo: “Il lavoro uccide”. Rensi non ci va lontano: "Tutti gli uomini odiano il lavoro. E necessariamente e con ragione perché il lavoro è meritatamente odioso”. Ma già per questo il suo grido meno vero, anche se lui non lancia l’anatema per lavarsi le mani.
Rensi non era neanche un sociologo, alla Max Weber, benché sempre impegnato nella politica attiva. È un logico. Il fondamento del suo rifiuto è un intrico etico, di quelli indissolubili, se si tira il fiocco di quà si irrigidisce il nodo di là: “Il problema del lavoro, come tutti quelli che maggiormente interessano l’umanità, è così dal punto di vista morale, come dal punto di vista economico-sociale: indissolubile”. Il lavoro, “nello stesso tempo necesario e impossibile”, è “l’imprescindibile base e supposizione della vita spirituale dell’umanità (perché lo è della vita di essa in generale) e contemporaneamente ripugna alla vita spirituale medesima, è in diametralmente contrasto con essa, la rende impossibile”.
La colpa del lavoro è di distogliere dal piacere. Ma Rensi non è un edonista. Ciò che lo preoccupa è un fatto politico, e quasi sindacale: tanto più il lavoro è una virtù “tanto minore importanza assume il miglioramento della condizione dei lavoratori”. Il che può anche essere vero – avvenire. Ma è vero anche il contrario? “Quanto più il lavoro in sé è poco stimato, tanto maggiore peso le rivendicazioni economiche e sociali acquistano nella coscienza pubblica”. Difficile peraltro non rilevarne l’aristocraticismo: “Il lavoro è meritatamente odioso. Non è una cosa nobile, ma una necessità inferiore della vita delle specie e dell’esistenza dei più, ripugnante essenzialmente alla più alta natura dell’uomo”. Un socialista delle inteligenze.
Giuseppe Rensi,. Contro il lavoro, Gwynnplaine, pp. 157 € 13
Contre le travail, Allia, pp. 144 € 9,50


venerdì 27 ottobre 2017

Ombre - 388

La fuga di notizie
Svuotò i giornali
I redattori astringendo
A stringere la cinghia
Di trasmissione

Non è successo nulla alla Banca d’Italia. Salvo che troppe banche sono fallite. Con gravi perdite per i risparmiatori. E che tre dirigenti della vigilanza, e il segretario di Draghi quando era governatore, sono passati con ottimi stipendi alla Popolare di Vicenza da loro controllata. Prima che saltasse il tappo.

Tutto quindi come prima alla Banca d’Italia: la politica abdica anche quando non dovrebbe. Effetto di insindacabili presidenze della Repubblica, di Mattarella dopo Napolitano. Presidente  di cui peraltro il rottamatore Renzi, che avrebbe voluto rottamata anche la Banca d’Italia,  è stato il pupillo e il padrino.

Heather Lind, di professione attrice, accusa George Bush di “aggressione sessuale” due anni fa.  Quando l’ex presidente aveva già 89 anni, e andava in sedia a rotelle per il Parkisnon. Ma è una commedia?

Lotito certamente non è una persona seria, si sapeva prima della sceneggiata sui suoi razzisti. Ma ha creato una società di calcio che funziona, malgrado si direbbe se stesso: l’impresa prescinde dall’imprenditore, bisogna rivedere  tutta la filosofia dell’impresa?

Il poco serio Lotito è quello che ha avuto e ha più potere nella federazione del calcio, dagli arbitri al tribunale sportivo, alla federazione stessa. Dapprima in alleanza col Milan, quando c’erano Berlusconi e Galliani. Poi con Alberto Agnelli della Juventus. Il calcio è poco serio.  

Si può fare un governo giallo-nero. Poi rosso-nero. Poi “giamaica”. Indifferentemente, sempre con lo stesso cancelliere – si può fare in Germania. Senza coerenza ma con un programma di governo. Nell’ammirazione generale. In Italia invece non si deve fare un governo – non si deve votare per fare un governo. Poi dice che c’è corruzione, spreco e decadenza.


Solo Marina Ripa di Meana in Italia ha posto la domanda giusta alle 40, o 50, attrici di Weinstein: ma chi ve lo ha fatto fare? Non un giornalista, un tuttologo, un maschio altrettanto perfido.

“Lo scorso giugno l’82 per cento degli elettori ha votato per conservatori e laburisti, due partiti con un chiaro programma di uscita  dall’Unione Europea”: Jill Morris, ambasciatrice della regina Elisabetta a Roma, è andata al “Corriere della sera”, “nella storica sala Albertini in via Solferino”, e ha detto quello che tutti sanno ma non dicono. Ogni tanto gli inglesi sono leali – o anche: gli ultimi “inglesi” sono i falsi di Milano.

L’ambasciatrice ha evitato di dire che il restante 18 per cento dell’elettorato era per l’Ukip e assimilati, per gente anche violentemente antieuropea, razzisti e assimilati. L’Europa non sembra, poiché si gloria di tanga storia, ma spesso è solo bugiarda – vantona (l’Inghilterra è ben europea). Aver dominato il mondo non è titolo di saggezza.

“Trovare un saldatore italiano è quasi impossibile, perché, nonostante la disoccupazione giovanile, abbiamo perso tute le scuole professionali”. Il ministero s’inventa la scuola-lavoro come passatempo, come per tutti gli altri insegnamenti. Il vero problema italiano è la scuola: la gestione della scuola, il ministero, i consulenti scolastici – anche questi votati al business.

Sproloquio di Sabino Cassese sul “Corriere della sera” contro la discussione alla Camera delle mozioni 5 Stelle, Lega, Sinistra Italiana, Fratelli d’Italia e Pd sulla Banca d’Italia: “illegittime”, “inopportune “, “inammissibili”. Dio li fa e poi li perde – non è la prima scemenza del professore? Le Camere non possono votare mozioni indirizzo al governo, sulle materie su cui il governo è chiamato o sta per decidere? E allora che ci stanno a fare.

Perché il “Corriere della sera”, come “la Repubblica”, difendono una Banca d’Italia che spesso hanno criticato, su punti sensibili? In odio alla politica, quando infine ha fatto propri i loro argomenti.
È sempre la mentalità del tanto peggio tanto meglio delle – si pensava vecchie – dirigenze comuniste dei grandi editori.

Fa titolo in America “Russia Today”, il network privato russo pro Putin, che legge lo scandalo Weinstein come manovrato da Trump contro i democratici, dato che il produttore era amico e finanziatore dei Clinton e degli Obama: “Non capiscono il ruolo di una libera stampa, se non sotto forma di complotto”, argomentano i media americani. E il complotto di Putin che fa eleggere il presidente degli Stati Uniti? Che i (tanti) servizi segreti Usa hanno buttato lì e i media riprendono convinti.

Che la Russia abbia deciso le presidenziali americane, influenzando l’opinione e perfino  manomettendo i diritti di voto, sembrava un’esagerazione. La cosa diventa ridicola ora che in Russia qualcuno sostiene di averle influenzate.
L’America però vuole credere di avere votate come hanno deciso i russi, l’uso libero degli agenti di Putin di bots e trolls, programmi automatici e provocatori .

Secondo il servizio sicurezza di Facebook, gli annunci elettorali possibilmente pagati da agenzie russe ammonterebbero a un massimo di 100 mila dollari. Che nell’economia elettorale americana sono lo zero virgola dei fondi di ogni candidato – sono la spesa di un candidato a un consiglio comunale in Italia.


Quando la chiesa era magica

Un’antologia di saggi tutti ottimi sulla magia. Di Garin, Paolo Rossi, Frazer, Durkheim, Lévi-Bruhl, Lévy-Strauss, Cassirer, Malinowski, Freud, Jung, Eliade, Piaget. Un contributo “alla storia del concetto di magia nella civiltà occidentale”. Che resta ancora da fare, oggi come allora, 1962. Per la difficoltà intravista già da tempo da Hutton Webster: “Scrivere una storia della magia e della sua enorme influenza nelle civiltà del mondo antico e, oltre di esse, attraverso il Medioevo sino a giungere all’età moderna, è compito che richiederebbe la cooperazione di una galassia di studiosi” –ma quale storia è semplice? E più per la scomparsa dell’antropologia, con tutta la magia – il mercato è razionalità a basso voltaggio anche nella riflessione.
Forse l’opera migliore di De Martino, senza ironia: più sostanziosa e meno discutibile. Avendo con essa già realizzato di fatto la storia preconizzata della magia – che non può essere che critica. La sua introduzione e le conclusioni, per quanto brevi, sono sinossi durevoli, con le note introduttive e conlusive ai singoli saggi.
Affascinante è qui, e al profano attendibile, la “magia lucana” – tema prediletto e altrove malmesso di De Martino – nel saggio che chiude la raccolta. Nel raccordo delle pratiche pagane con i riti cristiani – “fra magia e forme egemoniche di vita religiosa”. In sintesi, “il clero, alla cui influenza diretta o indiretta sono dovute queste manifestazioni di sincretismo e di riadattamento, intuì la funzione pedagogica del raccordo con le vecchie pratiche”. Una deriva della sua opera più duratura, “Morte e pianto rituale nel mondo antico. Dal lamento pagano al pianto di Maria”. Un discorso laico che un’affrettata ortodossia in campo cattolico oggi rifiuta, nelle processioni, le madonne, le quindicine, le novene, i tridui, i tamburi, i fuochi (e i rosari?). Con una presa di posizione esplicita contro “la polemica anticattolica”  dell’antropologia nordica. Degli “scrittori protestanti” che “hanno in generale parlato, a proposito dell vita religiosa del Mezzogiorno, di un paganesimo in atto e di una Chiesa cattolica che sarebbe, sic et simmplicier, pagana anch’essa”. Una stupidaggine – cui ora i vescovi cattolici dannio credito.

Ernesto De Martino, Magia e civiltà

giovedì 26 ottobre 2017

A Sud del Sud - il Sud visto da sotto (343)

Giuseppe Leuzzi

Il “concorso esterno” è “reato grave”, ha stabilito la Cassazione. Tanto grave da escludere dagli sconti di pena, che invece si applicano agli assassini senza attenuanti. Un reato indefinibile - anche un giudice di Cassazione potrebbe esserne incolpato, non  è difficile produrre due “pentiti”.
Di quanti reati si sarà macchiata l’antimafia? Quella che, invece di dare la caccia ai delinquenti, come dovrebbe ogni vera repressione, si fa giustizia politica.

Poniamo che la Campania o la Puglia, o tutt’e due le regioni, o la Calabria,  avessero fatto un referendum consultivo, su una qualsiasi materia. E avessero comprato ventimila ipad per il voto consultivo, schierando seimila consulenti retribuiti ai seggi per spiegarne il funzionamento. Al costo di 50 milioni. Che ne avremmo sentito dire e letto? La Lombardia invece lo può fare, senza sghignazzi. Senza nemmeno lamentele, paghiamo a basta.
Un ricercatore dell’università di Uppsala in Svezia ha scoperto simboli islamici nelle antiche vesti funerarie dei vichinghi. Ma i vichinghi, a questo punto, non dovrebbero essere cinesi – il Millennio non è per essere cinese? Che stanno a rincorrere i maomettani?
Però: gli ariani per eccellenza, i vichinghi, sono in realtà mediorientali? O, peggio, africani?

“Dio onnipotente è lontano dai cattolici del Sud” affermava perentorio nel 1897, in un “Volkstum in Suditalien” dimenticato ma che allora fece notizia, il luterano Theodor Trede, studioso delle forme religiose precristiane confluite nel cristianesimo – fu autore anche di un “Wunderglauben in Heidemtum und in der alten Kirche”, la credulità nel paganesimo e nella prima chiesa. Per un motivo sbagliato, il pregiudizio contro il cattolicesimo. Ma non lontano, al fondo, dal vero: Dio è tutti noi, anche al Sud.

Caporale è il graduato di truppa nel vocabolario, e l’intermediario di braccianti agricoli. Ma era in Sicilia, nei testi di antropologia quando la disciplina era ancora in uso, l’esorcista extracanonico: ai poteri demoniaci si accoppiavano forze altrettanto forti semplicemente umane.

Se l’Iva e l’Inps sono del Nord
Alla vigilia dei referendum autonomisti in Lombardia e Veneto, il “Corriere della sera” dà una pagina a Alberto Brambilla per il conto di quanto si sottrae al Nord per darlo al Sud: “Nei bilanci del Nord le entrate superano di 94 miliardi le spese. L’eterno deficit del Sud”. È il conto di “quanto entra per tasse e contributi e quanto si spende per welfare, investimenti e funzionamento”.
Brambilla fa l’esempio dei contributi Inps. “Per il 2015 ammontano a 134,823 miliardi, di cui il 63,54 per cento proviene dalle 8 regioni del Nord, il 20 per cento dalle 4 regioni del Centro e il 16,44 per cento dalle 8 regioni del Sud; le uscite per prestazioni sono pari a 176,947 miliardi, con il Nord che assorbe il 55,86 per cento del totale, il Centro 19,74 per cento e il Sud che con il 24,40 per cento presenta uscite quasi doppie rispetto alle entrate. Ogni cittadino del Nord versa 3.086 euro di contributi contro i 2.236 del Centro e i soli 1.008 del Sud”.
Pro capite, cioè in rapporto alla popolazione, “lo Stato, per il solo sistema pensionistico, trasferisce ad ogni abitante del Sud oltre 1.000 euro l’anno contro i 658 del Centro e i 474 del Nord”. Questo conto è impreciso: significa che l’Inps paga al Sud pensioni doppie che al Nord, e questo non è possibile. Ma in Calabria, esemplifica Brambilla, “a fronte di 100 euro incassati per pensioni se ne pagano 36” – meglio del 1980, poi vedremo il perché, quando “erano 26”. Incassati Brambilla intende dire dai calabresi beneficiari Inps, dai pensionati,ma pagati solo in minima parte dai contribuenti-lavoratori calabresi.
In totale, “oltre ai contributi previdenziali” calcolando “ le entrate fiscali dirette e tutte le spese per welfare (pensioni, assistenza, invalidità e sanità), emerge che il Nord produce un attivo di 27,18 miliardi, il Centro di 3,75 miliardi mentre il Sud assorbe 36,36 miliardi, cioè l’intero attivo di Nord e Centro più circa 1/5 dell’Ires (6 miliardi di euro)”.
In conclusione, “nel 2012 il Nord ha prodotto un surplus tra entrate e uscite (residuo fiscale) di 94 miliardi, il Centro di 8 e il Sud ha presentato un deficit di oltre 63 miliardi”. Negli altri anni, è da presumere, lo sbilancio è analogo, ma non lo sappiamo.
A parte l’imprecisione, l’articolo è un sbilenco perché la contabilità regionale, in effetti, è ardua. Nel complesso, costruendo un “welfare regionalizzato”, Brambilla lo dice più che coperto da entrate al Centro-Nord: 128,50 per cento nel 2014 in Lombardia, 116,80 nel Lazio, 116,62 nel Trentino, 115,43 nel Veneto, 113,30 in Emilia Romagna. E largamente scoperto al Sud: appena il 56,49 per cento in Calabria, il 64,21 in Molise, il 64,80 in Sicilia, il 64,92 in Basilicata, il 66,01 in Puglia.
Lo sbilancio naturalmente c’è, certificato dai dislivelli nel reddito pro capite. Ma per un effetto perverso che è l’opposto di quello che il “Corriere della sera” denuncia.
I contributi e le tasse - Iva, Irap, sul reddito - le aziende nazionali pagano nel loro proprio domicilio, quindi a Roma, Milano, Torino, generalmente al Centro-Nord, anche per le attività produttive, finanziarie (banche, assicurazioni) o commerciali svolte al Sud. L’alto tasso di copertura di contributi, ticket, tasse, rispetto ai servizi erogati nel Lazio ne è una spia: lo Stato paga a Roma, anche per il Sud. È l’eterno, a questo punto, conto bugiardo, che non tiene cioè conto della mancata attribuzione alle regioni meridionali di molti contributi sociali e molta Iva.
L’Inps paga anche più pensioni al Sud perché il Sud è area d emigrazione, e molti emigrati tornano a godersi la pensione nei luoghi d’origine, dove per abitazione, alimentazione e servizi pagano meno e anche molto meno che a Milano e Torino.
È il vecchio noto conteggio leghista. Alberto Brambilla, che il “Corriere della sera” dice presidente Centro studi Itinerari previdenziali, è un esponente leghista. Omonimo del più famoso ex sposo molto giovane di Irene Pivetti, ma più organico: sottosegretario al ministero del Lavoro o Welfare, poi dai ministri del Welfare Maroni e Sacconi messo a capo del Nucleo di Valutazione della spesa previdenziale. Brianzolo, fiscalista, era stato a capo di Credieuronord, banca della Lega, presto fallita. Itinerari previdenziali è un centro studi della Lega che gode di cospicui finanziamenti da parte dei gruppi assicurativi, Generali, Cattolica Assicurazioni, Société Générale, Perennius Capital Partners.

Senza referendum, non potrebbe il Sud dirsi contribuente un po’ più solido, sia pure solo a fini contabili, con una semplice piccola norma? Il leghismo si nutre di queste quisquilie, e si gonfia, anche solo nel suo “buon diritto”.  

I Piromalli a Milano
Una finta onlus a Crotone, di servizi a anziani e disabili,  ha nascosto in cinque anni dieci milioni di euro al fisco, per ricavi non dichiarati dal 2011. con false fatture per due milioni, e percezioni indebite per uno.
Antonio Piromalli, figlio di Pino, il capomafia di Gioia Tauro da vent’anni al carcere duro, era diventato imprenditore e manager a Milano. Spendendo il pizzo di Gioia Tauro e il fatturato della droga. In un vasto campo di attività: ortofrutta, turismo,  centri commerciali, esportazione. Per esempio di olio di sansa contrabbandato per extravergine, in Romania, in Francia e negli Usa. Attraverso accordi con la grande distribuzione. Si scopre solo ora.
A Rizziconi si sequestrano beni per un milione a un latitante da dodici anni, Giuseppe Crea. Arrestato l’anno scorso a casa – in un bunker”, certo. Uno dei superlatitanti superricercati. Figlio di Teoodoro, protagonista di molti summit di ‘ndrangheta, e analoghe manifestazioni di potere di mafia. Arrestato nel 2006 dopo lunghissima “latitanza”, in paese.
Un clan di estortori a Scilla, sui lavori dell’autostrada Sa-Rc, viene giudicato in appello, con numerose  richieste di archiviazione. Dopo gli arresti eseguiti nel 2011. Per fatti di cinque-sei anni Tre attentati alla persona e “almeno una ventina” di intimidazioni in una diecina d’anni per la Cooper Poro, edilizia e infrastrutture pubbliche,  di Rombiolo (Vibo Valentia). Che evidentemente non paga il pizzo, o non paga abbastanza.
Non si potrebbe procedere prima, sulla denuncia delle vittime? Tanto più in questa casistica, dove sono beni pubblici più spesso minacciati, e non i beni privati, di cui i Carabinieri non si ritengono guardiani.

leuzzi@antiit.eu 


L’Africa senza più Dio

Amadou Hampâte Bâ. pur professandosi incompetente, benché discepolo e amico di Théodore Monod, dà senso profondo nella introduzione alla religiosità in Africa Nera, quella che si definiva animismo. “La religine non è in Africa causa di stagnazione né fonte di conflitti”, tribali, territoriali. “L’Africa non è minore che nel campo tecnico; è matura quando si tratta dell’umano. Non ha mai cessato di vivere nella naura”. Tutto è ancora tribù, i reperti vengono classificati come riti dei Peul, Dogon, Songhai, Mossi, Ashanti, Yoruba, etc., ma la tribù non è inimicizia e distruzione, non nel sentimento religioso.  
Un repertorio d’ieri che si scorre come un reperto remoto. Con la fuga in massa dal continente, e gli eccidi religiosi in Somalia e in Nigeria, le due verità cessano di essere vere. Una raccolta del 1965, promossa peraltro dall’Unesco già allora come un reperto. La stessa curatrice, Germaine Dieterlen, la presentava in termini di persistenze, se non residui: “Già prima della loro pubblicazione (degli scritti qui compresi, n.d.r.), “i contatti con l’Occidente, i cambiamenti apportati all’economia,  l’importanza di religioni straniere, islamismo e cristianesimo, avevano modificato il senso di queste credenze e questi miti”.
Perché rieditare la raccolta – una serie di preghiere e incantesimi, e di inziazioni, compreso il linguaggio dei tamburi? Per la storia. Per mettere in contesto la contemporaneità: una perdita. L’Africa  ha perduto anche quel (poco) che aveva.
Resta la teologia semplice che Hampâte Bâ ha mediato dal suo maestro Tierno Bokar islamico di suo, mistico sufi, “il san frncesco d’Assisi del Mali”. Se non ci fosse “una forza regolatrice” il mondo potrebbe anche essere capovolto: “Questa forza inaudita che sembra anbigua a certi esperti non lo è affatto in Africa Nera. Per il Nero Dio esiste”.
Textes sacrés d’Afrique Noire, Folio Essais, pp. 389 € 9,80

mercoledì 25 ottobre 2017

Problemi di base germanici - 365

spock

“Tutte le guerre cominciano con una teoria del complotto” (Daniel Pipes), eccetto quelle tedesche?

Quant’è buona Frau Merkel, che c’entra in tutte le torte?

Schiller era più alto di Goethe di tutta la testa – i germanisti sono perplessi?

Schiller era alto?

Goethe era basso?

Che fine hanno fatto gli ariani?

Ma gli ariani, indoeuropei, non erano dei negri sbiancati?

Gli insoluti delle banche tedesche come si chiamano, dato che la Bce non li chiana npl?

Perché le banche tedesche non sono soggette alla vigilanza della Bce?

spock@antiit.eu

L’Occidente muore col sospetto

Un tema infettivo – “chi combatte i mostri deve stare attento a non diventare un mostro”, ammonisce Nieztsche, “Al di là del bene e del male”, anche da queste pagine. La rete ne era già “infestata” nel 1997. Pipes è in grado di registrare una ventina di siti, antisemitici, antimassoni, antimperialisti, nonché sull’assassinio di Kennedy, il Nuovo Ordine Mondiale, e l’aereo Twa caduto a New York – mancava ancora l’11 settembre. La psicosi dei complotto – qui “sindrome del complotto”, paranoid style - è vecchia, ma è stata una delle prime novità della rete. A gennaio del 1997 un complotto mediatico era denunciato nienemeno che da Clinton, il presidnte degli Stati Uniti, con un volume online di 331 pagine, “Il flusso di comunìcazioni dello scambio complottistico”.
Viene da dire subito, su questo presupposto, che il complottismo è un fenomeno largamente incontrollabile, spontaneo, non governato, perché risponde a una sorta di pessimismo universale. Ma Pipes documenta che in Giappone e Cina non alligna. E dunque è un fenomeno culturale, storico. Di cattiva coscienza?
Anche i cattivi dei complottisti sono limitati. Pipes ne fa l’addizione: 15 milioni di ebrei, 5 milioni di massoni, 60 milioni di britannici, e 260 di americani fanno il 6 per cento della poploazione mondiale, gli altri non complottano. E dai britannici e gli americani non bisognerebbe dedurre tutti gli africani, caraibici, asiatici, e alter mionoranze oppresse? Ma il tema non è da ridere.  
Il complotto del complotto
Pipes, storico di professione, ne fa la sociologia politica. “I centotrenta anni dal Congresso di Vienna alla fine dela seconda guerra mondiale segnano il cuore del complottismo”. Anche gli anni successivi, per la verità. Ma “allora lo stile paranoide mosse dalla speculazione alla pratica, dalla paura all’azione”. E che pratica: gli stermini dei paranoici Stalin e Hitler, di decine di milioni di vittime, saranno difficilmente eguagliabili. Anche se col complottismo non ci sono limiti.  
E siamo già a due parametri, il fenomeno è complesso. Il complottismo è in genere coesivo: tutti gli ebrei cospirano, e tutti i massoni. Ma quello delle soecietà segrete è dispersivo, e cioè ubiquo: può riguardare religiosi e atei (i gesuiti e gli “illuminati”), ricchi e poveri (laTrilaterale o gli immigrrati cattolici, latini, etc.), istruiti e ignoranti (filosofi e Mafiosi), etc. Il cattivo in genere vede unite destra (“illuminati”, i Rothschild, Trockij) e la sinistra (gesuiti, i Rothschild, Disareli – in quanto fondatore del’impero britanico).
Tra le complessità un’altra è da aggiungere, inerente a ricerche come questa: c’è, inavvertitamente, il complotto del complotto. Pipes a un certo punto, per criticare Hitler (e Stalin) si fa forte di Herman Berrnstein, un vecchio (1935) commentatore dei “Protocolli di Sion” Viene fuori che Hitler complotta con i metodi dei (che attribuisce ai) suoi nemici: i gesuitik per le SS, i massoni per l’ordne gerarchico, gli ebrei per il dominilo mondiale. Il complottismo come un apprendistato? Cio sonpo strade pù dirette al potere. Bernstein mette Hitler insieme con Machiavelli, oltre che con i “Protocoli”, i gesuiti, e tutto quanto trova.
 “La teoria del complotto è la sofisticazione dell’ignoranza”. Anche questa conclusione di Pipes - , un aforisma di Richard Grenier, un commentatore neocon (conservatore) del “Washington Post” – è semplificatrice. Il compottismo è insidioso perché non è stupido. E conunque è coerente, perciò forte.  
Un libro attuale scritto vent’anni fa, o profetico – al peggio non c’è limite. Centrato sull’antisemitismo. Con un’appendice sull’antisemitismo “benevolo”. Sul paradosso dei “Protocolli di Sion” che ebbero nell’immediato l’effetto opposto a quello voluto. Il governo inglese era talmente comvinto del potere delle comunità ebraiche negli Stato Uniti e in Russia, che durante la Grande Guerra si inventò la futura Israele per amicarsele. Una tesi arrischiata, ma certo con qualche fondamento.  
La pornografia della politica
C’è il complotto e c’è la “teoria del complotto”. “Una teoria del complotto è la paura di un complotto non esistente”. Non avventizia, ha una storia di due secoli e mezzo, dall’illuminismo, da metà Settecento. Il complottismo è una sorta di pornografia – di voyerismo, la pornografia della storia?. E con essa debutta, attorno al 1740. Ma questo, viene da rilevare, non è una forma di compottismo? Una coincidenza o combinazione combinata da forze oscure….
La paranoia viene in molte forme, “la reazione in agguato”, etc, ma più Pipes tiene conto dell’antisemitismo. Il complotto parte con le Crociate. Che prima ancora di partire cominciano a denunciare quello che poi ne sarà il leitmotiv, il complotto ebraico, specie sul Reno tedesco. Con la contemporanea creazione del monaco guerriero, figura del tutto nuova. Presto Fiippo IV di Francia ne perfezionerà riti ed effetti. In due anni appropriandosi dei beni degi ebrei che espulse dal suo regno (1306) e di quelli dei Templari, che condanna senza remissione per ogni sorta di delitto (1307) .
Il complottismo contemporaneo, al debutto a metà Settecento, già a fine secolo col gesuita Barruel era “scienza” raffinta – Barruel Pipes dice l’Adam Smith e il von Clausewitz del complottismo. In una con la rivoluzione dell’Ottantanove. E si afferma nell’Ottocento contro due nemici: le società segrete, gli ebrei. Con molto antisemitismo animato da ebrei. I suoi temi sono divenuti presto autoreferenziali e si rivolsero soprattutto contro chi promuovesse "ideali", come gli ebrei, i britannici, i massoni, gli americani: si affermarono in virtù della loro consequenzialità logica.
Nel Novecento con molti film all’attivo, uno dei filoni più ferrtili. E romanzi anche importanti. Umberto Eco ne ha fatto il suo romanzo più ambizioso,”Il pendolo di Foucault” – e poi, successivamente a questo Pipes, ha recidivato con  “Il cimitero di Praga”. E Dan Brown, etc.  
L’antipolitica
L’edizione inverte i titoli dell’originale: “Conspiracy” era il titolo, qui tradotto col sottotitolo “L’ossessione del grande complotto”. Un’ossessione molto americana. Animata più spesso da personaggi dubbi: Patrick Buchanan, Pat Robertson, Ross Perot, Lyndon La Rouche, prima di internet. Ma estesa: molto del materiale è americano. E negli Usa Pipes individua due chiari fondamenti del complottismo: la disaffezione dalla politica e la cultura del sospetto. Gli esempi sono inumereoli, plurimi a ogni pagina, l’orizzonte ne diventa occluso. Tanto da seminare seri dubbi sulla consistenza dell’opinione pubbica. Sotto attacco ora con le fake news, ma evidentemente sempre ancillare e deviata. Tanto più che gli esempi americani hanno tutti più o meno un che di già sentito per un europeo.
Richard Hofstadter, anche lui storico accademico, nel 1965 legava quello che chiamava lo stile paranoide nella politica americana al fascismo e al nazionalismo frustrato. Ma: in America, la superpotenza? alfiere della democrazia nel mondo? Pipes, analista e storico del Medio Oriente (specie della Siria, molto in anticipo sugli eventi), fondatore  e presidente del Middle East Forum, uomo di destra, collaboratore di Rudolph Giuliani e di Bush jr., il complottismo dice storicamete di destra negli Usa. Che ultimamete è diventato invece di sinistra. Cosa che un europeo sapeva da tempo: effetto di Marx, dell’odio sociale, e di una distinta cultura filosofica del sospetto e della distuzuione. “Noi” abbiamo sempe saputo che la storia è eterodireta, manovrata occultamente. È questo che ucciderà l’Occidente?
Daniel Pipes, Il lato oscuro della storia, Lindau, pp. 400 € 24,50


martedì 24 ottobre 2017

Il mondo com'è (321)

astolfo

Antisemitismo – Ritorna la polemica sull’antisemitismo della Polonia. L’ambasciatore polacco deve scrivere a “Sette” per rivendicare la difesa che di molti ebrei è stata fatti in Polonia sotto l’occupazione tedesca, il numero elevato di polacchi iscritti nel registro israeliano dei “Giusti” per aver salvato vite ebree sotto il nazismo, e il numero elevatissimo di polacchi morti nella guerra contro Hitler e nei lager. Il settimanale si difende adducendo di aver soltanto citato un libro, etc., ma senza chiedere scusa: l’argomento resiste.
È un vecchio argomento della polemica anticattolica, questo dell’antisemitismo polacco – più cattolico che polacco. Che persiste benché il papato sia da tempo per il dialogo. Sollevato anche dagli israeliani di origine polacca, come Shamir, o affine, Golda Meir. Da primi ministri di Israele.
Mentre i i cattolicissimi polacchi hanno allogato per secoli la comunità ebraica più numerosa. Male, ma loro stessi non se la passavano bene. Per un qualche motivo che non può essere l’antisemitismo.

Breitbart – Il nome del sito del (ex?) consigliere di Trump, Steve Bannon, era il nome d’arte di un “forzuto” polacco, Sigmund Breitbart, che negli anni 1920 si esibiva nei circhi e i teatri di varietà tedeschi come Tarzan e come antico romano. Protagonista, insieme col mago “Hanussen”, del film “Invincibile” di Werner Herzog, 2001.

Caporetto – La contemporaneità fra Caporetto e la rivoluzione bolscevica è significativa per un aspetto che si trascura: Caporetto si “celebra” trascurando la chiusura di fatto del fronte orientale, russo. Che Lenin, tornato in Russia d’intesa con lo Stato maggiore tedesco, aveva bloccato nel corso dell’estate. Liberando forze consistenti degli imperi centrali. Prima, lo spirito di corpo delle armate austro-ungariche su quel fronte era a terra. Nel terzo anno di guerra, a giugno del 1917, mezzo milione di soldati imperiali era prigioniero dei russi, un milione morto o disperso. E il nazionalismo ceco e ruteno sfociava spesso sul fronte orientale in diserzioni e insubordinazioni.
La guerra aveva portato alla rivoluzione in Russia a febbraio-marzo del 1917, e la guerra la concluse, con l’avvento di Lenin e il bolscevismo a ottobre, armati, finanziati e sostenuti dallo Stato maggiore tedesco. Il ritorno trionfale di Lenin alla stazione Finlandia di San Pietroburgo era avvenuto il 13 aprile del 1917, un mese dopo la rivoluzione contro la guerra. Organizzato, come si sa, dallo Stato maggiore tedesco.  La pace arriverà un anno dopo, il 3 marzo 1918 a Brest-Litovsk, ma la guerra sul fronte orientale da tempo più non si combatteva: il fronte era a tutti gli effetti pratici smobilitato. Rimaneva, com’è giusto in ogni strategia bellica, un solo fronte, quello  occidentale, sebbene frazionato. Quello italiano sfondato a Caporetto a fermato dall’inverno. Quello francese attaccato dopo l’inverno con l’Offensiva di Primavera, o dei Cento Giorni, la Kaiserschlacht, la battaglia per l’imperatore, nella primavera del 1918. Tutto molto schlecht, male.

Una Caporetto l’esercito austro-ungarico aveva già sofferto sul fronte galiziano, a Prezmysl, il 22 marzo 1915. Un attacco in massa dell’Armata russa meridionale fece 110 mila prigionieri e un numero incalcolabile di morti nella caotica ritirata notturna,  in mezzo a diserzioni di massa, e in un sanguinoso ammutinamento il giorno dopo. A Gorlice, altri 56 mila soldati austro-ungarici e tedeschi era stati massacrati.
Nella città medievale di Przemysl 160 mila austro-ungheresi, compresa buona parte della cavalleria,  si erano organizzati per un lungo assedio in fortini e labirinti interrati. Przemysl era punto di accesso chiave verso la Galizia e l’intera Ungheria. Sul fronte galiziano l’Armata russa era penetrata per 70 km., lungo tutta la pianura carpatica o pannonica, che apriva la via verso l’Ungheria, la Slovacchia, la Romania, la stessa Austria.

Fake news – Nuova è la parola, l’uso è vecchio, e sempre spropositato – c’è da meravigliarsi semmai che l’informazione corretta riesca a penetrare, se non ad affermarsi. Vent’anni fa lo storico Daniel Pipes la trovava “normale” nella comunità afroamericana. A  proposito di qualsiasi cosa, l’Aids o una nuova bevanda tonica. Molte rìcorrono in America tuttora liberamente sui grandi processi, l’assassinio di John Kennedy, il caso O.J.Simpson. Due ragazzi hanno dinamitato un palazzo di uffici pubblici a Oklahoma City nel 1995, uccidendo 168 persone, tra essi 29 bambini, e ferendone 650, perché convinti che il governo federale progettasse la fine delle libertà costituzionali. Molte false notizie all’epoca erano diffuse e intrattenute dalla Nation of Islam, da Louis Farrakhan, in chiave antisemita e anche antiamericana.
Dopo l’11 settembre non sarebbe bastato un libro a Pipes per censire tutte le fake news.

Populismo – Se ne torna a parlare con Trump come di una novità, ma ha negli Usa una lunga e molto consistente tradizione – si potrebbe anche dire che è il sentiment politico mainstream, con  terminologia americana. Tradizionalmente schierato contro i poteri costituiti, del denaro e delle influenze (sette, cordate, massonerie). Quindi, si direbbe, di sinistra. Lyndon La Rouche, l’ultimo grande argomentatore populista americano, veniva dalla sinistra americana, radicaltrozkista. Con Trump è come se si fosse rovesciato, diventando manna per la destra, dei superricchi come dei superpoveri che si ritengano sfruttati – dalla globalizzazione, dagli immigrati.
Il rovesciamento di Trump era stato anticipato da Patrick J. Buchanan, un antesignano di Bannon, consigliere dei presidenti repubblicani da Nixon a Reagan, e poi conduttore del programma Cnn di maggior seguito, candidato alle primarie repubblicane nel 1992 e nel 1996. Fece campagna di testimonianza alle primarie, per affermare argomenti tipicamente complottistici, da populismo di bassa lega. “Il potere reale appartiene al Manhatan Money Power”, un vecchio termine per designare gli interessi bancari e finanziari. I contribuenti americani  sono “le vittime designate del Nuovo Ordine Mondiale”. Il Nuovo Ordine Mondiale è stato disegnato per sottrarre la libertà e l’indipendenza agli Usa, al coperto delle Nazioni Unite, l’Fmi, la Banca Mondiale, laWto, e la Corte di Giustizia mondiale.

Regeni – La fine del giovane ricercatore al Cairo ricalca nei dettagli un classico delle polizie segrete, che si esemplifica con l’assassinio di Erik Hanussen a fine marzo 1933, il mago ebreo che aveva curato Hitler dalla depressione, ma aveva anche previsto con accuratezza, l’incendio del Reichstag un mese prima, potendo contare su stretti rapporti con alti ufficiali delle SA, le milizie paramilitari alleate d Hitler. “Il 25 marzo, di primo mattino”, racconta il biografo di Hanussen, Mel Gordon (“Il mago di Hitler”),”tre uomini delle Sa fecero irruzione nell’appartamento di Erik e lo riportarono nell’edificio della Gestapo”. Dove fu ucciso con tre colpi di pistola. “Il suo corpo senza vita fu spogliato di ogni effetto personale, a eccezione di trenta marchi in banconote; quindi il cadavere fu gettato in un campo a nord di Berlino”. Il 7 aprile il corpo fu scoperto da un contadino. Nelle due settimane in cui Hanussen era stato dato per disperso, la sua casa e i suoi uffici erano stati “saccheggiati”.

Russia – Il complotto russo è un classico negli Usa. Ma con un rovesciamento: è stato a lungo un classico della destra politica, ora è della sinistra. Lo era della destra al tempo della guerra fredda, e anche dopo, è diventato della sinistra con Obama, col “partito polacco” che ha portato alla questione ucraina. Oliver Stone, che ha filmato ore di interviste “sedute” con Putin, ne è stato l’antesignano e il patrocinatore, affermando “i paranoici hanno i fatti”.

astolfo@antiit.eu 

Pasolini notabile luterano

Requisitoria spenta contro l’Italia – da notabile, al circolo dei borghesi.
Pasolini si voleva luterano e corsaro. Cioè omologato nella protesta - benché, luterano... alla pari di ogni altro cape otto, sia pure scritturale. Alla rilettura insopportabile, se non per saperne la morte incombente.
Pier Paolo Pasolini, Lettere luterane 

lunedì 23 ottobre 2017

Stupidario classifiche

Gli italiani più euroscettici degli ingelsi (“Barometro” del Parlamento europeo).

In Italia e Olanda i mussulmani più discrminati in Europa (Agenzia Ue per i diritti fondamentali).

La sindaca di Roma Raggi aumenta la sua popolarità sui social: il “sentiment” del web  è cresciuto del 3 per cento (Reputation Manager). 

Roma fra le 28 capitali europee è quella dove si viene curati peggio (Istituto Superiore di Sanità).

Roma è la città capitale dove la salute è peggiorata nell’ultimo decennio (Id.)

Sono 13 milioni gli italiani che hanno cognizioni insufficienti in lettura e contabilità – non sanno legere né contare: l’Italia è al 26mo posto fra i 29 paesi Ocse per alfabetizzazione (Ocse).

Un lavoratore su tre in Italia ha competenze in eccesso o è sovraqualificato – la maggior parte dela forza lavoro itaiana (Id.).

La barba di Marx è più famosa di quella di Gesù (The Times”) – il pizzetto di Lenin viene in sesta posizione.

Berlino capitale dell’occulto

Una storia inverosimile vera. Di un mago ebreo, vero nome Herschmann Chaim Steinscheneider, occultista, telepata, rabdomante, grafologo, chiaroveggente, con studio milionario, giornalista, editore, che rianima Hitler, nelle sconfitte e il dissesto finanziario del partito nazista nel 1932. Ne preannuncia il trionfo, prevede nei dettagli l’incendio del Reichstag, e un mese dopo è ucciso dalla Gestapo con le SA. Volentieri imbroglione, forse anche ricattatore, o testimone scomodo – un ebreo alla corte di Hitler.
Un personaggio di cui si è fantasticato – era uno che volentieri inventava. Werner Herzog ne ha fatto il film nel 2001, “Invincibile”, il mago raccontando insieme con un altro protagonista del varietà dell’epoca, l’uomo forzuto Siegmund Breitbart. Ma di lui molto si sa di vero, e significativo. Un altro refoulé come Hitler. Piccolo austriaco di provincia, mezzo bastardo, poco amato. Giovane di molte ambizioni senza mestiere. Caporale in guerra, Hitler sul fronte occidentale, Hanussen su quello orientale, esperienze non gloriose. Fantasioso e intrigante. “Riteneva di essere un impostre, e come un impostore agiva, ma era invece un vero chiaroveggente e possedeva un sessto senso”, è la conclusione del suo perplesso biografo: non previde la propria fine, “ed è stato dimostrato che utilizzò metodi di predizione fraudolenti”, ma “in centinaia di occasioni” seppe ricostruire il passato e predire il futuro “di perfetti sconosciuti”. Di suo è sempre in commercio un “Manuale di lettura del pensiero”.
Una vita che è uno squarcio di un altro mondo, che si fatica a ricostruire. Specie all’ultimo, in una Berlino che viveva spensierata malgrado la fame e le violenze politiche. Hanussen vi fu denunciato come ebreo – aveva assunto una falsa identità danese – nel corso del 1932 con insistenza dai giornali del partito Comunista. E da altri ebrei - un caso di Selbsthass, l’odio-di-sé ebraico allora diffuso. Protetto dalle SA, nel mirino di Goebbels. Lusingato ma anche infastidito di sovvenire a un Hitler non ancora cittadino Tedesco, cupo, chiuso nel suo albergo a Berlino. Aveva un mezzo progetto di emigrare in America, con le sue fortune, ma non ci riuscì.
Diffidato dal risiedere in Austria per almeno dieci anni dopo la guerra, il guitto Steinschneider si era dato un’alra identità e aveva prosperato in Germania – con incursioni nel Dodecaneso italiano, in Turchia, e nell’Europa centro-orientale. Chiaroveggente con studio rinomato a Berlino nel 1932, vi  ebbe lienti Thomas Mann, Alfred Döblin,  Peter Lorre, fu portato al teatro con “Il chiaroveggente”, commedia di successo del drammaturgo espressionista Georg Kaiser, possedeva un parco macchine di lusso, uno yacht da trenta metri e un palazzo restaurato, di cui celebrò la riapertura poco prima della morte come Palazzo dell’Occulto, con un ricevimento che monopolizzò le cronache mondane.
Si era fatto battezzare, in occasione dell’ultimo dei tanti matrimoni, ed ebbe sepoltura cattolica. Sua figlia Erika sposerà un barone italiano, del ramo napoletano della famiglia Winspeare, e sarà attrice, anche in tv, con piccoli ruoli al cinema accanto a Gina Lollobrigida e John Wayne.  
Mel Gordon, Il mago di Hitler, Oscar, remainders, pp. 318, il. € 4,90

domenica 22 ottobre 2017

Problemi di base di coppia - 364

spock

E tutti gli Oscar che Weinstein ha fatto ottenere, anche alle attrici?

Che penserà Carla Bruni ora di Trump, si morderà le dita?

Carla Bruni ha poi sposato Sarkozy, ma ora che non è più presidente?

C’erano una volta i principi azzurri, ci sono ora i presidenti?

Perché nessuna sposa Mattarella – è vedovo?

I candidati devono dichiarare i redditi, e perché non gli amori?

Bisogna abolire il celibato dei preti per aprire nuove carriere coniugali?

Un papa sposabile non aprirebbe una gara di virtù?

spock@antiit.eu

Secondi pensieri - 323

zeulig

Complotto – È una forma giuridica, quindi definita, per una tipologia criminale che richiede una concertazione: corruzione, estorsione, traffici illeciti (droga, azzardo, contrabbando), controllo del mercato (quote, prezzi, appalti). È l’associazione a delinquere. Una forma giuridica che, come tutte le forme giuridiche, tende a estendersi indistintamente, se non definita e vigilata.
La legislazione tende ad ampliarla, ma come lavandosene le mani. Generalizzandosi, infatti, la forma diventata indistinguibile e “improbabile” – i processi da qualche tempo, dopo la prima novità, tendono a restringerne la portata.
È la psicosi del complotto che porta allo svuotamento del diritto, della forma giuridica? Ma dopo che il diritto ha stabilizzato la psicosi. È stato il problema in particolare dell’antimafia, e ora è dell’anticorruzione: le norme indistinte diventano inapplicabili, esse stesse parte del problema criminale, del “complotto” o associazione.

Conoscenza – Rafforza l’ignoranza nel mentre che la aggredisce. È una sorta di scultura del non finito, insieme confusa e precisa, attorno al corpaccione della realtà. Una gulliveriana, nelle vesti dei lillipuziani che si affaccendano sul gigantesco Gulliver. Gigantesco in rapporto alla loro piccolezza di formichine.

Contemporaneo – Si vuole di un classico, a suo maggiore onore, che sia sempre attuale, in ogni epoca e a ogni latitudine. Mentre forse la specificità è miglior titolo. Nel quadro magari di una questione generale sempre viva - la giustizia, la fedeltà, la passione (o la spassionatezza),  ogni nostra questione aperta. Una soluzione originale, e adeguata allo scopo. Che non può essere sempre e ovunque uguale.

Fatto – “Scartiamo tutti i fatti!”: quando Rousseau avvia l’indagine sull’origine dell’ineguaglianza, parte con questo proclama. Dopodiché, con sciolta dialettica, deduce ciò che ha dovuto essere.

Morte - “La morte e la bellezza sono due cose profonde\ che contengono tanta ombra e tanto cielo da dirsi\ due sorelle ugualmente terribili e feconde\ che dividono lo stesso enigma e il segreto”, secondo Victor Hugo. Che però sa che non è vero – si è guardato dal vivere in conformità, sfuggiva la sofferenza. Se non nel senso di Borges: “La bellezza è fatalità più che la morte”. Von Platen l’aveva già detto, ma in senso opposto: “Chi guarda la bellezza con gli occhi si è già consegnato alla morte”.
È tema (materia) che non si esorcizza, per quanti “voli pindarici” vi si possano fantasticare sopra. La morte è reale.

Nudo – A lungo si privilegiò nei simboli cristiani l’Incarnazione rispetto alla Morte, fino al Rinascimento, che per questo è pieno di dipinti osceni della Madonna col Bambino. E nella teologia dell’Umanesimo, il secolo che preparò la Riforma – che la chiesa si fece poi cancellare dalla polemica luterana. Il corpo non mente. Si dice, ed è vero: tutto nella materia rinvia all’immateriale.
Michelangelo combinò l’una nell’altra, la vita e la morte. Senza turpitudine: il primo significato teologico del nudo è l’origine, la creazione. Nell’aspetto d’amore e innocenza che si associa al momento seminale, sia nel creatore che nel creato. Di una volontà che si perfeziona generando fragilità e vulnerabilità. Questo per i cristiani, che san Girolamo vuole “nudi a seguire il Cristo nudo”.
Ma c’è un che di compiaciuto, in questo amore di se stessi indifesi, e la cosa è sospetta.

Progresso - Si procede stando immobili. Si vive bene se si sta qui ora. Si diventa immortali, almeno prima che morte non sopraggiunga - e si fa buona storia. Ma non coinvolti, non del tutto: è l’esserci e il non esserci di Amleto. Che vive il presente, e anche il futuro – lo presuppone.
È tema di Jünger, che quella del proscritto, del latitante, è la condizione per eccellenza dell’uomo.

Reale – È la ratio dell’evento. Del destino, ora impronunciabile - ci sia una coppia di Barcellona che decide di festeggiare l’anniversario di matrimonio da soli, senza i figli, di festeggiarlo a Firenze, città che amano, nei pressi di Santa Croce, il loro monumento affettivo, e una mattina, mentre ci passano davanti, lui decide di entrare un momento per una sua particolare devozione, e mentre attinge con le dita al fonte battesimale per segnarsi con l’acqua benedetta è colpito in pieno da un cornicione staccatosi a trenta metri di altezza, da un a struttura appena restaurata, questo è un evento e non il destino.

 “Il mondo e la vita sono uno”, Wittgenstein stabilisce. E: “Io sono il mio mondo” - o stabilisce che “il mondo è indipendente dalla mia volontà”? Spinoza deve averlo pensato - che avrebbe vissuto opportunamente un secolo dopo nella Polonia hassidica, invece che a smerigliare occhiali per tristi calvinisti, la quale estraeva Dio da ogni aspetto della vita, la danza inclusa, e il vino, rimediando al terribilismo inetto della Bibbia. Al coperto l’ha detto: “L’uomo genera Dio tra le ombre”.
Wittgenstein ha l’agilità del ninja, ora c’è ora non più, ombra molto reale, e contro l’irriverente Popper si ridusse a brandire attizzatoi, come un personaggio di Jack London.

Wittgenstein aveva problemi a descrivere l’aroma del caffè. Problemi non di parole ma di contorni, di delimitare i confini della cosa. Che vuol dire stabilire delle regole. Sarebbe scavare sabbia, spiega Bateson, perché i contorni ci vincono: mentre delimitano la cosa, la occultano. E finisce, conclude arguto Contardo Calligaris, che la cornice conta più del quadro. Senza contare che mettere in cornice si fa, nei ritratti e in letteratura, per i defunti. Bene, Marx avrebbe detto rovesciamento della cosa. Wittgenstein nella sua prima incarnazione pensò di avere dissolto la filo-sofia, la sua inclusa. Per questo si mise a fare il geometra, e il maestro rurale. È per questo che è simpatico, a uno così non si può obiettare niente.
È più spesso una fuga dal reale reale, che resta la morte.

Quello storico è alla decadenza e alla morte. Non si parlava mai della morte, non in letteratura, neppure nelle trincee, o nei lager, e sembrava buona norma, ora si fa con diletto. La crisi è coltivata, è l’ansia del ricco per l’erosione delle rendite: pesa più degli infarti, i tumori, gli incidenti, le epidemie. Non per carità, al contrario, è buttare il modo infetto addosso all’interlocutore, una cosa da untori. Il destino è anche sociale, e delle epoche storiche: sembra che, cessando il bisogno, si sia perduto il giudizio, e ogni stimolo al lavoro ben fatto. Le formazioni sociali sono vuote, e non per mancanza di volontà, è come cantare col naso. Di tale banalizzazione sono specchio la letteratura e la filosofia, gonfie di falsità: melasse, concettismi, oltraggi, tutto coltivato e insulso.

Sospetto – È la cultura dell’Occidente: l’interrogazione, ma non ingenua. Nella scienza come nella filosofia: si invera l’esito scagliando anatemi. C’è un bisogno di sospettare. A  fini conoscitivi, ma anche (auto)distruttivi. E quindi terapeutico o debilitativo?
Non è una questione di misura – di dove e come fermare il dubbio. È di impianto: indagare per abbattere (astio, odio, per quanto giustificato), magari divertendosi, o premiando il proprio ingegno, oppure per individuare e costruire?

Storia – È una constatazione d’ignoranza. Incolmabile. Tutta la conoscenza lo è, nel momento stesso che apre qualche porta o squarcia qualche velo. Ma dello storico è il metodo scientifico, operativo.

È labile? Tutto nell’uomo lo è, e nella storia – nell’uomo in forma di storia? Si trova nei Salmi che “la morte non conosce memoria”. Ed è invece al contrario che funziona, anche a non credere alla resurrezione. È che la Bibbia è a volte anticristiana.

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