Il
costo del kWh in bolletta è solo per il 19,13 per cento della materia energia.
Per il 27,54 per cento è del trasporto (il trasporto di un KWh…). Il 42,7 per
cento, quasi la metà, va agli “oneri di sistema”. Cioè a pagare le rendite ai
produttori di fonti rinnovabili – l’investimento più lucroso del Millennio. Che
inquinano, ma si fanno anche pagare, nel nome dell’ecologia politicamente
corretta.
Sugli
“oneri di sistema”, che è a tutti gli effetti una tassa, si paga anche l’Iva.
Enelenergia
invita insistentemente, ogni paio di giorni, con sms e email, all’addebito
diretto, su c\c o carta di credito. Con un rinvio a un sito in cui, dopo aver digitato
una decina di informazioni e richieste si trova invariabilmente, da almeno
quattro mesi, questa dicitura: “I nostri sistemi sono momentaneamente non
disponibili per attività di manutenzione in corso. Si prega di riprovare più
tardi”. Ma non c’è il reato di molestie – solo sessuali?
Una
utility dell’energia (Acea) può
iscrivervi suo cliente d’autorità, senza alcun contatto, per luce e gas. È un
abuso e una truffa, ma non è contestabile. L’Autorità per l’Energia se ne
disinteressa. Se l’utente vuole tornare al suo fornitore abituale deve rifare i
contratti, aspettare tre-quattro mesi con chilometrici scambi di corrispondenze,
incassare il rimborso dei depositi cauzionali e pagare nuovi depositi: un
calvario.
Il
libero mercato dell’energia è una truffa continuata. Anche legale, pare. I
contatori elettronici a distanza per la luce e il gas vengono installati e fatti
pagare, ma non vengono letti: si procede a calcolo. Talvolta arriva un
rimborso, ma non si sa di che, né a quale costo del kWh o del mc..
L’autolettura è scoraggiata, nel presupposto che a barare sia l’utente (i
contatori romani, dell’Acea, la rendono anche ardua, non essendo
retroilluminati). Ogni bolletta della luce o del gas si compone di una trentina
di specifiche. L’Autorità per l’Energia, costosa, esiste solo per autorizzare
periodicamente aumenti tariffari.
La
raccolta differenziata di carta e cartone, che si fa da un trentennio e oltre in
tutta semplicità, da un anno buono è impossibile a Roma: i cassonetti non
vengono svuotati per settimane e mesi, traboccano, la carta traboccante imputridisce,
sporca. Mentre il Comieco, il consorzio del recupero e riciclo della carta, paga
pagine di pubblicità sui giornali per invitare alla diferenzaiata. Meglio
spendere che raccogliere: ci sono margini?
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