Un film in controtendenza - anticonformista? Verdone fa da reagente, single pretastico, bigotto, ma una serie di personaggi femminili tutti eccessivi. Ancora una volta, lo fa da tempo, ma qui in maniera esclusiva. Un film, oggi, antifemminista? Ne sarebbe meravigliato - quando ha fatto il film non poteva prevedere la buriana di questi giorni: è solo una commediola.
Un ritorno felice alle caratterizzazioni. Eccessive, stravaganti, da film demenziale - da farsa. Di vescovi e cardinali, e di un campionario gustosissimo di donne, anche suore. Fuori dall’ultimo Sordi nel quale Verdone si era ultimamente calato - dal canone dolorifico (moralistico, mendicante, edificante) della commedia all’italiana, cascame del neo realismo. Fuori anche dal politicamente corretto, specie in materia di uomini e donne, dichiarandosene osservantissimo, anzi devoto, perfino bigotto.
Un ritorno felice alle caratterizzazioni. Eccessive, stravaganti, da film demenziale - da farsa. Di vescovi e cardinali, e di un campionario gustosissimo di donne, anche suore. Fuori dall’ultimo Sordi nel quale Verdone si era ultimamente calato - dal canone dolorifico (moralistico, mendicante, edificante) della commedia all’italiana, cascame del neo realismo. Fuori anche dal politicamente corretto, specie in materia di uomini e donne, dichiarandosene osservantissimo, anzi devoto, perfino bigotto.
Non tutte le gag che Verdone ha scelto di
montare convincono. Sembra anzi un montaggio svelto, da produttore – ci sono
figli alla prima scena, la gag che immortalerà il film, che poi scompaiono. Ma
è un fim d’autore in cui si ride.
Con due omaggi a Nanni Moretti: il
balletto di candide figure di “Aprile” (qui conventuali invece che in pasticceria)
e la libertà in scooter.
Carlo Verdone, Benedetta follia
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