La storia di un amore di testa.
Dell’autore ventenne in villeggiatura in Stiria. Per la bella del luogo. Una
storia non vissuta, e nemmeno scritta.
La bella è esistita, ha un nome, Valerie
Hilpert, e una identità: già di ventotto anni e ancora nubile, poi sposata insegnante
di pianoforte a Monaco, dove vivrà fino al 1949, dell’autunno 1900 a Schladming
conservando un album di ricordi, nel quale Musil figura avere vergato una frase
lusinghiera tratta da Nietzsche. Darà il nome ai “pensieri Valerie” dei “Diari”
e al fondo dell’“Uomo senza qualità”. Ma non ebbe altri contatti col futuro
scrittore. Che nel 1900 aveva 19 anni, e se ne stava rintanato in albergo,
affascinato da Nietzsche. Poi si figurò un romanzo d’amore e lo propose a vari
editori, da Cotta in giù. Ma senza scriverlo. Se non per “pensieri veloci”.
Appunti sparsi. Ma in qualche modo ordinati, filanti. Pregni. Già
“professionali”, niente di adolescenziali. Poi dispersi e ritrovati solo di
recente.
La pubblicazione, con originale a fronte,
si giustifica con la scoperta. Ma anche, bisogna dire da lettori, per la
impressionante maestria della narrazione, per quanto immatura o acerba la
materia possa presentarsi al filologo. Specie nelle due “sezioni” del progetto
che sono già formate: “Monsieur le Vivisecteur” e “Dal secolo stilizzato”.
Racconti brevi, da sceneggiatura filmica, che sostanziano però situazioni,
figure e personaggi di straordinario effetto, a tutto tondo, non visivamente
piatti. Di cui “L’uomo senza qualità” perpetuerà gli echi.
La storia è anche la storia della
pubblicazione. Sono scene, immagini, riflessioni, lettere non inviate, neppure
scritte se non per “oggetto” e poco più. Che nascevano dal bisogno, scriverà
Musil altrove, di salvarsi da un innamoramento risentito come la “morte
dell’anima”. Come poi nel Grande Romanzo – anch’esso incompiuto. Da Grande
Amante, dirà in altra nota, quali “Cristo, Budda, Goethe – e io stesso, in quei
giorni d’autunno nei quali amavo Valerie”, più Nietzsche e Peter Altenberg,
aggiunti alla lista in altro appunto. I Grandi Amanti “non cercano la verità,
ma sentono che qualcosa in loro si salda in un insieme”. Con altre prose
suggestive a seguire: “È qualcosa di puramente umano – un processo naturale. E costoro
possono confrontare e soppesare le intuizioni, perché il nuovo che cresce in
loro è esigente fin dalla radice”.
Ma è di Nietzsche che si parla, citandolo,
parafrasandolo – Musil è Nietzsche, dice De Angelis, più Peter Altenberg. Il
Vivisecteur - parola e personaggio – ricalca da Nietzsche. Ed è già, sarà,
l’uomo senza qualità, Musil stesso musiliano: ”Monsieur le vivisecteur – Io! La
mia vita: le avventure e i vagabondaggi di un vivisettore di anime all’inizio
del ventesimo secolo!” (81). Un chiaroveggente, uno che “in tutte le cose
guarda oltre la forma in cui si mostrano vestite e fiuta i misteriosi processi
di un’esistenza nascosta” (93).
Meglio il volume si legge per le prime 50
pagine, l’ampia introduzione di Enrico De Angelis, che rintraccia Valerie nei
lavori preparatori dell’“Uomo senza qualità”, poi sdoppiata nel Grande Romanzo
in Bonadea, l’“amante sentimentale”, e nella Moglie del maggiore. Il romanzo
del non romanzo - la filologia sarà oggi la sola forma narrativa residua di
qualche interesse.
Robert Musil, Parafrasi, Bur, pp. 159 € 9
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