Il saggio di Ortega y Gasset si applicava
al fascismo, allora (1929) limitato peraltro all’Italia, ma sembra un tema di
oggi. Continua nel Millennio la deriva dall’Ottocento, “quest’epoca grandiosa
nella sua produttività”, Th. Mann (“Attenzione, Europa!”), che ha caratterizzato
il Novecento – tutto il Novecento, anche la seconda parte, dell’idoelogia
dominnte comunista. L’emergere e l’affermarsi dell’uomo-massa è
caratteristicamente della rete. Non per come è nata forse (era una rete militare)
ma per come si è assestata e viene gestita.
La rete ha questo di nuovo come connotato
politico – al di là cioè del balzo tecnologico che comportano l’elettronica e
la fotonica, dalla comunicazione alla sanità: è un incubatore dell’uomo-massa.
Che molcisce e polisce come Personalità Autorevole, in dosi millesimali,
placebo. La chiave è la deriva ultima – l’esito migliore – del movimento 5
Stelle: calpesta la democrazia politica (liberale), o meglio la sfrutta per
distruggerla.
Il riferimento è inevitabile, scorrendo
questo saggio di novant’anni fa. La perplessità su un movimento che si presenta come l’utopia della democrazia
ma di fatto è autoritario. Frantuma per meglio dividere e controllare, non per
fecondare. Un’utopia democratica singolarmente improduttiva, di idee, azioni,
proposizioni. Di fatto un’articolazione pulviscolare di facciata, per un’ossatura
autoritaria, per il culto del capo, la comunicazione verticale, le scomuniche
senza legge.
Ortega y Gasset, La ribellione delle masse
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