martedì 9 gennaio 2018

Le masse a 5 Stelle

Il saggio di Ortega y Gasset si applicava al fascismo, allora (1929) limitato peraltro all’Italia, ma sembra un tema di oggi. Continua nel Millennio la deriva dall’Ottocento, “quest’epoca grandiosa nella sua produttività”, Th. Mann (“Attenzione, Europa!”), che ha caratterizzato il Novecento – tutto il Novecento, anche la seconda parte, dell’idoelogia dominnte comunista. L’emergere e l’affermarsi dell’uomo-massa è caratteristicamente della rete. Non per come è nata forse (era una rete militare) ma per come si è assestata e viene gestita.
La rete ha questo di nuovo come connotato politico – al di là cioè del balzo tecnologico che comportano l’elettronica e la fotonica, dalla comunicazione alla sanità: è un incubatore dell’uomo-massa. Che molcisce e polisce come Personalità Autorevole, in dosi millesimali, placebo. La chiave è la deriva ultima – l’esito migliore – del movimento 5 Stelle: calpesta la democrazia politica (liberale), o meglio la sfrutta per distruggerla.
Il riferimento è inevitabile, scorrendo questo saggio di novant’anni fa. La perplessità su un  movimento che si presenta come l’utopia della democrazia ma di fatto è autoritario. Frantuma per meglio dividere e controllare, non per fecondare. Un’utopia democratica singolarmente improduttiva, di idee, azioni, proposizioni. Di fatto un’articolazione pulviscolare di facciata, per un’ossatura autoritaria, per il culto del capo, la comunicazione verticale, le scomuniche senza legge.
Ortega y Gasset, La ribellione delle masse

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